Il periodo post-parto rappresenta un momento cruciale per la futura capacità riproduttiva della bovina da latte e la redditività dell’allevamento dipende soprattutto dall’efficienza riproduttiva delle bovine. Attualmente, a causa dei costi rilevanti, è dato poco rilievo alla gestione del parto e del vitello. Sono stati proposti diversi protocolli per la determinazione dell’esatto momento del parto, quali ad esempio il monitoraggio ecografico e il dosaggio di ormoni ed elettroliti in circolo e nel secreto mammario. Tuttavia, tali metodi consentono la determinazione dell’inizio della fase espulsiva con un’approssimazione di diverse ore e solo in seguito a frequente osservazione dell’animale. Il monitoraggio remoto del parto, invece, individua esattamente l’inizio della seconda fase del parto. L’obiettivo di uno studio condotto in un’azienda del centro Italia è stato quello di valutare il valore economico del monitoraggio del parto attraverso l’uso del sistema remoto di allarme, considerando la riduzione dell’insorgenza delle patologie puerperali e dei fenomeni di natimortalità ottenute attraverso il tempestivo impiego di procedure ostetriche di emergenza.
I redditi erano rappresentati dal latte prodotto nei primi 60 giorni di lattazione, dal valore dei vitelli ed, in caso di macellazione, dal valore della carcassa. Erano poi considerate spese quelle generate dai trattamenti effettuati per le patologie post-parto, le fecondazioni artificiali, il valore del latte di scarto, il costo di trasporto e macellazione e il valore dei vitelli morti. L’assistenza al parto delle manze (n=60) ha prodotto un ricavo medio procapo pari a € 796,31 contro un’utile di € 815,84 nelle manze non assistite (n=269); i costi netti di questi gruppi risultavano di € 48,46 contro € 192,99 rispettivamente. Pertanto risultava un guadagno netto di € 747,85 nel gruppo di manze monitorate contro € 622,85 in quelle non monitorate. La differenza era più marcata tra il gruppo delle vacche pluripare monitorate (n=60) e quello delle non assistite (n = 172). I profitti medi erano pari a € 916,54 contro € 792,57, rispettivamente, mentre le spese ammontavano a € 113,87 per il primo gruppo contro € 249,43 per il secondo. Si è registrato quindi un guadagno medio netto procapo di € 802,67 nel gruppo monitorato contro € 543,14 in quello non monitorato.
La gestione del parto costituisce pertanto un fattore economico rilevante per l’industria lattiero-casearia, consentendo di migliorare la produttività e l’efficienza riproduttiva della bovina da latte, riducendo l’incidenza delle patologie post-partum e i fenomeni di natimortalità, e diminuendo, quindi, i costi per terapie ed ammortamenti.
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