L’anno che abbiamo appena inaugurato si presenta denso di incognite per il mondo della zootecnia da latte. Basti pensare all’insufficiente livello dei prezzi di vendita del latte ed alla fine del regime delle quote latte. Pur senza tralasciare il ruolo di chi si deve occupare delle questioni di politica agricola o di tutela degli interessi della categoria, desidero concentrare l’attenzione su singoli aspetti di gestione della singola azienda, che più facilmente sono abbordabili ed i cui risultati sono alla portata di ciascuno che lo desideri.
E’ un dato di fatto che, quand’anche la singola azienda fosse grande ed avesse una forte abilità nelle trattative commerciali, sarebbe da considerare illusorio ritenere di avere la forza contrattuale per fare massa critica. Questa è, almeno, l’esperienza di chi scrive.
Proviamo a vedere cosa succede in altri settori. Credo sia utile per imparare.
Nell’ambito della Grande Distribuzione, è evidente a tutti che, le grandi catene di supermercati, potendo contare su importanti volumi di vendita e dunque di acquisto, dispongono di una forza contrattuale di rilievo nei confronti dei propri fornitori. Eppure, nonostante questo potere contrattuale che molti ritengono persino eccessivo, queste catene si consorziano all’interno di strutture, che vengono chiamate Centrali di Acquisto, per aumentare ulteriormente il potere contrattuale nei confronti dei propri fornitori.
Nel nostro settore che facciamo?
Tanti, troppi, non tutti ma quasi, vivono nell’illusione che per motivi che risiedono più nella speranza che nella realtà, il proprio fornitore faccia alla propria azienda condizioni così speciali da rischiare il sottocosto.
Data la criticità del periodo, credo siano più che maturi i tempi per pensare ad un diverso approccio al mercato degli approvvigionamenti dei beni e dei servizi. Se non per convinzione – l’illusione di essere unici e strategici per i propri fornitori è dura a morire – almeno per necessità, è necessario svoltare.
Siamo nel 2015, suvvia!
In quest’ottica, i Gruppi di acquisto sono una interessante opportunità sulla quale riflettere.
Senza aspettare iniziative dirigiste che, partendo dall’alto con grandi e legittime ambizioni, si scontrano poi con le esigenze concrete di ciascuna singola realtà aziendale, è possibile muoversi per coagulare amici, colleghi o conoscenti verso un comune interesse di acquisto. Esistono anche interessanti esperienze già operative accessibili alle aziende interessate.
E’ chiaro a tutti che acquistare meglio, laddove possibile, rappresenta un tassello della buona gestione aziendale. Non si può pensare che un Gruppo di acquisto possa risolvere tutte le preoccupazioni che oggi mordono le aziende.
D’altra parte, possiamo farne a meno?
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