A differenza di ogni altro settore di attività economica, l’azienda agricola ha la possibilità di scegliere il regime IVA cui intende sottostare. Le alternative sono due. La prima possibilità, decisamente poco diffusa in agricoltura, è il regime IVA ordinario. In tale regime, l’IVA incassata sulle fatture emesse o pagata sulle fatture ricevute, non costituisce né un costo né un ricavo; si tratta semplicemente di partite di giro (soldi incassati o versati) che troveranno la loro compensazione nella dichiarazione IVA periodica. Nel caso sia stata versata più IVA di quanta ne sia stata incassata, si potrà chiedere il rimborso ovvero ,utilizzare il credito residuo per scalare le somme da versare all’erario per i contributi dovuti per i dipendenti in forza all’azienda. Nel caso la differenza tra l’IVA incassata per le vendite sia maggiore di quella versata ai fornitori si effettuerà un versamento di tale differenza all’erario.

La seconda opzione, che in realtà è la situazione predominante e naturale, è il regime IVA agricolo o forfettario. In tal caso non vi sono compensazioni tra IVA versata sugli acquisti e IVA incassata sulle vendite. L’IVA pagata sugli acquisti non viene recuperata. Una volta che le fatture sono saldate, l’IVA pagata non genera alcunchè di successivo.

Per quanto riguarda l’IVA incassata sulle vendite (latte, carne, foraggi, prodotti vegetali), viene effettuato un conteggio mensile delle fatture emesse suddivise per categoria di prodottto venduto. Nel caso delle vendite di latte, sulle quali è stata emessa fattura con IVA 10%, viene trattenuto dall’azienda una quota pari all’8,80% e versata all’erario una quota pari all’1,2’%.  Per la carne la percentuale da versare ammonta al 3%.

Una volta scelto il regime IVA , si può decidere, con alcuni vincoli di tempo ed eventuali versamenti di aggiustamento,  di passare al nuovo regime IVA o di tornare a quello precedente.

L’impatto della scelta del regime IVA sulle aziende agricole non è univoco. Molto dipende dagli investimenti che l’azienda intende effettuare e dal livello di esternalizzazione di lavori e servizi (terzisti, professionisti, uffici, ecc).

Per le aziende che si approcciano agli investimenti nel settore delle energie rinnovabili, è da notare che, dovendo aprire un nuovo codice di attività, senza dover  modificare la Partita IVA, si può richiedere il rimborso dell’IVA versata per gli investimenti effettuati, senza dover modificare l’eventuale precedente regime IVA agricola.

Da non sottovalutare che il regime IVA ha un impatto che è opportuno considerare circa le modalità di acquisto degli alimenti per il bestiame. Alcune materie prime , tipicamente i proteici, hanno IVA 10% mentre i cereali ed in genere i mangimi composti hanno IVA 4%. E’ un attimo trovarsi con 2-3 €/q.le in meno in tasca.