E’ prassi che con l’ultimo numero dell’anno di una rivista si faccia il punto della situazione. Nel 2015 ci saranno profondi cambiamenti nelle regole per la produzione del latte in Europa. Il sistema di stabilizzazione della produzione, chiamato “regime quote latte”, sarà profondamente modificato in tempi e modi ancora non chiari a causa di uno squilibrio tra la domanda e l’offerta di latte nella comunità europea e, più in generale, in un mondo dove i consumi di generi alimentari sono in crescita esponenziale. Questo appuntamento epocale per l’Italia porterà in nostri allevamenti a competere direttamente con i produttori essenzialmente tedeschi, danesi e olandesi. Se pur la nostra zootecnia da latte è molto avanzata, restano grandi problemi da risolvere e che brevemente vorrei elencare. Il primo è quello del basso prezzo del latte alla stalla, o meglio non proporzionato ai costi di produzione, e che in Italia si basa su di un meccanismo di determinazione  piuttosto “farraginoso” e scarsamente efficace.

Il secondo è l’assoluta emergenza di semplificare una burocrazia che sta “fiaccando” i nostri produttori in una lotta impari tra controllori e controllati, in un selva di norme e leggi talmente indefinite da essere soggette alle più fantasmagoriche interpretazioni. Ci sono poi i problemi tecnici. L’infertilità è ben lungi dall’essere sotto controllo. Si misura negli allevamenti con il progressivo ed inesorabile aumento dei giorni di lattazione che ci costringono ormai a mungere le bovine mediamente a quasi 7 mesi dal parto. Inoltre la scarsa longevità produttiva  vede nell’infertilità la prima causa di rimonta, seguita in stretta misura dalle malattie podali (dermatiti e laminiti) e le mastiti, sia cliniche che sub-cliniche. Con questi problemi tecnici, con la difficoltà di adeguare velocemente il prezzo del latte alla stalla  e una burocrazia che sembra a volte sadica, anche la stoica capacità di resistere dei nostri allevatori poco potrà fare nella competizione diretta con i colleghi stranieri.

Noi di Ruminantia abbiamo la profonda e dimostrabile convinzione che nelle nostre università, nel nostro servizio sanitario nazionale , nelle nostre industrie e nel mondo del terziario esistono tutte quelle conoscenze e professionalità efficaci per affiancare i nostri allevatori nell’imminente competizione europea. I centri di ricerca presenti  ormai in tutto il mondo, e non solo in America, grazie alla necessità che hanno di diffondere le loro scoperte possono tranquillamente supplire alla gravissima insensibilità che  la classe politica italiana ha nei confronti della ricerca scientifica. In questo contesto Ruminantia vuole fare la sua parte anzi ,continuare con più forza quanto iniziato ormai quasi due anni fa. Grazie al sostegno economico che sin qui ci hanno garantito aziende come Agrovit, Bioscreen, FPA, Lav, Semex, Vetic e Zoetis cercheremo di migliorare la qualità di Ruminantia e dare la possibilità di esprimersi ai numerosi autori che, gratuitamente, hanno messo a disposizione le loro conoscenze e la loro esperienza al servizio della nostra zootecnia . Cercheremo nel biennio 2014-2015  di rendere ancora più serrato il flusso di quelle informazioni preziose per risolvere le criticità prima elencate. Inevitabilmente sia le aziende che gli autori che partecipano al progetto Ruminantia ne condividono la missione i valori. Noi siamo convinti che lo “stile italiano” sia molto più efficace dei molti “copia e incolla”  che finora sono stati fatti dei famosi “ protocolli americani” e che poco hanno dato in pratica e che sono stati comunque per lo più bocciati dalla spietatezza dei numeri.  Lo stile italiano è quello basato su una profonda capacità di adattamento alle problematiche, forte di robuste conoscenze di base e cultura millenaria e di un sistema didattico che, se pur farraginoso, permette ai nostri professionisti di trovare la giusta soluzione in condizioni di forte criticità.