La produzione mondiale di biodiesel è in crescita. Se ne prevede per il 2019 la disponibilità di 41 bilioni di litri. Questo combustibile alternativo al petrolio viene prodotto principalmente dall’olio di soia, colza e girasole ma è possibile ottenerlo anche da oli da scarto delle friggitorie e grassi animali. Si tratta di una reazione chimica di transesterificazione con alcool metilico (principalmente) o etilico in presenza di un catalizzatori come l’idrossido di sodio e l’idrossido di potassio. Se si parte dall’olio di soia viene utilizzata un’uguale quantità di alcool . Da questa reazione chimica si produce biodiesel e glicerolo. Il biodiesel viene separato per gravità o per centrifugazione. L’alcool viene separato dal biodiesel e dal glicerolo o per evaporazione o per distillazione e poi riutilizzato. Il glicerolo contiene ancora i catalizzatori che vengono neutralizzati con acidi per produrre la glicerina che in genere è l’80%-88% del glicerolo. Quest’ultima viene ulteriormente purificata per avere la glicerina USP d’impiego cosmetico e farmaceutico. Da ogni litro di biodiesel vengono prodotti circa 100 ml di glicerolo. Nel 2007, da una stima effettuata, sono state prodotte nel mondo 3.000.000 di tonnellate di glicerolo da utilizzare o da smaltire o da valorizzare anche in modi diversi dalla produzione di glicerina.
Il glicerolo, quindi chimicamente definibile un alcool prodotto dagli zuccheri, si presenta come liquido viscoso inodore, incolore, dolce e igroscopico solubile in acqua. Negli ultimi anni sono state fatte molte ricerche sull’opportunità di utilizzare il glicerolo nell’alimentazione animale e con due sostanziali obiettivi. Il primo nelle bovine in transizione e il secondo come sostituto energetico del mais nelle bovine in produzione. Per l’uso zootecnico il glicerolo deve avere un contenuto residuo di alcool metilico inferiore allo 0.5% secondo quanto raccomandato dalla FDA ( FDA 2006 21 C.F.R. 582.1320). In una recente regulatory sempre della FDA si considera sicuro se il metanolo è inferiore a 150 ppm. Da stime effettuate la concentrazione energetica del glicerolo è di 1.98-2.26 Mcal. Pertanto simili a quella del mais. Il tasso di degradazione ruminale è di circa 0.52-0.62 grammi/ora anche se è stata dimostrato un assorbimento attraverso le pareti ruminali e quindi la possibilità di arrivare direttamente al fegato ed essere convertito in glucosio. L’inclusione di glicerolo nelle diete della bovine da latte in lattazione oltre il 3.6% della sostanza secca, riducendo la percentuale di amido della razione, causa un aumento della produzione ruminale di acido butirrico e acido propionico e una riduzione della produzione di acido acetico. Fino al 10% della sostanza secca della razione non si ha alcuna influenza negativa sulla produzione, la digeribilità e la sintesi proteica ruminale. Molti esperimenti sono stati effettuati sulle bovine in lattazione ma con dosaggi molto bassi dai 150 ai 472 grammi/capo/giorno. Concentrazioni più elevate, ossia fino al 5%, non hanno dato alcun effetto negativo. Al 3.1% ossia all’incirca gr 500 al giorno durante da 3 settimane prima del parto a 70 giorni di lattazione ha migliorato la produzione e incrementato la percentuale di proteine nel latte. Altri autori hanno stabilito che fino al 10% può essere utilizzato senza inconvenienti e con indubbi vantaggi. Da altri studi si è visto che dosaggi molto elevati ( > 30%) possono ridurre la digeribilità della fibra. L’utilizzazione del glicerolo per trattare la chetosi è nota già dal 1954 ( Johnson ed altri 1954). Studi più recenti hanno valutato positivamente l’inclusione di glicerolo dal 5% all’8% della sostanza secca nelle diete delle bovine in transizione.
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