E’ consistente la preoccupazione per ciò che il mercato del latte ci riserverà nei prossimi mesi. L’effetto combinato di prezzi bassi di vendita del latte prodotto – già in essere – e regime delle quote-latte, che ci accompagna da decenni e che fra pochi mesi cesserà di esistere, genera allarme e rischia di essere devastante. Nel nostro settore sento spesso sospiri di persone che confidano nel fatto che non sia possibile finire così.
Molti si aggrappano alla speranza che, alla fine, si riesca a portare a casa la pelle con un colpo di genio o di trasformismo italico. Come un goal all’ultimo secondo che permetta, se non di vincere, almeno di pareggiare la partita.
E intanto si aspetta, quasi paralizzati.
Con il massimo rispetto per ciascuno, mi permetto ora di fare alcune considerazioni indirizzate a coloro che si interrogano sulle scelte da fare. Giacché sono intenzionati a scegliere, a cambiare, ad assumersi il ruolo di protagonisti a casa propria.
Credo sia necessario partire da una banale considerazione: la zootecnia che abbiamo conosciuto e nella quale abbiamo vissuto, NON ESISTE PIU’!
E neppure ritornerà. Ogni persona coinvolta nel settore ( imprenditori agricoli, lavoratori, professionisti, fornitori, ditte farmaceutiche, mangimisti, banche, ecc.) deve essere cosciente che un’epoca è finita.
Inutile perderci del tempo.
I protagonisti, gli imprenditori agricoli, devono fare in fretta, comprendendo i cambiamenti, modificando la propria impostazione aziendale ed adattandosi a ciò che oggi è necessario. In fondo è il principio della selezione naturale: sopravvive solo chi è in grado di adattarsi al nuovo ambiente in cui vive.
La gestione dell’azienda agricola non può, per nulla al mondo, prescindere da un’accurata gestione contabile ed economica. Il conto economico, lo dirò fino allo stremo, costituisce contemporaneamente il punto di partenza, il punto di arrivo e poi ancora di partenza dell’azienda che resterà sul mercato. E da lì che emerge, forte, quella domanda a cui cerchiamo di dare efficaci risposte e che è divenuto il nostro motivo conduttore “ … e quindi?”
Il conto economico costituisce poi la base per la definizione del budget o conto economico preventivo. Come possa essere affrontato un anno cruciale come il 2015 senza un budget è davvero inspiegabile.
Le persone con cui parlo che operano in altri settori, non riescono a capacitarsi del fatto che le aziende agricole (vere e proprie industrie di piccole/ medie dimensioni), per la quasi totalità, non dispongano di elementi di valutazione dei propri risultati economici o che non dedichino tempo a programmare la propria attività.
Il senso di implementare un proprio budget aziendale consiste nell’analizzare ogni singolo elemento della propria attività (mandria, fertilità, produzione, personale, singoli acquisti e loro congruità, ecc.) al fine di definire la coerenza con il risultato economico atteso. Se il risultato dell’insieme delle previsioni sarà negativo o comunque non soddisfacente, sarà necessario scomporre ulteriormente costi e ricavi al fine di creare ulteriori spazi di divaricazione tra i medesimi costi e ricavi.
Conosco aziende che, conti alla mano, “reggono” un prezzo del latte di 37 €centesimi/litro ed altre che faticano a 43.
La buona notizia è che, spesso, una buona parte di questa differenza è recuperabile.
Sopravvive solo chi è in grado di cambiare ed adattarsi!
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