Da quando si sono verificate oggettive difficoltà nel reperire il bicarbonato di sodio, e nelle solite quantità, si è acceso il dibattito sulla sua indispensabilità nelle diete dei ruminanti e su come eventualmente sostituirlo. Per evitare quello che spesso succede su argomenti medici, cioè di avere due acerrimi schieramenti, i favorevoli e i contrari, è bene ricordare a cosa serve il bicarbonato di sodio e perché è stato utilizzato a partire dal 1960 fino ad ora.

I ruminanti da latte, e le bovine in particolare, sono per definizione in bilancio energetico e proteico negativo dagli ultimi giorni di gravidanza fino alle prime successive settimane. Per avere la massima produzione d’energia è necessario che il rumine produca la maggiore quantità possibile di acidi grassi volatili (AGV), ed in particolar modo di acido propionico, che la bovina è in grado di trasformare direttamente in glucosio. Razioni con alte quote di concentrati ad alta fermentescibilità e ad alta possibilità d’ingestione riescono a far produrre al rumine anche 110 moli di AGV al giorno, grosso modo 5 moli di AGV per ogni kg di sostanza secca ingerita. In questa condizione circa la metà degli AGV prodotti è acido acetico (55 %), il 29% acido propionico ed il 12% acido butirrico. L’aumento della quota di concentrati comporta un’inevitabile riduzione della presenza di foraggio, o meglio di NDF effettivo (peNDF), ossia della fibra ruminabile.

Quando il rapporto foraggi/concentrati della razione scende al di sotto di 40:60 e il peNDF si riduce a meno del 20% della sostanza secca, si creano le condizioni per un picco di produzione dell’acido propionico che si ottiene quando il pH ruminale si avvicina al 5.80, soglia d’ingresso nell’acidosi ruminale sub-clinica (pH < 5.6 per almeno 180’ al giorno). Questa condizione ruminale è principalmente causata da una riduzione del tempo della ruminazione e quindi della produzione di saliva. Normalmente una bovina in lattazione produce un’enorme quantità di saliva all’interno della quale sono disciolti bicarbonati e fosfati, quindi molecole ricche di sodio. Queste due molecole hanno uno spiccato effetto tampone e forniscono sodio (Na+) utile per lo scambio con gli ioni idrogeno (H+) che accumulandosi nelle cellule delle pareti del rumine le danneggerebbero. Questo avviene perché la quasi totalità (>85%) degli AGV prodotti dal rumine viene assorbita dalle sue pareti e trasferita direttamente nel sangue.

Percentuale di foraggi nella razione
705030
Ingestione sostanza secca Kg/die202020
Ingestione di foraggi Kg/die14106
Previsione del tempo totale di masticazione min.768676594
Flusso previsto di saliva L/die292284276
Bicarbonato di sodio salivare gr/die306629822898
Fosfato bisodico gr/die10561028999
Equivalente totale di bicarbonato di sodio gr/die361735173418
Variazione dal 70% gr/die100199

Cassida e Stokes 1986

Il meccanismo di stabilizzazione del pH ruminale è delicatissimo e basta veramente poco per scivolare nell’acidosi ruminale sub-clinica che come tale è difficilmente diagnosticabile rendendo il rischio della cronicizzazione molto elevato. Molti sono i supporti che il nutrizionista può dare al rumine per coniugare un’alta produzione di AGV con l’evitare cali di pH al di sotto del 5.80 e fornire quella giusta quantità di sodio che consenta lo scambio con gli ioni idrogeno che si accumulano nelle cellule dell’epitelio ruminale. Un aspetto fondamentale è evitare razioni troppo “pericolose”, ossia con una percentuale di peNDF < 21%, che porterebbero ad una sensibile riduzione del flusso salivare al rumine e dei tamponi in esso disciolti. La seconda cautela è quella di assicurarsi che la razione abbia almeno il 5% di proteina solubile dal momento che l’ammoniaca ha un potente effetto tampone, oltre ad essere un prezioso nutriente per i batteri che fermentano le fibre. La terza attenzione è quella d’inserire nella razione il bicarbonato di sodio, ossia di somministrare una quota aggiuntiva rispetto a quella che affluisce al rumine con la saliva che è generalmente di oltre i kg 3 al giorno. Il bicarbonato tampona pH 6.40 ed è quindi perfetto per mantenere l’equilibrio acido-base del rumine.

Per decidere quanto bicarbonato di sodio aggiungere si può seguire il suggerimento che prevede una quantità pari all’1-2% della sostanza secca della razione per vacche in lattazione, ossia gr 250-500/capo giorno, ma si può operare anche con una migliore e consigliabile precisione. NRC 2001 suggerisce, per bovine di razza frisona al picco produttivo e con produzioni superiori ai kg 45 di latte, una concentrazione di sodio e cloro nella razione rispettivamente dello 0.22% e 0.28%. Normalmente, alle diete per bovine da latte si aggiunge sale, ossia cloruro di sodio, con il triplice obiettivo di apportare cloro, aumentare l’appetibilità della razione e stimolare una più alta ingestione d’acqua. Solitamente questa quantità oscilla dai 60 ai 100 grammi capo giorno. Per avere un’indicazione più precisa di quanto cloruro di sodio aggiungere si consiglia di non superare lo 0.3% della sostanza secca della razione. Il cloruro di sodio è composto da un 40% di sodio e dal 60% di cloro. Una volta assicurato un corretto apporto di cloro nella razione delle bovine in lattazione ci si può occupare del sodio, utilizzando principalmente il bicarbonato di sodio.

Molto utile è l’utilizzo del DCAD per avere un ottimo bilanciamento di cationi ed anioni della razione delle bovine in lattazione, grazie all’equazione DCAD (mEq/gr 100 s.s.) = (Na+K) – (Cl+S) che in questa fase del ciclo produttivo della bovina è consigliabile sia compresa tra 35 e 40 mEq/g100 s.s. Qualora l’aggiunta di bicarbonato di sodio e cloruro di sodio non permetta di raggiungere il DCAD consigliato si può ricorrere al carbonato di potassio che è però un additivo piuttosto costoso.

Nelle diete per bovine da latte normalmente s’inserisce una quota rilevante di ossido di magnesio che ha un effetto tampone, anche se il principale obiettivo di questa aggiunta è avere una dieta con almeno lo 0.30% di magnesio. La presenza di magnesio negli alimenti, sia in quelli destinati all’uomo che in quelli per gli animali, è in costante calo mentre i fabbisogni sono probabilmente in aumento, per cui è consigliabile dosarne la presenza nel sangue.

I principali meccanismi tampone e di assorbimento ruminale degli acidi grassi volatili

 

Il bicarbonato di sodio è pertanto un additivo insostituibile il cui dosaggio nella dieta dei ruminanti segue regole precise. Sotto dosaggi nelle diete, specialmente delle bovine in lattazione, ne rendono inutile l’uso e i sovradosaggi possono avere ripercussioni negative sulla salute degli animali.