La produzione di foraggi è un’attività decisiva in ogni allevamento di vacche da latte. La disponibilità di foraggi di qualità permette all’alimentarista e, di conseguenza, all’animale di utilizzare prodotti di più facile digeribilità e di potersi avvantaggiare appieno delle sostanze nutritive contenute negli alimenti somministrati. E’ dunque vitale produrre ed avere a disposizione foraggi aziendali di elevata qualità. Coloro che pensano, e non sono pochi, che risieda nelle capacità dell’alimentarista l’abilità di far “rendere” i foraggi a prescindere dalla qualità degli stessi, stanno compiendo un madornale errore di valutazione.
Detta in questo modo potrebbe sembrare che la qualità dei foraggi prodotti e disponibili in azienda possa essere l’unico obiettivo dell’attività di campagna. In realtà, nel corso degli ultimi anni si è sempre più diffusa la consapevolezza di quanto sia importante abbinare alla qualità dei prodotti anche la quantità ad ettaro di alimenti auto-prodotti.
La progressiva riduzione dei margini di reddito, ha imposto alle aziende la necessità di ottimizzare, oltre che la gestione della stalla, anche l’ottimizzazione della produzione interna di foraggi e concentrati. La parte di attività svolta in campagna è dunque chiamata a dare il proprio contributo in termini di maggiore efficienza e di maggiori produzioni per unità di superficie. Nella pratica, la terra deve render di più, deve creare maggior valore rispetto a quanto siamo abituati.
In questo periodo di fine estate, le aziende impostano i piani colturali.
Si tratta di impostare il piano di semine per la nuova annata agraria, tenendo conto di una molteplicità di fattori che la condizionano. Il lavoro da fare, una volta definite le tipologie di prodotti che l’areale in cui opera l’azienda consente di produrre, consiste nel definire le razioni alimentari standard che ipotizziamo possano venire somministrate alle diverse categorie di animali presenti in azienda durante l’annata. Da tale simulazione, tenuto conto del numero di animali presente durante l’anno in ogni gruppo alimentare e della relativa ingestione, andiamo a definire i fabbisogni totali di ciascun alimento. A questo punto si tratta di valutare le possibili semine alternative su ciascun appezzamento di terreno disponibile. Nel limite del possibile, ogni terreno deve sempre essere nella condizione di ospitare una coltura.
Noto invece con una certa frequenza, anche tra coloro che mostrano di essere molto attenti alle attività di campagna, che vengono trascurate interessanti opportunità di semina e dunque di raccolto, senza che vi siano impedimenti oggettivi tali da rendere inopportuna una nuova coltura su quel dato terreno.
L’esperienza mi dice che raramente un’azienda è al massimo delle potenzialità produttive nella propria campagna. L’abitudine a considerare stabili e rigide le proprie produzioni agricole impedisce spesso, nei fatti, la possibilità di valutare nuove possibili semine e, con esse, maggiori produzioni. Sarebbe come accontentarsi delle produzioni raggiunte dalle vacche alcuni anni addietro.
Per definizione, si può fare di più.
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