La pandemia COVID-19 non è stato il primo, e non sarà certo l’ultimo, attacco di un patogeno in modalità pandemica al genere umano. Questa situazione, oltre a sconvolgere per la sua ferocia, ha gettato nello sconcerto un’umanità ormai assuefatta alla libertà, almeno quella occidentale, e che pensava che l’antropocene avesse definitivamente fatto cessare l’arcaica lotta dell’uomo verso la natura. L’uomo sa perfettamente che il suo modo di rapportarsi con l’ambiente e con le altre creature non è sano e che poteva andare bene fino a che la lotta per la sopravvivenza era giocata ad armi pari.

L’uomo, o meglio gli artisti e gli scrittori che si cimentano nel predire il futuro, lo descrivono sempre in modo apocalittico. E spesso hanno ragione. David Quammen, divulgatore scientifico americano, nel suo libro “Spillover“, scritto nel 2012 e pubblicato in Italia da Adelphi due anni dopo, anticipa esattamente quello che sta succedendo oggi con la pandemia COVID-19. Il termine spillover sta proprio ad indicare il salto di specie di un patogeno. Personalmente, frequento la Cina per lavoro da molti anni. Quando si gira questo immenso e antichissimo paese si percepisce forte il cattivo rapporto che questo popolo ha con l’ambiente e con le altre specie animali che lo popolano. E’ sorprendente per noi occidentali la loro chirurgica e maniacale sostituzione dell’ambiente selvaggio con quello artificiale e la loro lotta, non so se consapevole o meno, contro la biodiversità. Sorprende anche il perpetuarsi nelle ricche megalopoli della tradizione di mangiare ogni tipo di animale selvatico, come quando era la fame ad essere endemica, anche quelli che in occidente vengono classificati come non commestibili e che suscitano repulsione. In molti di noi occidentali, spettatori di questo “fanatismo alimentare”, della scarsa igiene, dell’elevato inquinamento e della devastazione dell’ambiente, è nato un pensiero, ovvero “qui ad un certo punto deve succedere qualcosa”. Altro libro profetico fu “Il sole nudo”, scritto da Isaac Asimov e pubblicato nel 1957. La storia raccontata in questo romanzo è ambientata tra la Terra e il pianeta Solaria, i cui abitanti, i solariani, conducono una vita stranissima, isolati in vaste proprietà e frequentandosi tra loro solo attraverso immagini olografiche, dal momento che i rapporti fisici tra le persone sono considerati addirittura ripugnanti. Gli abitanti della terra vivono una sorta di agorafobia ormai abituati a stare sotto terra. L’ambiente e la società descritti in questo capolavoro della fantascienza ricordano molto l’inedito modo di vivere che COVID-19 ci sta costringendo a condurre.

Nel mondo sconvolto, vuoto e incerto di questi tempi, eroi e sciacalli stanno invece dominando la scena. Eroi? Si tanti. Le donne e gli uomini che stanno curando e accudendo i tantissimi malati, quelli che stanno garantendo l’ordine pubblico e i servizi, quelli che producono e distribuiscono il cibo ma anche quelli che, costretti a stare in casa, danno continuità alla didattica e al lavoro. Nostri concittadini che stanno “rischiando la pelle”, e che in molti non ce l’hanno fatta. Sono anche eroi quelli che stanno donando poco o tanto, palesemente o in silenzio, tra denaro e beni, alla sanità, alla protezione civile e agli indigenti. Ma accanto a questa bella e ampia maggioranza di persone ci sono gli sciacalli. In natura lo sciacallo è un canide che si ciba prevalentemente di carogne e che solo occasionalmente vive in branchi, preferendo vivere e cacciare in coppie monogame. Nelle comunità umane si definisce sciacallo quello che approfitta delle situazioni avverse per interessi personali. Sono quelli che rovistano nelle rovine di calamità naturali come i terremoti alla ricerca di cose da rubare, gli “strozzini”, ma sono anche quelli che non pagano le tasse e ciò nonostante usufruiscono dei servizi sociali pagati da chi le tasse le versa. In questa pandemia in particolare gli sciacalli sono quelli che stanno speculando sui guanti, sulle mascherine e sui respiratori, che stanno, o vorrebbero, aumentare il prezzo del cibo nei supermercati o quelli che vorrebbero dare meno soldi agli agricoltori in nome di un ipotetico crollo della domanda di cibo. Sono sciacalli anche quelli che approfittano di questa tragedia per fini elettorali o semplicemente narcisistici. Tutti i giorni assistiamo a scontri tra i così detti esperti di malattie infettive ed epidemiologia, tra regioni e governo centrale e tra maggioranza ed opposizione. Scontri e polemiche che non hanno altre finalità se non quelle personali, dal momento che la verità è sistematicamente mistificata, deteriorando il senso civico delle nuove generazioni e alimentando lo scontro sociale. Oltre agli sciacalli e gli eroi c’è la gente, ossia ci sono quelli a cui questa pandemia ha sconvolto sia la vita privata che quella lavorativa, che per il bene comune stanno facendo enormi sacrifici e che gareggiano per la solidarietà sociale. Ci siamo noi che stiamo profondamente riflettendo su quale sia la vita più giusta da fare dopo questo tsunami biologico. Ma questa è un’altra storia.