Sono ormai settimane che i media trasmettono informazioni sull’andamento della pandemia causata da un nuovo ceppo di coronavirus, il SARS-CoV-2, che causa una forma respiratoria definita dall’OMS COVID-19. I giornalisti e gli esperti hanno un ruolo decisivo nell’informare la gente, soprattutto quando ci sono momenti di crisi e di disorientamento come quello che l’ingresso dalla Cina del SARS-CoV-2 sta creando nel nostro paese.

La stragrande maggioranza della popolazione italiana non ha memoria di una pandemia analoga a quella che stiamo vivendo in questi giorni. Nel 20° secolo si sono diffuse in Italia 3 gravi pandemie causate da tre sottotipi antigenici differenti del virus influenzale A: la Spagnola del 1918, l’Asiatica del 1957 e l’Hong Kong del 1968, che causarono migliaia di morti. Allora le informazioni venivano veicolate da pochi media mainstream, come giornali, radio e televisioni, e quindi da pochi giornalisti che ricorrevano alle opinioni di altrettanti pochi, ma molto selezionati, esperti. Era anche il tempo in cui solo chi era veramente esperto di una materia poteva pubblicamente esprimere un’opinione in quel campo.

Oggi invece i media si sono moltiplicati, anche non considerando i più importanti social network ormai utilizzati da gran parte dei cittadini per informarsi. Questo fenomeno, nonostante sia un bene per la circolazione del pensiero e delle informazioni, ha creato, e continua a creare, non pochi problemi al contenimento della COVID-19. Come detto in precedenza, prescindendo da ciò che sta circolando sui social, abbiamo avuto a disposizione articoli e ascoltato “esperti” con le opinioni più disparate, nonché politici e amministratori locali che hanno provato a cavalcare questa situazione sanitaria per i soliti fini elettorali. Quello che più mi colpisce è come un fatto sanitario drammatico ma apparentemente semplice abbia potuto generare le più disparate opinioni, poi trasmesse dai media. Si va dai soliti complotti per distruggere l’Italia agli esperimenti mal riusciti di guerra batteriologica, si afferma che altre malattie hanno fatto o fanno più morti, che in fondo COVID-19 è pericolosa solo per i vecchi e i malati cronici, arrivando fino alla ricerca dei capri espiatori e quant’altro.

Quello che è apparso veramente evidente è che una parte del giornalismo ha dato la priorità all’audience, facendo ricorso a mani basse ai titoli sensazionalistici (clickbait). Questo mi ha colpito perché questa complicatissima emergenza sanitaria sarebbe di per sé risolvibile se si mettessero in stand-by la democrazia e la libertà degli individui. Quello che sta succedendo in Cina ne è la più fedele testimonianza. Riassumendo alcuni fatti, si riesce facilmente a sorprendersi di come questa pandemia nei paesi dove è assente una dittatura abbia dato voce alle opinioni contrastanti di esperti e giornalisti. A causa dell’incomprensibile, per noi occidentali, usanza dei cinesi di cibarsi di numerosissime specie animali è stato possibile ad un coronavirus “alieno” di avere un contatto ravvicinato con l’uomo e fare quindi il salto di specie. Il SARS-CoV-2 ha bisogno dell’apparato respiratorio dell’uomo per replicare e si diffonde da persona a persona attraverso le goccioline d’acqua degli starnuti e della normale respirazione. Essendo un virus di grandi dimensioni, non riesce a raggiungere le grandi distanze che virus influenzale riesce invece a coprire, limitandosi a contagiare solo chi si trova a distanze di poco superiori agli 1.5 metri, almeno allo stato attuale delle conoscenze. Le goccioline d’acqua contenti il virus possono depositarlo su oggetti o superfici, dove può resistere per alcune ore. Il periodo d’incubazione varia dai 2 ai 14 giorni. Detto questo, per fermare la diffusione di SARS-CoV-2 basta quindi evitare senza eccezioni la circolazione delle persone e i contatti diretti, dotarsi di mascherine e guanti, e mettere in quarantena chi è entrato in contatto con persone infette e chi è infetto e/o malato. In Cina sono stati adottati provvedimenti senza se e senza ma, e l’informazione, notoriamente non libera, ha sostenuto le decisioni del governo e ogni dissenso è stato duramente represso. Questo modo di agire, lontano dall’anima delle democrazie occidentali ha di fatto portato ad un rapido rallentamento della pandemia di COVID-19.

In Italia invece il giornalismo senza scrupoli, alcuni politici, il razzismo e alcuni dei cosiddetti esperti in cerca di notorietà hanno fatto circolare informazioni contrastanti su questa patologia, fornendo alla propagazione del virus un potente alleato. Un discorso a parte sono le considerazioni da fare su Facebook. Questo social network si sta rapidamente trasformando in un “minestrone” di contenuti validi e interessanti, deliri più o meno lucidi e troll, e il fatto che stia dando voce a tutti noi ha dei risvolti che possono essere sia positivi che negativi. Viene da pensare a quante siano le persone che sono state infettate a causa di una scorretta informazione. Un tempo si pensava che il giornalismo “abilitato”, ossia fatto di professionisti che hanno seguito uno specifico percorso formativo e conseguito un’abilitazione all’esercizio della professione, fosse una garanzia per un’informazione di qualità. Ultimamente sembra però che non sia più così, almeno in alcuni casi. Interessante l’articolo del giornalista Paolo Attivissimo, apparso a pagina 89 del numero di Marzo 2020 della rivista Le Scienze, dal titolo “Giornalismo, bollini e scienza”, in cui l’autore riporta esempi di gravi fake news di giornalisti titolati e stimola profonde riflessioni.