Quando non si conoscevano i danni molti gravi che fumare il tabacco provoca sulla salute se ne faceva largo uso. Tale comportamento era molto diffuso in passato ed era considerato uno status simbol di gran moda. Fumare, o meglio l’assunzione della nicotina del tabacco, stimola il rilascio della dopamina, come avviene con l’assunzione della cocaina e dell’eroina. Questi alcaloidi agiscono su quell’area del cervello che si chiama “centro del piacere”, da dove arrivano anche gli stimoli gratificanti che derivano dal cibarsi, dagli intensi esercizi fisici e dal sesso, ma anche dall’assunzione delle droghe. Questo lungo incipit ci è servito per sottolineare il fatto che non sempre ciò che genera piacere fa anche bene alla salute, e viceversa.

I formaggi sono un alimento antico che, al di là delle sue indubbie virtù positive sulla salute, dà esperienze sensoriali davvero uniche che noi italiani ben conosciamo essendo i maggiori depositari di queste conoscenze che l’umanità abbia mai avuto. Sono ormai diversi anni che fasce crescenti della popolazione stanno eliminando, o sensibilmente riducendo, il consumo di latte e formaggi nella dieta, e a malincuore proprio perché bere un bicchiere di latte freddo o un cappuccino o mangiarsi una porzione degli ottimi formaggi italiani dà un grande piacere. Un antico proverbio lombardo recita “la bóca l’è mia straca se la sènt mia de aca” (la bocca non è sazia se non la sa di vacca) addirittura per consigliare di concludere ogni pasto con un pezzo di formaggio.

Ma cosa sta succedendo in questi ultimi anni al mondo del latte? Sentimenti etici negativi, ma spesso equivoci, stanno scoraggiando i consumi di latte (fresco e UHT) in quanto prodotto associabile direttamente alle bovine. I formaggi invece, essendo fatti dall’uomo, sembrano non direttamente associabili a questo disagio etico dei consumatori. Ciò nonostante il calo dei consumi ha colpito anche questo alimento, anche se l’abile e instancabile lavoro dei consorzi di tutela, dei caseifici agricoli e dei gourmet sta facendo crescere la cultura del mangiare formaggio al pari di quello che sta avvenendo nel vino.

Nonostante questa promozione continua sui media e nelle innumerevoli fiere locali e nazionali, la gente consuma con apprensione i formaggi perché è convinta, nonostante siano buoni e gradevoli, che facciano male alla salute in quanto gli oncologi, i dietologi e i pediatri ne scoraggiano in ogni occasione il consumo, anche se le evidenze scientifiche che confermano che i formaggi e il latte fanno male sono poche e contraddittorie mentre tante forniscono conferme positive sul ruolo benefico che hanno sulla salute.

Questo pensiero negativo sta mettendo profonde radici nell’immaginario collettivo. Anche abusare del vino fa male ma la filiera che lo gestisce è stata abile nell’informare il consumatore sul fatto che esiste una differenza tra l’uso moderato, che fa bene alla salute e dà piacere, e l’abuso. Il mondo del latte invece non sta facendo affatto una comunicazione di questo tipo. Il concetto che sta passando quindi è che questi prodotti facciano male a prescindere dalla quantità che se ne mangia e che dietro alla produzione del latte ci sai la sofferenza delle bovine e grandi rischi per l’ambiente.

Auspicare un uso moderato ma diffuso dei prodotti del latte non è  una trovata di marketing per dare una prospettiva di medio-lungo termine a questa filiera ma costituisce le fondamenta della dieta mediterranea, ritenuta da tutti la migliore possibile. Il rischio che stanno correndo il latte e i formaggi è quello dell’on-off, ossia che il consumarli faccia male a prescindere dalla quantità assunta, un po’ come avviene per il fumo e altre sostanze tossiche. Per il latte fresco e UHT è forse troppo tardi ma per i formaggi c’è ancora tempo per promuovere con i medici e i cittadini un dialogo non ideologico ma scientificamente argomentato che accompagni i grandi sforzi che stanno facendo i consorzi di tutela, i caseifici agricoli e qualche industria del latte lungimirante. Stesso disagio e stessi argomenti si dovrebbero considerare quando si parla della carne rossa bovina. Ruminantia sta cercando di fare la sua parte, seppur piccola, con la Rubrica Etica & Salute.