Il 5 maggio 2014 il Consiglio Direttivo della Società Italiana di Buiatria ( SIB )  ha invitato un gruppo rappresentativo di industrie che forniscono agli allevatori quei beni strumentali come farmaci, genetica, impianti di mungitura, ricoveri e alimenti zootecnici funzionali alla produzione e alla salute delle vacche e le bufale da latte e dei bovini da carne . Le motivazioni di questo “strano” incontro  sono state sostanzialmente due. La prima, quella di chiedere aiuto all’industria nel sostenere ideologicamente ed economicamente  la SIB ma, la più importante, è stata  quella di confrontarsi sul profondo disagio che stanno vivendo molti allevatori italiani, buiatri e zootecnici. Negli ultimi anni, in Italia, sta dilagando una “ deregulation” tecnica molto grave in nome di presunte scuole di pensiero ossia che per ogni problema dell’allevamento, sia esso produttivo, riproduttivo, sanitario ed economico, possano esistere pressochè infinite soluzioni, il più delle volte estremamente diverse l’una dall’altra. Sorvolando sulle motivazioni che hanno portato a ciò, il risultato è una generalizzata disaffezione degli allevatori verso i professionisti e verso i beni strumentali dell’industria. Il risultato di questa “ deriva” è una diminuzione del ricorso degli allevatori alla consulenza e alla prestazione professionale e la difficoltà delle industrie, che hanno investito in ricerca e sviluppo e tecnologie produttive, di vedere affermare le loro soluzioni in confronto ad aziende “ venditrici di fumo”. In questo contesto l’allevatore deve, a suo rischio e pericolo e con le proprie risorse economiche, sperimentare sulla sua pelle la qualità di un professionista o l’efficacia di un prodotto.  La soluzione a questo è per il nostro paese estremamente complessa, non avendo come in altre nazioni strutture centrali forti e autorevoli d’indirizzo tecnico. La soluzione è probabilmente in mano ai tecnici, ossia ai buiatri e agli zootecnici, che come liberi professionisti o dipendenti dell’industria o del SSN condividono con gli allevatori il loro business. Ma come fa il professionista a suggerire agli allevatori le migliori soluzioni in termini di metodologie e prodotti? Crediamo sia ora di ricorrere, senza se e senza ma , agli strumenti d’aggiornamento professionale e di valutazione della ricerca oggi esistenti. La medicina umana prima di noi ha adottato la “ Evidence-Based Medicine” o meglio la “medicina basata su prove d’efficacia” concetto estendibile non solo alla pratica buiatrica ma anche alla nutrizione animale e all’agricoltura, cioè a tutte quegli ambiti che concorrono alla produzione del latte e della carne. Lo zootecnico e il veterinario, sia esso libero professionista o dipendente di industrie e del SSN, può attraverso le tecniche della  “ revisione sistematica” ( Systematic Review) e della “meta-analisi ( Meta-Analysis) individuare nella ricerca scientifica quei concetti fondamentali (paradigmi) che possono far generare prodotti e metodologie d’allevamento. Questo percorso più lento e meno “ accattivante” ,unito con l’ineludibile e fondamentale esperienza personale del professionista, farà generare prodotti e metodologie d’allevamento  dotate di maggiore affidabilità ossia, una volta applicati, in grado di dare  oggettive e misurabili risposte ai problemi per le quali sono stati adottati.