Una buona parte degli allevamenti italiani che sono sopravvissuti alle chiusure degli ultimi anni ha raggiunto standard gestionali di alto livello. Secondo i dati della BDN, al 30 giugno 2021 erano attivi in Italia 25.525 allevamenti di bovine da latte con 2.655.149 capi totali. Dal 31 dicembre 2009 hanno cessato l’attività 18.584 stalle (-42%) mentre il patrimonio di animali si è ridotto di 106.869 capi, e quindi di circa il 4%. Gli allevamenti rimasti sono probabilmente quelli che hanno fatto fronte agli aumenti dei costi ed alla riduzione dei ricavi incrementando la loro produzione e la loro efficienza economica. É ormai difficile diagnosticare nelle stalle palesi errori gestionali e nutrizionali, e sta prevalendo il metodo dell’allevamento di precisione.

La gestione dei costi di produzione ha ampi margini di miglioramento. Aziende che hanno una percentuale di rimonta involontaria elevata sono costrette ad allevare un gran numero di manze che hanno costi di allevamento molto alti. Stalle efficienti dove la gestione della salute e della fertilità è ottimale hanno tassi di rimonta involontaria molto bassa, un numero di lattazioni medie più elevate e necessitano quindi di allevare meno manze da rimonta. In questa tipologia di stalle il tasso di mortalità dei vitelli è spesso al di sotto dell’8%, e ciò aumenta ulteriormente la disponibilità di giovane bestiame. Questi allevamenti possono programmare attentamente il numero delle manze di cui hanno bisogno utilizzando il giusto mix di tori da carne e tori sessati, riservando questi ultimi a manze selezionate tra quelle genotipizzate. La disponibilità di vitelli derivanti da incroci da carne e la riduzione della rimonta danno un contributo importante al contenimento dei costi di produzione del latte e un sensibile aumento dei ricavi nella voce “vendita animali vivi”.

In questo articolo abbiamo voluto iniziare ad approfondire l’argomento “numero medio di lattazioni“ (NML), verificando qual è la situazione nel nostro paese e ragionando su alcuni numeri che ci ha messo a disposizione la Dott.ssa Alessia Tondo dell’Ufficio Studi dell’AIA.

La cultura popolare e alcuni semplici dati tecnici fanno pensare che più vacche pluripare, ossia da tre lattazioni in su, ci sono in un allevamento e maggiore sarà la produzione media procapite, perché in genere le vacche 3+ producono di più delle secondipare, che a loro volta hanno un media procapite più alta delle primipare. A onor del vero, si incontrano alcuni allevamenti dove le primipare producono quanto le secondipare, se non di più, e le pluripare producono come o meno di queste due categorie. Queste sono aziende che hanno gravi problemi strutturali, manageriali, sanitari e nutrizionali, ossia hanno carenza in quegli aspetti che favorirebbero uno sviluppo in buona saluta degli animali fino alla fase di pluripara.

La Dott.ssa Tondo ha analizzato i dati delle aziende che allevano frisona e che sono in produzione ad oggi o che hanno avuto un ultimo controllo funzionale nell’arco temporale 2020-2021. Le aziende coinvolte nell’analisi sono 9.758. Nella tabella 1 viene riportata la media, la mediana e la moda del NML, mentre il grafico 1 rappresenta la distribuzione delle aziende per NML.

Tabella 1 – Statistiche descrittive del parametro Numero medio di lattazione aziendale. Solo Frisona Italiana.

StatisticaValore
Media2.4
Deviazione standard0.77
Mediana2.3
Moda2.0

Grafico 1 – Rappresentazione della distribuzione delle aziende per Numero di Lattazione medio. 9.758 aziende, solo razza Frisona Italiana.


L’8% degli allevamenti di razza frisona ha NML > 3 mentre quelli con NML < 2 sono il 25%.

Interessante è cercare di capire che relazione esiste tra dimensione aziendale e numero medio di lattazioni. Come si vede dal grafico, in cui sono rappresentate solo le aziende che allevano almeno 5 capi di frisona, i valori più alti del parametro si trovano in corrispondenza delle aziende più piccole, e nelle aziende che riescono ad avere un valore di almeno 3 lattazioni medie non si superano i 200 capi (vedi grafico 2).

Grafico 2 – Relazione esistente tra numero medio di lattazione e dimensione aziendale (numero vacche adulte) per le 9.758 aziende incluse nell’analisi.

È comunque tra le aziende più piccole che si ha il numero maggiore di lattazioni medie, i valori superiori a 3,5 si trovano in corrispondenza di aziende con al massimo 100 capi.

Questa informazione non va banalizzata ma apre degli interrogativi.

Nelle stalle più piccole le bovine sono più longeve perché producono meno latte? Lo sono perché vengono meglio accudite? Risposte a questi interrogativi possono dare spunti e conferme. In ogni caso, le aziende che hanno un NML > 3 sono nella fascia tra i 5 e i 200 capi.

Nel grafico 3 sottostante si vede chiaramente che il NML non dipende dall’età al primo parto.

Grafico 3 – Relazione tra NML ed età media al primo parto.

Se si considera la produzione media aziendale calcolata su un intero anno (media produttiva per capo ad anno), si possono fare alcune considerazioni in merito alla relazione tra NML e produttività. Dall’elaborazione dell’Ufficio Studi di AIA derivano i grafici e le tabelle che seguono.

Statistica produzione mediaNML >= 3NML < 3
Media23.128.4
Deviazione standard5.35.4
Mediana22.928.7
Moda20.729.5

Infine, un dato curioso sulla provincia in cui sono ubicati gli allevamenti che hanno un NML superiore a 3. La provincia più virtuosa è quella di Bolzano, che ha ben 131 stalle con NML > 3. Questa realtà è caratterizzata da numerosissime stalle di piccole dimensioni ubicate in area montana. Nella fascia 25-50 stalle con NML > 3 troviamo le province di Bari, Taranto, Mantova, Parma, Reggio-Emilia, Trento e Vicenza.

In conclusione, possiamo affermare cha, alla data di questa elaborazione (Settembre 2021), le stalle di bovine di razza Frisona che hanno un NML > 3 sono poco meno del 10%. Questa informazione deve essere uno spunto per ulteriori approfondimenti, soprattutto di ordine economico, per valutare se puntare a questo obiettivo sia effettivamente interessante da un punto di vista economico e quanto. Purtroppo in Italia non abbiamo un osservatorio indipendente e presente sull’intero territorio nazionale che monitori costantemente un campione significativo di allevamenti per verificare l’andamento ed i dettagli del conto economico. Molte sono le aziende che ovviamente lo fanno, ma i format e le regole utilizzati sono differenti e inutilizzabili per fare i dovuti confronti (benchmark).

Questo articolo è solo il primo di una serie dove approfondiremo questo argomento.