La farina d’estrazione di soia e il mais sono alimenti molto importanti nell’alimentazione dei ruminanti domestici. Il mais può essere utilizzato come insilato sia dell’intera pianta che di pannocchia o granella, oppure come semi essiccati e macinati (farina di mais).

A fine Dicembre 2019 alla Borsa merci di Milano il mais non comunitario era quotato 182 euro/ton e la soia decorticata estera 350 euro/ton. A Milano il 3 Maggio 2022 le stesse categorie di mais e soia valevano, rispettivamente, 386 e 589 euro/ton, con un incremento quindi del 112 e 68%.

Nelle razioni tipiche italiane dove sono presenti circa 20 kg di insilato di mais, la farina d’estrazione di soia e quella di mais occupano il 35-40% della sostanza secca della razione, e quindi sono in grado di condizionare molto sensibilmente il costo di produzione del latte e della carne. In queste condizioni di rincari dei costi dell’alimentazione è d’obbligo prendere in considerazione materie prime alternative, e la gamma a cui attingere sarebbe in teoria infinita se non fosse che molte di queste sono d’importazione e molti sottoprodotti sono molto ricchi di aflatossine. Il regolamento (CE) 1881/2006 impone un livello massimo di aflatossina M1 nel latte di 0.050 μg/kg (50 ppt). Il regolamento (CE) 574/2011 stabilisce che le materie prime per mangimi non devono avere più di 0.02 mg/kg di aflatossina B1 e i mangimi complementari non più di 0.01 mg/kg. Queste limitazioni hanno ridotto molto la disponibilità di sottoprodotti da utilizzare nell’alimentazione degli animali. Prima di queste leggi la gamma di alimenti utilizzabili era molto più articolata rispetto all’attuale. Grazie alle conoscenze che accompagnano lo sviluppo del Cornell Net Carbohydrate and Protein System (CNCPS), al sempre maggiore numero di nutrienti analizzabili dai laboratori e allo sviluppo di software applicativi come il Dinamilk, l’AMTS e l’NDS, è oggi possibile per fare le razioni e formulare i mangimi ragionando più in ottica di nutrients che di singole materie prime. Compatibilmente con un basso rischio di presenza dei contaminanti, in taluni concentrati si possono affiancare al mais e alla soia tanti sottoprodotti oggi scarsamente utilizzati, e adottare tutte quelle tecniche e additivi che permettono di stimolare le fermentazioni ruminali. Aspettando che si sgonfi la bolla speculativa che ha trascinato il mais e la soia verso prezzi proibitivi, i nutrizionisti specializzati nei ruminanti possono adottare la seguente strategia:

  • mappare” con attenzione la disponibilità in Italia e i prezzi dei sottoprodotti potenzialmente reclutabili nell’alimentazione dei ruminanti.
  • Valutare attentamente, utilizzando le banche dati disponibili, i rischi di apporto dei contaminanti, ed in particolare delle aflatossine.
  • Quantificare il livello massimo di utilizzabilità dei sottoprodotti selezionati in funzione dell’appetibilità, del rischio di riduzione della percentuale di grasso del latte, della presenza di fattori antinutrizionali e dei divieti normativi o inseriti nei disciplinari dei prodotti IG.
  • Attraverso i software applicativi del CNCPS simulare un certo numero di razioni standard per specie, razza e fase del ciclo produttivo.
  • Considerare che alcuni additivi possono migliorare anche molto sensibilmente il tasso di crescita del microbiota riminale, e conseguentemente la produzione di proteina metabolizzabile di origine microbica e di AGV. Inoltre, gli aminoacidi protetti possono compensare eventuali carenze di amminoacidi limitanti come la lisina e la metionina della frazione RUP delle proteine.
  • Utilizzare la funzione “ottimizzazione al minor costo” di cui sono dotati i software per simulare gli effetti sulle performance produttive delle razioni a minor impiego di mais e soia e i loro costi.
  • Una volta identificati i limiti minimo-massimo dei vari concentrati e dei nutrienti selezionati, trasferirli ai software di ottimizzazione del mangimificio.

Questa metodica, che dovrebbe essere la prassi, per formulare sia razioni che mangimi era molto utilizzata negli anni passati. Il lungo periodo di bassi costi relativi di mais e soia e l’elevato rischio di presenza di aflatossine in molto sottoprodotti hanno ridotto molto la gamma dei concentrati effettivamente utilizzati nell’alimentazione dei ruminanti.

Nessuno sa quando durerà la speculazione sui costi delle commodity agricole ma nel frattempo, per salvaguardare il profitto degli allevatori e dei mangimifici, sarebbe importante intensificare il dialogo con i broker delle materie prime zootecniche sui sottoprodotti candidabili nell’alimentazione dei ruminanti.