Credo siano poche le aziende che, in generale, dormono sonni tranquilli. Le preoccupazioni hanno diversa origine, provenienza e datazione.

Ci sono aziende che hanno da migliorare le performance produttive, di qualità, sanitarie, riproduttive, organizzative o economiche.

Ci sono aziende che si portano appresso il peso importante dato da mutui e investimenti effettuati nel passato o che soffrono di una cronica carenza di liquidità e di difficoltà nel pagamento dei fornitori. Quando arriva il mese del latte, è una pena decidere chi soddisfare e chi lasciare indietro nei pagamenti.

Ci sono aziende che soffrono pensando allo sviluppo futuro: si tratti di dimensioni non adeguate, di investimenti da sviluppare, di divisioni da programmare in famiglia, di successioni verso figli e nipoti.

Per ognuno c’è la sua pena, direbbe il libro del Qoelet.

In ogni situazione, per chi ha il ruolo di leadership all’interno dell’impresa agricola, credo sia indispensabile definire la meta da raggiungere. Alla meta si giunge definendo diversi piccoli step da porre nella direzione dell’obiettivo.

Credo sia impossibile, con un colpo solo, anche se si ritiene di essere dei maestri, far entrare in buca tutte le palline.

Proviamo a ragionare con un esempio.

Noto che in alcune aziende si attribuiscono al personale coinvolto ampie responsabilità per i risultati operativi non soddisfacenti (produzione, mastiti, fertilità, qualità della miscelata, ecc.). Occorre anzitutto chiedersi se vengano date al personale indicazioni chiare e coerenti, se siano adottate delle procedure esplicite (scritte), se vi sia un sistema di controllo routinario delle procedure e delle operazioni svolte, ecc. A questo punto se siamo in presenza di personale non adeguato, sarà opportuno mettere in atto azioni di miglioramento o di sostituzione. Ho partecipato a diversi processi di miglioramenti aziendali in tal senso e posso dire che, in presenza di un leader capace e solido, i risultati sono possibili e neppure tanto difficili da raggiungere. Decisione dopo decisione, si arriva all’obiettivo. Troppo spesso si resta invece fermi alle lamentazioni sull’inadeguatezza del personale, confidando che una sfuriata più o meno frequente, possa sistemare le cose. Se hai un figlio che non ne vuole sapere di studiare, non lo si convince certo a sfuriate o a pedate.

In sostanza il leader aziendale deve abituarsi a prendere decisioni utili e coerenti rispetto ai problemi che intende affrontare. Anche, soprattutto, se questo implica modificare i propri comportamenti, le proprie abitudini, i propri modi di pensare e di lavorare.

Le decisioni implicano dei cambiamenti per sé stessi o per gli altri. È impossibile migliorare senza decisioni e senza cambiamenti.

Quando finirà questa sbornia di prezzi alti del latte, accompagnati da costi alti di diversi fattori di produzione, le aziende che avranno preso buone decisioni si troveranno sul podio. Dove per podio si intende produrre latte di qualità, con ampie e varie certificazioni, ad un costo competitivo, tale da avere un utile interessante, costantemente superiore al 10% dei ricavi.

Tempo fa, una persona con esperienza, mi suggerì, per una responsabilità che mi era stata affidata, di non aver timore nel prendere decisioni, grandi e piccole. Avendone l’onere ed anche l’onore, la peggiore delle ipotesi per chi “comanda” è quella di non decidere. Non prendere decisioni, equivale a sbagliare di certo.