Le diverse statistiche riferite all’agricoltura ci dicono che nel corso degli anni è via via sensibilmente diminuito il numero di aziende attive. Le aziende di dimensioni più piccole fanno sempre più fatica a produrre sia in termini competitivi ed anche umanamente accettabili che in termini di dedizione e qualità di vita. Per queste ragioni il cambio di generazione da padre a figlio spesso non garantisce una sufficiente prospettiva.  

Nelle aree dove l’agricoltura non è troppo complicata invece, il numero di vacche non è diminuito né tanto meno sono aumentati i terreni incolti.

Dunque le aziende che riescono a proseguire si trovano ad incrementare le proprie dimensioni, sia in termini di animali allevati che in termini di terra disponibile. In ogni area, ciò che fino a qualche anno fa veniva considerato una dimensione interessante (nella mia zona le 100 vacche in latte) oggi, guardando dietro di sé e cercando i propri colleghi più piccoli, non trova praticamente nessuno. E’ diventata infatti essa stessa l’azienda “piccola”. I suoi colleghi che proseguono e sviluppano l’attività hanno ormai dimensioni maggiori. A meno di scelte filosofiche o di individuazione di particolari nicchie di mercato, questo trend è destinato a proseguire.

Come dire che chi si ferma è perduto. 

Passando da un ambito sociologico ad un ambito economico possiamo fare alcune interessanti considerazioni.  

  1. Per quanto se ne trascuri l’importanza, nella struttura dei costi di un’azienda zootecnica i costi fissi hanno un’impatto di grande rilevanza. Suddividerli su una produzione maggiore consente di ridurre il costo totale di produzione del litro di latte e dunque agire in proprio sulla remuneratività del prezzo del latte. Sono costi certamente fissi la rata del mutuo, i leasing, il carro unifeed e diverse attrezzature, gli interessi e le spese di conto corrente, gli affitti, le spese amministrative, ecc. La somma di queste voci costituisce un importo non indifferente nel conto economico di un’azienda. In alcune di queste, ed in particolare per chi ha un peso importante di mutui alle spalle, la mancata comprensione di questa dinamica può avere effetti devastanti. 
  2. Una parte dei costi che pensiamo variabili è comunque fissa. Pensiamo alla mungitura. La pulizia della sala, dell’attesa e dell’impianto, sia in termini di lavoro sia in termini di prodotti, è fissa e prescinde dal  munero di vacche munte. I tempi morti di ogni lavoro (carro unifeed, visite del veterinario, registrazioni, vitelli, spostamenti, ecc.) sono in buona parte fissi, a prescindere dal numero di vacche munte. Pensiamo alla stessa alimentazione che sembrerebbe un costo totalmente variabile: a parità di qualità di lavoro, gli scarti in trincea sono proporzionalmente inferiori all’aumentare del numero di vacche.  

In linea di massima dunque la variabile dimensione è uno degli elementi di maggior impatto sui risultati e sulle prospettive delle aziende. Facendo attenzione al fatto che, cercando le economie di scala, ed ognuno ha la sua, è bene evitare le diseconomie di scala.