I costi delle materie prime, o meglio di buona parte dei concentrati utilizzati e utilizzabili nell’alimentazione dei ruminanti, sono piuttosto volatili nel corso dell’anno. In passato tali quotazioni erano per lo più legate al rapporto domanda/offerta condizionato dai consumi, dalle produzioni e dallo stato delle scorte. Oggi questo mercato è gestito da grandi società che operano a livello mondiale e che gestiscono le materie prime come tante altre commodities. Per avere un ordine di grandezza: Cargill, Bunge, Dreyfus, Adm e Cofco hanno un fatturato di 365 miliardi di dollari e controllano il 75%-90% delle granaglie del pianeta.

Il costo dell’alimentazione è la prima voce di spesa sia per la produzione del latte che per quella della carne e i loro prezzi vendita sono talmente bassi che impongono un rigoroso controllo delle spese. Ormai molti allevamenti hanno scelto di contrattualizzare il prezzo delle materie prime principali come la soia, il cotone, il mais e il girasole ossia di fissare il prezzo per un  periodo più o meno lungo, rischiando ovviamente, ma avendo la certezza di quanto costa l’alimentazione per concentrarsi così sugli altri centri di costo e sui ricavi. Sia per gli allevatori che hanno i contratti delle materie prime che per quelli che le acquistano a prezzi di mercato, ossia quelli stabiliti nelle due principali borse merci italiane di Milano e di Bologna, o che comprano i mangimi è necessaria quella flessibilità tecnica di modificare non gli apporti dei nutrienti ma il tipo di materie prime utilizzate per realizzarli. Quello della soia è l’esempio più esplicativo.

La borsa di Milano del 26 Giugno 2016 ha quotato la farina d’estrazione decorticata di soia, anche detta proteica, a euro 453/ton. Consideriamo che in una razione di bovine da latte che producono latte alimentare la sua presenza  è di mediamente kg 3 e ciò dipende da quanta erba medica e altre fonti proteiche sono disponibili. Ciò significa che la spesa per la soia è di almeno 1.3 euro al giorno, che grosso modo corrisponde a non meno del 20% dei costi complessivi dell’alimentazione.

La farina d’estrazione di soia decorticata è un alimento importante e quasi indispensabile per le vacche da latte, non solo per l’elevata concentrazione proteica (47%) ma anche, e soprattutto, per l’ottimo apporto di lisina (2.87%) e altri amminoacidi indispensabili, come la metionina (0.63%) e l’istidina (1.7%), di cui la bovina ha un grande fabbisogno per la sintesi della caseina e per le altre funzioni vitali. La farina d’estrazione del colza può essere un’alternativa avendo essa una percentuale di proteina di quasi il 35% e una buona composizione di lisina, metionina e istidina che sono rispettivamente del 1.9%, 0.6% e 0.92%. Sappiamo però che in alcuni regolamenti di produzione di formaggi DOP, come il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano, essa è vietata per i sapori anomali che potrebbe trasmettere al latte. Altra materia prima funzionale alla riduzione dell’uso della soia è la farina d’estrazione decorticata del girasole che ha il 37% circa di proteina, l’1.32% di lisina, lo 0.83 di metionina e lo 0.92% d’istidina. Il girasole è quasi sempre presente nelle diete di tutte le fasi dell’allevamento bovino sia perché ha costi contenuti, che perché apporta proteina solubile e consente di limitare l’uso della soia che a dosaggi elevati può avere effetti indesiderati sulla fertilità.

Per valutare come utilizzare le “fonti proteiche” ci sono due strade. La prima è quella di utilizzare software che fanno la così detta ottimizzazione, ossia una volta stabiliti i fabbisogni nutritivi “cercano” tra i nutrienti presenti negli alimenti messi a disposizione la soluzione al minor costo. La seconda più empirica, ma anch’essa efficace, è quella di valutare quanto costa un punto proteico delle materie prime che ne hanno alta concentrazione per valutare un primo criterio d’acquisto. Tornando all’esempio della borsa merci di Milano del 28 Giugno, la farina d’estrazione decorticata di soia costava euro 0.453 al chilo. Considerando che un chilogrammo di soia apporta gr 470 di proteine un punto proteico di soia costa poco più di 0.00096 euro al grammo. Nella medesima borsa la farina d’estrazione di colza è stata quotata euro 270/ton e questa materia prima ha il 34% di proteina. Ciò significa che un grammo di proteina di colza costa 0.00079 euro e quindi meno della soia al prezzo attuale. Volendo verificare anche la farina d’estrazione decorticata di girasole essa è quotata a euro 281/ton ed ha  una concentrazione proteica del 37%. Pertanto un grammo di proteina di questa materia prima vale euro 0.00076.