La maggior parte degli allevamenti di bovine da latte adotta per l’area di riposo degli animali adulti, e non solo, le cuccette. Questa soluzione permette di aumentare la concentrazione degli animali per unità di superficie di stalla, e di garantire un accettabile livello di igiene delle mammelle e una sufficiente possibilità di rimanere sdraiate. Negli allevamenti con cuccette il liquame prodotto viene asportato con varie metodiche e poi destinato allo stoccaggio temporaneo per il successivo spandimento o per gli impianti di biogas. Questo “compromesso” funziona se tutte le componenti del processo sono ben costruite e organizzate.

Errori nella costruzione di queste aree di riposo, nella gestione del riempimento delle cuccette, nella pulizia delle aree di transito e nell’alimentazione si traducono in un’elevata incidenza di mastiti cliniche e subcliniche, di lesioni alle anche e ai garretti, di zoppie trasmissibili e non trasmissibili, di alterato comportamento estrale, di ridotto tempo passato sdraiate a riposare e ruminare, di ridotta ingestione e di elevato tasso di rimonta.

Questi “fenotipi”, se fossero rilevati su scala nazionale sistematicamente, e associati ad aspetti strutturali e gestionali dei singoli allevamenti, potrebbero essere gestiti da appositi algoritmi che darebbero delle risposte pratiche e concrete agli allevatori su quale sia il metodo migliore di costruire gli allevamenti per bovine da latte e su come gestirli.

Soffermandoci sul materiale di riempimento, allo stato attuale delle conoscenze esiste molta incertezza dovuta, almeno in Italia, ad una grande eterogeneità non tanto nelle dimensioni delle cuccette ma su come vengono riempite.

Quelle “vuote” vengono in genere riempite con materiale inorganico, come la sabbia, con materiale organico, come la paglia lunga o macinata, oppure con preparati a base di paglia, acqua e calce, o il separato proveniente dalle concimaie o dal digestato degli impianti di biogas. Ci sono poi cuccette che hanno materassi di varia natura e non hanno necessità di riempimento ma solo di operazioni routinarie di pulizia. Come detto in precedenza, ad oggi non esiste un sistema ritenuto ideale per riempire le cuccette a causa della scarsa ricerca scientifica effettuata sull’argomento e della mancanza di un sistema di monitoraggio nazionale simile al National Animal Health Monitoring System dell’USDA (USA).

Viste le criticità relative ad alcuni modelli di materassini, le difficoltà di gestione e i costi della paglia, molte speranze vengono riposte nel potenziale utilizzo del separato in cuccetta, anche detto Green Bedding (GB) oppure Recycled Manure Solids (RMS). Si tratta del materiale che si può produrre a partire direttamente dal liquame di pulizia della stalla oppure del digestato degli impianti di biogas. Sono molti i costruttori che producono impianti che separano la fase liquida da quella solida portando il separato al 35-40 % di sostanza secca. Questo materiale, che ha un aspetto e una consistenza che ricordano un unifeed con insilati, può essere utilizzato come riempitivo delle cuccette con il vantaggio di avere costi molto ridotti, una grande facilità di utilizzo e di creare spazi molto confortevoli. Accanto a questi indubbi vantaggi ci sono però delle perplessità di ordine sanitario perché un materiale del genere che non subisce ulteriori trattamenti ha un livello di umidità tale da consentire la crescita di batteri potenzialmente patogeni per le bovine (mastiti, metriti e dermatiti) e sporigeni pericolosi anche per la qualità dei formaggi a media e lunga stagionatura.

Il GB o RMS è anche un’importante soluzione di economia circolare perché riduce sensibilmente la quantità di liquami e digestato da smaltire e elimina l’utilizzo della paglia. Non avendo appunto rassicurazioni condivise dalla comunità scientifica sulla piena sicurezza biologica del GB al 35-40% di sostanza secca, sia per la salute degli animali che per la qualità dei formaggi, ci sono le esperienze sia positive che negative fatte dai singoli allevatori che molto dipendono dall’ubicazione geografica dell’allevamento e dalla destinazione del latte. Allevamenti posti in zone a bassa umidità relativa e che producono latte alimentare per fare formaggi a ridotto tempo di stagionatura hanno meno problemi per la salute delle bovine che per i derivati del latte.

Il GB o RMS non va confuso con il materiale che si accumula nelle aree di riposo delle compost barn. Quest’ultimo è il liquame raccolto da un’ area molto grande (> 20 m2/capo adulto) e “coltivato” in loco due volte al giorno al fine di arieggiarlo ed incentivare così una fermentazione aerobica che produce calore. Nella compost barn viene scoraggiata la crescita dei batteri anaerobi come quelli che causano la dermatite e molte mastiti, e di sporigeni come i clostridi spp. Di converso, non viene ostacolata la crescita dei batteri aerobi sporigeni come i Bacillus spp.

Per approfondire questo argomento consigliamo la lettura di “Le spore batteriche nei prodotti lattiero-caseari: caratteristiche, origine, problemi, prevenzione – Prima Parte” e “Le spore batteriche nei prodotti lattiero-caseari: caratteristiche, origine, problemi, prevenzione – Seconda Parte”  di Domenico Carminati.

Per sciogliere ogni dubbio sui possibili rischi biologici rappresentati dal GB sarebbero necessarie ricerche che approfondiscano l’argomento sulla realtà italiana e tecnologie a basso costo che possano ridurre sensibilmente l’umidità del separato e permetterne un suo più facile stoccaggio e distribuzione.