Solitamente l’editoriale di Ruminantia si occupa di temi non specificatamente tecnici,  questa volta però faremo un’eccezione occupandoci della ridotta produzione delle nostre bovine alla fine dell’estate e fino all’autunno inoltrato. Questo allo scopo di adottare tutti i provvedimenti necessari per tempo, ossia prima dell’estate. Grazie alla disponibilità dei dati dei controlli funzionali, poi elaborati dall’Ufficio studi di AIA, osserviamo che da diversi anni le vacche sia di razza Frisona che di razza Bruna si comportano nello stesso modo creando un danno economico ai nostri allevamenti. Nei mesi primaverili ,ossia dall’equinozio di primavera ( 20-21 Marzo ) al solstizio d’estate ( 21 giugno ), la produzione di latte è solitamente la più elevata dell’anno,  nonostante i giorni medi di lattazione raggiungano il massimo nel mese di Luglio ( gg 187 ) a causa della concentrazione dei parti nei mesi estivi.

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Senza un’ attenta lettura delle informazioni questo “stato di grazia” viene spesso superficialmente attribuito ad una razione “ben azzeccata” e a chi sa quale altro motivo proprio perché la produzione è elevata e i giorni di lattazione sono sempre più lunghi. Dopo il solstizio d’estate la produzione cala spesso sensibilmente ma questo viene spesso sottovalutato  perché i giorni medi di lattazione sono lunghissimi e la temperatura diventa piuttosto elevata. Da fine di Settembre o meglio con l’equinozio d’autunno ( 22-23 Settembre ),  per la riduzione dei giorni medi di lattazione dovuta ai parti estivi e la riduzione della temperatura esterna, ci si aspetterebbe un aumento della produzione di latte o meglio un “riequilibrio” con i giorni medi di lattazione, simili ai mesi di Marzo e Aprile. Nel mese di Aprile il rapporto tra giorni medi di lattazione e produzione è di 5.5 mentre ad Ottobre è di 6.0, con una differenza produttiva media per la razza Frisona di kg 2.89 litri che per un allevamento di 100 capi in produzione che ha un prezzo finito del latte alla stalla di 49 centesimi significa incassare alla fine del mese euro 4248 in meno. Tutto questo agli stessi costi di produzione, siano essi fissi o variabili. Abbiamo affrontato più dettagliatamente l’argomento in un articolo pubblicato nel 2013 sul numero 29 del supplemento “Stalle da latte” de L’informatore agrario senza dare una completa spiegazione del fenomeno. Sicuramente esiste l’influenza del fotoperiodo perchè si passa dal “giorni lunghi”, fino al solstizio d’estate, ai “ giorni corti”, fino al solstizio d’inverno, e soprattutto per l’effetto negativo che ha sulla produzione un’asciutta trascorsa durante le stagioni con una durata della luce più lunga e una temperatura più elevata. Inoltre abbiamo osservato che il sovraffollamento dei reparti di asciutta e di preparazione al parto, tipici dell’estate, aumenta il rischio d’incidenza delle patologie del periparto molte delle quali, come la chetosi, riducono il picco di lattazione. Il grande epidemiologo israeliano Oded Nir spesso ricordava che ogni stalla “ è una storia a se” per cui è necessario che in ogni allevamento si faccia un attenta anamnesi dei fattori di rischio e si mettano in atto misure di prevenzione personalizzate adeguate per arginare questo grave problema.