In principio fu il fotovoltaico. Erano gli anni tra il 2007 ed il 2008. Con l’emanazione del 1° Conto Energia, al fotovoltaico si interessarono un buon numero di aziende agricole. E cominciammo a vedere impianti sui tetti delle stalle e dei fienili.

Negli anni successivi, ancora una volta, i diversi Conto energia che si susseguirono, fecero in modo che le tecnologie di produzione di energia elettrica derivanti dalla fermentazione anaerobica di matrici organiche prendessero piede nelle aziende agricole. Fu così che gli impianti di biogas si diffusero nelle nostre campagne. E con essi i mitici 28 centesimi, poi scesi a 23 e rotti.

Salvo fregature o errori costruttivi, comunque legati alla scelta delle ditte cui affidarsi, nessuno di quelli che hanno investito in queste tecnologie si è pentito della scelta effettuata. Semmai, il rammarico da parte di quelli che hanno investito è di non aver osato di più; coloro che non hanno dato credito alle opportunità di investimento, hanno avuto ampio spazio per pentirsi delle occasioni perse.

Credo di essere tra coloro che hanno spinto un buon numero di imprenditori agricoli a valutare, nel corso degli anni, la possibilità di investire in queste tecnologie. A distanza di anni, nessuno mi ha rimproverato per i suggerimenti forniti.

Ora la storia si sta ripetendo: la nuova opportunità si chiama biometano. Come in passato, tutto origina da un Decreto, pubblicato a fine ottobre, che contiene diverse innovazioni che rendono estremamente interessante l’argomento. Non è ora il caso di entrare nei diversi dettagli tecnici relativamente agli impianti, all’upgrading, alla fattibilità tecnica. La stessa convenienza economica è bene sia valutata con uno studio di fattibilità sviluppato sul singolo caso: si devono considerare i liquami disponibili, la sostenibilità ambientale, la distanza dalle linee di trasporto del metano, gli incentivi, i contributi a fondo perduto, le certificazioni, ecc.

Come nelle situazioni citate in precedenza, credo valga la pena che ogni azienda zootecnica si interroghi sull’argomento. Per chi ha già investito in passato sul biogas, si tratta di una formidabile opportunità di rilanciare, per altri quindici anni, l’attività di produzione di bioenergia; per chi non l’ha fatto in precedenza ed ha passato questi anni a domandarsi come sia stato possibile essere stato così poco lungimirante, si tratta di un’occasione irripetibile.

Mai come in questa situazione il liquame è un valore.

Se immaginiamo che in futuro saremo “invitati” a farci carico dei problemi di sostenibilità, mi pare che la tecnologia per la produzione di energia derivante dalla digestione anaerobica di materiale organico sia una gran bella soluzione.

Ancora una volta siamo davanti ad un bivio: crederci o lasciar perdere?

P.S. Viste le fregature di cui sopra, affidiamoci a tecnici competenti. È meglio!