Il magnesio è un nutriente essenziale e come tale deve essere integrato giornalmente attraverso l’alimentazione. Viene classificato come macrominerale perché l’ordine di grandezza con il quale se ne misurano fabbisogni e raccomandazioni è nell’ordine dei grammi. Il magnesio è il 5° elemento più abbondante nel corpo degli animali superiori ed è molto importante in quanto è un cofattore e influenza l’attività di oltre 300 enzimi cellulari coinvolti nel metabolismo energetico, nella sintesi proteica, nella crescita cellulare, nella riproduzione, nella sintesi del DNA e dell’RNA e nella stabilizzazione delle membrane dei mitocondri.

Per l’uomo i prodotti del latte sono la fonte più importante d’approvvigionamento di magnesio. La concentrazione di questo elemento nel latte bovino è di circa 110 mg/L, per cui una bovina che produce 45 kg/giorno elimina circa 5 grammi di magnesio al giorno solo attraverso questa via. Il 70% del magnesio presente nel corpo di una bovina da latte è stoccato nelle ossa e solo l’1% è nei distretti extracellulari. Il resto si trova nelle cellule, ed in particolare nei mitocondri.

Nel sangue di bovine sane la concentrazione di magnesio è di 0.8 – 1.2 mmol/L, ossia 1.9 – 2.9 mg/dl. Si ritiene ideale una magnesiemia > 0.97 mmol/L (2.35 mg/dl).

Se questa concentrazione scende al di sotto di 0.4 mmol/L oppure 0.97 mg/dl si potranno osservare la forme cliniche della ipomagnesiemia ovvero “tetania da erba” e “collasso puerperale” (milk fever). Quest’ultima forma è dovuta al contemporaneo calo della calcemia (< 1.5 mmol/L o 5.7 mg/dl). La sintomatologia della forma clinica è dovuta ad una bassa concentrazione di magnesio (< 0.7 mmol/L) nel fluido celebrospinale. La tetania da erba è così definita proprio per la bassissima quantità di magnesio dell’erba verde che, se assunta a volontà e senza altra integrazione di fieni e concentrati, causa una sintomatologia caratterizzata da spasmi e contrazioni muscolari tonico-cloniche, con paralisi flaccida del muscolo scheletrico. La forma sub-clinica è sicuramente quella più frequente ed è associata quasi sempre alla sindrome ipocalcemica del periparto. Si parla di ipomagnesiemia sub-clinica quando la concentrazione ematica di questo elemento è compresa tra 0.4 – 0.8 mmol/L oppure 0.97 – 1.9 mg/dl.

Il mantenimento della magnesiemia non è sotto controllo ormonale e dipende quindi dall’equilibrio tra l’apporto con la dieta, lo stoccaggio e l’eliminazione attraverso il latte e le urine. Un’alta ingestione di potassio generalmente derivante da foraggi coltivati su terreni dove vengono smaltite grandi quantità di liquame, ma anche concentrati, inibisce l’assorbimento di magnesio anche se aggiunto alla dieta delle bovine da latte. Una dieta tipica per frisone di 680 kg,  con 90 giorni medi di lattazione, una produzione di latte > 40 kg e un’ingestione di 26.9 kg, ha una concentrazione basale dell’1.3% di potassio. Il 70-80% del potassio della dieta viene eliminato con le feci e con le urine (liquame). Bovine di questo tipo producono circa 73 kg di liquame al giorno contenente 266 grammi di potassio.

Fattori come il pH del suolo, la quantità di materia organica presente e il tipo di concimazione effettuata possono condizionare la concentrazione di magnesio dei foraggi e nei concentrati. In genere, i terreni sabbiosi sono più poveri di magnesio rispetto a quelli argillosi. Solitamente nell’insilato di mais si può trovare una concentrazione di potassio dell’1.2% mentre per il magnesio la concentrazione è dello 0.17%. Nel fieno d’erba medica la concentrazioni di potassio è del 2.38% mentre quella del magnesio è dello 0.34%. Nella granella di mais è invece dello 0.36% per il potassio e dello 0.10% per il magnesio. Infine, nella farina d’estrazione di soia proteica o decorticata troviamo il 2.27% di potassio e lo 0.30% di magnesio.

Le difficoltà di assorbimento del magnesio, sia a livello ruminale che va livello intestinale, sono la principale causa della carenza di magnesio, oltre ovviamente ad un’insufficiente concentrazione nella dieta.

L’assorbimento di magnesio attraverso l’epitelio ruminale. Tratto da J. Th. Schonewille 2013.

Solitamente nelle diete per bovine da latte in tutte le fasi dell’allevamento si aggiunge una fonte di magnesio per raggiungere le dosi raccomandate. Nella settima edizione del “Nutrient Requirements of Dairy Cattle” (NRC 2001) si consiglia di avere nelle diete delle bovine in piena lattazione una concentrazione (sulla sostanza secca) di circa lo 0.2% mentre per quelle in asciutta è consigliato lo 0.11 – 0.16%. Una dieta tipica italiana per frisone in lattazione a gruppo unico e con insilato di mais ha di fondo circa lo 0.2% di magnesio per cui, teoricamente, non sarebbe necessario aggiungere questo elemento. In attesa dell’ottava edizione dell’NRDC, per le esperienze empiriche dei nutrizionisti e per alcuni lavori scientifici pubblicati, solitamente si aggiunge ossido di magnesio alle razioni delle bovine in lattazione e solfati e/o cloruri di magnesio a quelle delle ultime settimane di gravidanza, ossia d’asciutta. In considerazione del fatto che un eccesso di magnesio non crea alcun problema alle bovine e del basso costo dell’ossido di magnesio, si raccomanda di raggiungere la concentrazione dello 0.35% nelle diete delle bovine da latte. Tutto questo in attesa che qualche meta-analisi aggiornata, e soprattutto l’NRCD, definisca i nuovi fabbisogni di magnesio.

Non è esattamente chiaro il legame che c’è quasi sempre c’è tra carenza di magnesio e calcemia. L’omeostasi del calcio è molto complessa, al punto che intervengono ben due ormoni (paratormone e calcitonina) e la forma attiva della vitamina D3 cioè il calcitrolo, anche detto 1,25 diidrossicolecalciferolo o 1,24-(OH)2 D3. Probabilmente il magnesio interviene nella regolazione della produzione di paratormone da parte delle paratiroidi.

In conclusione, si può affermare che è sempre raccomandabile aggiungere un supplemento di magnesio alle diete delle bovine da latte e più in generale di tutti i ruminanti domestici. Per gli animali in lattazione l’ossido di magnesio è una buona fonte di questo elemento vista la sua alta concentrazione di magnesio (54 – 60%), anche se la sua biodisponibilità non è molto elevata. Nelle diete per le bovine in asciutta, specialmente durante la preparazione al parto, è consigliabile utilizzare come fonte di magnesio ad elevata biodisponibilità il solfato di magnesio e/o il cloruro di magnesio, che apportano anche due anioni importanti per questa fase, ovvero cloro e zolfo. In questi casi è bene non superare nella razione la concentrazione dello 0.4% di magnesio.

Si consiglia comunque di verificare sempre l’effettiva concentrazione dei macrominerali, ed in particolare del potassio e del magnesio, nei foraggi prodotti in azienda o acquistati in zone limitrofe e di eseguire periodicamente dei controlli ematici di questi elementi per studiarne una giusta integrazione. E’ ormai chiaro che è difficile immaginare che un mangime minerale possa andare bene in ogni luogo del nostro paese e in stalle a diverso indirizzo produttivo del latte. Non solo le carenze ma anche, e soprattutto, gli eccessi di minerali, specialmente in asciutta, sono il principale fattore di rischio delle malattie metaboliche della fase di transizione.