La tassazione sul settore latte varia da paese a paese. Alcuni paesi esentano le aziende agricole dal pagamento dell’imposta sul reddito, altri riducono le aliquote fiscali e alcuni paesi chiedono ai produttori di latte di pagare l’intera imposta sul reddito. Tuttavia, nessun paese esenta i produttori di latte dal pagare la “tassa per l’estate“, che pagano a causa della loro incapacità di affrontare l’effetto negativo provocato dallo stress da caldo estivo sulle loro vacche.

Quanto costa questa aliquota? Questa tassa è ovviamente diversa da paese a paese e dipende dalle condizioni climatiche (il numero di ore all’anno in cui le vacche sono sottoposte a condizioni di stress da caldo), dal livello di produzione delle vacche e dalle pratiche di gestione delle stalle.

È possibile evitare, o almeno ridurre significativamente, questo pagamento fiscale? La risposta è “sicuramente sì!”.

In questo articolo, tenterò di definire l’imposta pagata in varie condizioni climatiche, per descrivere i fattori che portano al suo pagamento ed infine – e più importante – per mostrare (in base a ricerche pubblicate ed ai risultati di recenti progetti nei quali sono coinvolto in diverse parti del mondo) a quale livello questa “tassa inutile” può essere ridotta.

Il primo passo quando si studia l’argomento è quello di riconoscere i cambiamenti che si verificano quando le vacche da latte sono sottoposte a condizioni di caldo e come questi cambiamenti causano il pagamento delle tasse. In questo articolo elenchiamo i sei fattori principali (non necessariamente in ordine di importanza), anche se molto probabilmente ce ne sono altri che non sono qui menzionati.

– Lo stress da caldo riduce la produzione annuale di latte nelle bovine. Con l’aumento della produzione nella vacca la quantità di cibo necessaria per produrre un litro di latte diminuisce (perché la quantità di cibo necessaria per il mantenimento è costante e identica a una vacca che produce 10 o 50 litri di latte al giorno). Pertanto, la produzione di un litro di latte nelle bovine che trascorrono parte della loro lattazione in condizioni di stress da caldo è più costosa e le stime possono variare tra il 5 e il 20% (a seconda del tasso di diminuzione della produzione annuale di latte).

– Lo stress da caldo causa una riduzione dell’“efficienza alimentare”. Le vacche in condizioni di stress da caldo deviano parte dell’energia consumata per attivare i meccanismi di regolazione della temperatura corporea. Questa energia viene sottratta da quella necessaria alla produzione di latte. Gli studi stimano che circa il 10-15% dell’energia alimentare viene deviato a scopi “non produttivi” quando le vacche sono sottoposte a condizioni di stress da caldo, il che porta a una diminuzione nell’efficienza con cui gli alimenti zootecnici sono convertiti in latte.

– Lo stress da caldo riduce il contenuto di grassi e proteine ​​del latte e porta ad un aumento delSCC. La produzione in condizioni di stress da caldo può causare una diminuzione di 2-4 punti percentuali nel contenuto di grasso del latte e di 1-2 punti percentuali nel contenuto proteico del latte. Quando le vacche sono sottoposte a condizioni di stress da caldo, le cellule somatiche nel latte possono aumentare di circa 100.000 unità e tutti questi cambiamenti possono portare a una riduzione della produzione dell’azienda, dal punto di vista economico.

– Lo stress da caldo influisce negativamente sulla fertilità della vacca. La riduzione dei parametri della fertilità della vacca è causata dalla combinazione di una diminuzione nel rilevamento del calore e dei tassi di concepimento, che porta a un prolungamento dell'”interparto” e ad un aumento del tasso di rimonta, a causa di problemi di fertilità. Gli studi dimostrano che il tasso di rilevamento del calore in condizioni di stress da caldo è circa il 50% di quello raggiunto a temperature normali. Le percentuali di concepimento per le inseminazioni effettuate nella stagione calda sono ridotte alla metà, o anche meno, di quelle ottenute in condizioni di comfort termico.

– Lo stress da caldo riduce l’efficienza del sistema immunitario delle vacche e aumenta i tassi di morbilità. Le vacche esposte a stress da caldo, specialmente nel periodo del parto, tendono a sviluppare infezioni più spesso e soffrono di tassi di recupero più lenti, che portano ad una riduzione della produzione annuale di latte e ad un aumento del tasso di rimonta.

– Lo stress da caldo in asciutta riduce la produzione nella successiva lattazione. Nelle bovine in asciutta questo fenomeno provoca cambiamenti fisiologici che influenzano negativamente lo sviluppo del feto e la sua necessaria induzione dello sviluppo del tessuto mammario, portando ad una minore produzione di latte ad inizio lattazione. Ricerche condotte di recente mostrano che queste vacche raggiungeranno nella successiva lattazione solo il 90-95% del loro potenziale normale.

Quanto viene pagata la “tassa estiva” da parte del produttore a causa dello stress da caldo?

Per rispondere a questa domanda, userò i dati di un sondaggio condotto negli USA in cui sono stati raccolti i dati climatici di ciascuno stato e presentata la riduzione attesa delle prestazioni delle bovine. Sulla base di quanto rilevato, i ricercatori hanno calcolato le perdite economiche causate a ciascun allevamento da latte in ciascuno degli Stati americani.

Nell’articolo verranno presentati da un lato i dati ricavati dagli allevamenti situati nella California settentrionale, con 1-2 mesi di stress all’anno, che rappresenteranno i paesi con climi temperati come gli stati dell’Europa occidentale e del Nord America, e dall’altra i dati provenienti da allevamenti da latte in Florida e Texas, in rappresentanza del Sud-est Asiatico, America centrale e Caraibi, con 6-8 mesi di caldo all’anno.

I risultati dell’indagine indicano una produzione di latte (senza interventi per diminuire l’esposizione delle bovine al calore), che va da 300 a 2000 litri all’anno in entrambe le regioni, rispettivamente, mentre la perdita nel reddito annuo per vacca dovrebbe essere compresa tra 100 e 700 $.   

Sulla base dei dati dell’indagine, si può quantificare l’entità della riduzione della performance annuale delle vacche e l’entità delle perdite finanziarie dell’azienda (in altre parole, la “tassa” che l’azienda è costretta a pagare ogni anno a causa dello stress da caldo durante il periodo estivo). Si prevede che questa “tassa” vada dal 5% del reddito totale dell’allevamento derivante dalla vendita del latte nelle aziende situate nelle regioni temperate, ad oltre il 15% dei ricavi nelle aziende situate in regioni estremamente calde.

È possibile evitare, o almeno ridurre, questo pagamento “fiscale”? Per rispondere a questa domanda, ho riutilizzato i dati del sondaggio, includendo anche i calcoli che ho fatto sulla base dei risultati dei progetti di riguardanti il raffrescamento delle vacche, in cui sono coinvolto in diverse parti del mondo.

I benefici economici derivanti dall’utilizzo di sistemi di raffrescamento delle bovine sono stati studiati sulla base dei dati di rilievo sopra menzionati. I ricercatori hanno confrontato le perdite economiche causate dallo stress da caldo estivo alle vacche della Florida quando non è stato fornito alcun raffrescamento, a quelle che dovrebbero verificarsi quando sistemi di raffrescamento, come quelli che compaiono nelle pubblicazioni scientifiche, sono stati messi in pratica e sono stati raggiunti risultati positivi. I ricercatori ritengono che la differenza tra i due scenari rifletta il reddito netto aggiuntivo che si prevede di ottenere quando le vacche sono adeguatamente raffrescate nella stagione calda, e in altre parole, l’azienda dovrebbe pagare meno “tasse per lo stress da caldo“.

Quando lo si traduce in numeri, si può affermare che l’uso di sistemi di raffrescamento può ridurre le perdite annuali nella produzione di latte per vacca dai 1.600 litri, quando non si pratica il raffrescamento, a 200 litri, quando le vacche sono adeguatamente raffrescate. In termini economici, l’uso di questi sistemi riduce le perdite di reddito annuo per vacca, causate dallo stress da caldo estivo, da $ 700, quando le vacche non sono affatto raffrescate, a 125 $, quando le vacche sono adeguatamente raffrescate. Si può concludere che un adeguato raffrescamento delle vacche in Florida può contribuire a un’addizionale produzione di oltre 1.400 litri di latte e a un aumento di 500 $ di reddito per vacca, annualmente. In altre parole, il “pagamento delle tasse” da parte di un’azienda agricola in questo caso è stato ridotto dell’80%.

Negli ultimi anni, ho partecipato a diversi progetti sul raffrescamento in Italia, così come in molti altri paesi, come Messico, Argentina, Brasile, Spagna, Turchia, Russia e Cina. I dati di questi progetti sono stati recentemente trattati e pubblicati in articoli di riviste per gli allevatori in diversi paesi.

Sulla base dei risultati di questi progetti, si può notare che, adattando le procedure di raffrescamento alle condizioni di ciascun allevamento abbiamo contribuito ad un aumento del 6-10% nella produzione annua di latte per vacca, ridotto della metà la diminuzione estiva del tasso di concepimento e migliorato del 5-10% l’efficienza della conversione degli alimenti in latte.

Analogamente ai dati presentati precedentemente in questo articolo, anche in questi progetti è stato dimostrato che un intenso raffrescamento delle vacche in estate potrebbe ridurre di 200-500 $ la “tassa sullo stress da caldo” che sarà pagata annualmente dall’allevamento. In altre parole, un adeguato raffrescamento delle bovine può ridurre la “tassa estiva” dell’azienda di oltre il 50%.

In conclusione, il presente articolo indica che il pagamento delle tasse da parte degli allevamenti in diverse regioni del mondo può essere significativamente ridotto quando l’azienda implementa mezzi di raffrescamento durante estate. Investire in questi sistemi significa sostenere uno degli investimenti più proficui che gli allevamenti in tutto il mondo possano fare, che possono essere restituiti in meno di due anni, dopo di che l’azienda smette semplicemente di pagare il doppio delle tasse in estate.