Nel mio peregrinare tra le aziende, mi trovo spesso coinvolto in considerazioni che preludono o dovrebbero preludere a decisioni da parte del titolare. Decidere significa indirizzare, scegliere tra almeno due alternative, abbandonare un collaboratore, un fornitore, una metodologia per aderire ad un nuova soluzione che reputiamo più convincente per risolvere un problema.
E qui viene il bello. Quello delle decisioni è spesso uno scoglio difficile per un buon numero di aziende. Le decisioni, piccole e grandi, implicano la disponibilità di dati ed informazioni necessarie a “pesare” le alternative possibili. Non è infrequente che l’azienda non disponga delle informazioni minime necessarie per decidere. In altre situazioni, pur non mancando dati ed informazioni, si decide a prescindere da essi. Sembra che le decisioni siano già prese a prescindere; talvolta si desidera piegare i dati ad una decisione già presa.
A volte le decisioni vengono costantemente rimandate. In pratica il tempo deciderà per noi; non decidere, in fondo, è già una decisione.
Dato che ogni azienda, comunque vadano le cose e fintanto che sarà possibile, arriva a sera a prescindere dalle decisioni prese, solo pochi hanno consapevolezza del proprio percorso decisionale. A volte le decisioni sono talmente “ruminate” da aver perso la loro consistenza ed il loro significato.
Tempo addietro, una persona di grande esperienza mi disse che chi ha una responsabilità deve usarla e decidere. In fretta, se possibile, perché altrimenti, domani, le decisioni da prendere saranno troppe.
Mi rendo conto che taluno potrà pensare che il discorso si va facendo troppo filosofico e fumoso. Eppure, posso affermare di essere quotidianamente testimone del bene ma anche degli scempi che possono derivare da tali processi. E mi pare di assistere ad un numero non irrilevante di decisioni “sbagliate”, che costituiscono un danno all’azienda agricola. A volte mi chiedo come sia possibile per questo nostro settore poter prosperare in presenza di così tante e diffuse decisioni non corrette.
Faccio ora qualche esempio di decisioni che possono favorire o deprimere il reddito dell’impresa.
- Il livello genetico medio dei tori frisoni utilizzati per le fecondazioni registrate in Italia, è davvero scarso; pur a fronte di una disponibilità quanto mai interessante di tori di alto valore. Quando entreranno in latte, nella media, le figlie di tori “scarsi” produrranno un reddito significativamente inferiore a quelle dei migliori tori disponibili.
- Dipendenti, collaboratori e professionisti. Se non aiutano a produrre reddito, devono essere sostituiti. A volte sembra che non si voglia chiudere il cerchio dei ragionamenti.
- Fornitori: si preferisce pensare a loro come ad una figura irreale; come se il fornitore fosse un novello filantropo che svolge il proprio mestiere ad esclusivo beneficio del prossimo=cliente. Ci piace pensare di essere al primo posto nel cuore del nostro fornitore. Come sono amari i risvegli da questi sogni!
- Procedure aziendali: muoiono vitelli e non si cambia; la fertilità è scarsa – i dati del nostro Paese lo dicono da diversi anni- e non si decidono cambiamenti; le zoppie aumentano e si aspettano tempi migliori; mastiti e cellule somatiche da tempo vanno per la loro strada e nulla viene approfondito.
Le aziende di domani – ma anche di oggi – che corrispondono a quelle che hanno il reddito come proprio obiettivo e non deviano mai, per nessuna ragione, da questo indirizzo, prendono quotidianamente decisioni di varia portata, a volte facili, altre volte più sofferte, supportate da dati ed in modo coerente rispetto all’obiettivo di redditività.
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