Introduzione
I sistemi per il raffrescamento delle bovine da latte più comunemente utilizzati nei paesi industrializzati sono basati sull’utilizzo combinato di sistemi di aspersione di acqua, che servono a bagnare gli animali, e di ventilatori. Tali sistemi sono normalmente posizionati nella sala di attesa pre-mungitura ed in prossimità della corsia di alimentazione. I sistemi di erogazione dell’acqua installati in prossimità delle corsie di alimentazione in passato venivano fatti operare in continuo durante le ore di luce mentre ora sono più spesso attivi solo durante momenti specifici della giornata che coincidono con quelli in cui la maggior parte degli animali presenti in stalla si dirige e staziona in prossimità della corsia. Questa pratica consente di risparmiare energia e acqua e riduce pertanto i costi e l’impatto ambientale di tale pratica.
L’ampiezza degli effetti negativi del caldo sulla produzione di latte e sulla fertilità dipende dalla gravità dello stress termico. Il migliore indicatore della gravità dello stress termico è rappresentato dalla temperatura corporea. Tuttavia, una singola misurazione al giorno della temperatura corporea, come riportato in molte pubblicazioni scientifiche, non è sufficiente a stimare la gravità dello stress termico, perché questa dipende effettivamente sia dall’intensità sia dalla durata dello stress termico. Inoltre, l’aumento della temperatura corporea dipende fortemente dal momento in cui viene misurata: è superiore prima e inferiore dopo un periodo di raffreddamento. Esperimenti condotti di recente in Israele hanno dimostrato che le differenze tra gli allevamenti che applicano un raffrescamento efficiente o meno dipendono dal numero di sessioni di raffrescamento applicate quotidianamente e dalla durata di ogni singola sessione (la durata ottimale di una sessione è stimata in 45 minuti). È stato stimato che un raffrescamento di circa 6 ore al giorno, che comprende sia il raffrescamento applicato nella zona di attesa prima di ogni mungitura e tra le mungiture, nonché sessioni di raffrescamento applicate lungo la linea di alimentazione, è ottimale per minimizzare l’aumento della temperatura corporea. Si è riscontrato che un regime minimo di raffrescamento di tre sessioni non sia ottimale per vacche ad alta produzione di latte (resa annua di latte di circa 11.000 kg di latte all’anno) perché non evita lo sviluppo di ipertermia (circa 40,5 ° C, rispetto ad una normale temperatura corporea 38,5 ° C). Viceversa, un numero compreso tra cinque e nove sessioni di raffrescamento al giorno risulterebbe in grado di limitare efficacemente l’aumento della temperatura corporea.
Indicazioni operative su come migliorare l’efficienza del raffrescamento delle bovine da latte nel periodo estivo
(A) Intensificare il raffrescamento pomeridiano. Diversi studi hanno dimostrato che durante l’estate la temperatura corporea della bovina presenta valori più elevati nelle ore del pomeriggio e della prima serata più che in quelle della mattina. Questo è un punto importante, perché anche solo poche ore di innalzamento della temperatura corporea al giorno possono compromettere la funzione degli oociti e mettere in pericolo la fecondazione, con conseguente rischio di calo significativo del tasso di concepimento. L’aumento della temperatura corporea è anche associato a calo dell’assunzione di alimento, che spiega in parte significativa il calo della produzione di latte durante l’estate. Pertanto, intensificando il raffreddamento nelle ore pomeridiane risulta utile a migliorare la produttività/l’efficienza riproduttiva delle bovine durante il periodo estivo.
(B) Raffrescamento notturno. Nelle aree geografiche caldo-umide, i valori elevati dell’umidità ostacolano le perdite di calore da parte degli animali per via evaporativa. Sebbene la temperatura dell’aria scenda nel corso della notte, l’umidità rimane spesso elevata e ciò limita l’efficienza dell’evaporazione. Pertanto, in queste regioni, non è raro registrare valori elevati della temperatura corporea delle vacche in lattazione anche nelle prime ore del mattino. Nel caso di allevamenti che effettuano almeno tre mungiture nel corso delle 24 ore, l’ipertermia corporea durante le ore notturne potrebbe essere minimizzata ricorrendo a una sessione di raffrescamento prima o dopo la mungitura notturna.
(C) Raffrescamento degli animali nel periodo dell’asciutta. La maggior parte delle aziende di bovine da latte non effettua il raffrescamento degli animali durante l’asciutta. Tuttavia, diversi studi hanno dimostrato molto chiaramente che il raffrescamento delle vacche durante l’asciutta si traduce in un aumento della produzione di latte dopo il parto (da +2 a +3 kg/giorno) e in un maggior peso dei vitelli alla nascita.
Migliorare la fertilità in estate
A differenza della produzione di latte, che con un regime di raffrescamento ad alta intensità (vedi sopra) può raggiungere i livelli invernali, il tasso di concepimento estivo viene solo leggermente migliorato dal raffrescamento e resta in ogni caso molto inferiore rispetto a quello invernale. La ragione di ciò sta nella suscettibilità elevata di molti organi/processi riproduttivi nei confronti delle temperature elevate. Tra questi rientrano la maturazione dell’oocita, la fecondazione, lo sviluppo embrionale precoce, l’espressione di geni essenziali, la produzione di steroidi follicolari, la funzione del corpo luteo e la secrezione del progesterone, la secrezione di gonadotropina e altro ancora. Il raffrescamento è comunque utile a limitare l’impatto delle temperature ambientali sulla fertilità e deve tendere all’abbassamento della temperatura corporea. Valori elevati di questa deprimono drasticamente il tasso di sopravvivenza dell’embrione in utero e pertanto si deve cercare di evitarli il più possibile anche prima di eventuali trattamenti ormonali applicati con lo scopo di migliorare la fertilità.
Due approcci ormonali sembrano migliorare la fertilità estiva in maniera significativa: uno applicato prima dell’inseminazione, l’altro dopo. Quella applicato prima dell’inseminazione si basa sulla constatazione che in estate e in autunno la bassa qualità del follicolo preovulatorio e del suo oocita può essere migliorata attraverso la rimozione dei follicoli deteriorati dalle ovaie. Tale rimozione è in grado di indurre l’ovulazione di follicoli freschi e sani. L’induzione di cicli follicolari attraverso la somministrazione di GnRH e PGF2α migliora la qualità degli oociti. Il secondo approccio si basa sulla somministrazione di progesterone per un periodo di 2 settimane dopo l’inseminazione. Questo approccio si basa sulla constatazione che la secrezione di progesterone dal corpo luteo è più bassa in estate. L’utilizzo di un dispositivo intravaginale contenente progesterone a rilascio controllato (CIDR) migliora il tasso di concepimento, in particolare nelle vacche con condizione corporea bassa e/o con problemi sanitari a carico dell’utero. In ogni caso ulteriori ricerche sono necessarie per stabilire il trattamento più efficace per migliorare la fertilità delle bovine durante il periodo estivo.
Autori:
Prof. David Wolfenson, Hebrew University, Rehovot, Israele (visiting professor presso il DAFNE)
Prof. Nicola Lacetera, DAFNE (Dipartimento di scienze e tecnologie per l’Agricoltura, le Foreste, la Natura e l’Energia) Università della Tuscia, Viterbo, Italia
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