Che le performance riproduttive di molte stalle siano al disotto di quelle che sono le aspettative (il quasi mitologico vitello all’anno per vacca) è un dato che ormai da ogni parte ci viene ripetuto da molti anni (addirittura ho visto un documento relativo ad una riunione tecnica organizzata dal ministero dell’agricoltura e che aveva come titolo:”I problemi riproduttivi della vacca da latte” risalente al 1934). La cosa che però troppo spesso nessuno ci dice, è come poter migliorare questi dati e quindi migliorare l’efficienza della stalla.
Penso di poter dire senza troppi dubbi, che il primo aspetto su cui si deve lavorare molto è la rilevazione dei calori: troppe vacche in calore non vengono viste e quindi non vengono fecondate. La prova di questo, è il diffondersi sempre più massiccio di sistemi di rilevazione più o meno automatica dei calori. Per nostra sfortuna però, non è sufficiente individuare le vacche in calore, ma è anche necessario effettuare la fecondazione in un preciso arco temporale, ovvero dobbiamo fare in modo che vi sia una giusta sovrapposizione temporale fra l’ovulazione e la presenza dello sperma. Forse allora è meglio ribadire alcuni concetti sulla fecondazione artificiale che ci sono stati insegnati al corso di f.a., ma che spesso poi vengono dimenticati. Il primo e più importante è: la vacca è sicuramente in calore quando accetta la monta. Cosa significa questa affermazione: che non si può decidere di fecondare una vacca perché ad esempio questa scavalcava un’ altra il giorno prima o perché in sala non ha mollato il latte o perché perde del muco vaginale. Infatti ad esempio, è vero che un buon numero di vacche prima di accettare la monta tendono a scavalcare le altre, ma non sempre. Se così non fosse, vorrebbe dire che ad esempio per poter vedere una vacca in calore in un allevamento ce ne deve essere almeno un’altra prossima al calore stesso e ciò significherebbe per gli allevamenti medio piccoli una difficoltà della rilevazione enorme. Anche la perdita di muco (la cosiddetta filata), in alcuni casi si può avere anche da parte di vacche gravide (a volte lo fanno ad esempio quelle che trattengono l’urina in vagina). Inoltre non è nemmeno vero che se una vacca fila è ora di fecondarla: ci sono vacche che se palpate nei due giorni prima del calore producono già del muco, a volte anche in quantità abbondante. Quindi diventa fondamentale riuscire ad individuare con maggiore esattezza possibile quando un animale sta fermo alla monta ed iniziare da lì a calcolare le famose 12-16 ore che devono trascorrere prima di effettuare la f.a.
A questo punto è chiaro che ove ci si basa sull’osservazione visiva fatta a regola d’arte (tre volte al giorno per almeno 20 minuti per volta e lontano dalla mungitura o dalla somministrazione dell’unifeed), l’individuazione del momento esatto per la f.a è certamente più precisa. Purtroppo però questa pratica è sempre più abbandonata, anche se se ci si ferma un attimo a fare un conto della serva, scopriremmo che investire 20 € al giorno in manodopera dedicata all’osservazione dei calori in una stalla di 100 vacche, comporterebbe una spesa di 7300€ all’anno; ma se questo consentisse la riduzione di 21 giorni aperti medi (cosa probabile), ne deriverebbe un risparmio annuo di 10550€ considerando 5 € il valore di un giorno aperto!
Una prima alternativa alla semplice osservazione è il ricorso a strumenti da applicare in corrispondenza del codone, come ad esempio il gesso colorato o le fiale colorate (tipo Kamar). Questi, se ben utilizzati, individuano solo gli animali che accettano la monta. E’ chiaro che poi se il loro controllo viene fatto almeno due volte al giorno, alle quali equivalgono due diversi momenti di fecondazione, la probabilità di eseguirla nei tempi corretti è elevata (ovvero quelli individuati alla mattina sono fecondati alla sera e viceversa). Per questi tipi di strumenti, si hanno da una parte il basso costo di acquisto e l’alta specificità (dopo qualche tempo di utilizzo si riesce ad evidenziare i falsi positivo anche senza palpare gli animali), e dall’altra la necessità di più manodopera per l’applicazione.
Una seconda grande tipologia di rilevatori di calore sono i misuratori di movimento, come podometri ed attivometri. Questi iniziano ad individuare un potenziale calore, nel momento in cui gli animali iniziano ad essere più irrequieti rispetto al normale. Questo significa che l’accettazione della monta, viene individuata come riduzione di attività. Quindi dalla lettura dei grafici per la scelta del momento di fecondazione, non bisogna tanto guardare la fase di massima attività, quanto quella di riduzione successiva. Ciò significa che se si lavora sul picco di attività, la fecondazione non deve essere fatta 12 ore dopo, ma va ritardata almeno di 3-4 ore . Anche per questi sistemi, il ricorso ad almeno due momenti giornalieri dedicati alla fecondazione garantisce migliori risultati. Le liste di allarme generate possono anche essere utilizzate per concentrare l’osservazione visiva non su tutta la mandria, ma solo su quei capi che lo richiedono. Questo consente di adeguare il momento della fecondazione al comportamento del singolo capo; non va infatti dimenticato che comunque ogni capo è un individuo a sé e che quindi non tutti si adeguano a protocolli standard.
Un altro sistema sempre automatico per l’individuazione delle vacche in calore è quello basato sulla misurazione del livello di progesterone. In questo caso, il software individua inequivocabilmente il calore a seguito della discesa della concentrazione dell’ormone al disotto dei 5 ng. Questo fenomeno si realizza appena si degrada il corpo luteo e quindi con un grande anticipo rispetto al momento della fecondazione. Anche in questo caso, si può ricorrere ad un protocollo standard di attesa rispetto all’allarme (almeno 36 ore), oppure utilizzare l’allarme per concentrare l’attenzione solo su alcuni capi.
In tutti i casi esposti fino adesso comunque, può dare degli ottimi risultati la registrazione del tempo di attesa, le eventuali osservazioni collaterali da relazionare periodicamente ai risultati ottenuti con l’obiettivo di migliorare costantemente il protocollo di lavoro.
L’ultimo sistema di individuazione del calore è quella basata sulla sincronizzazione ormonale. In questo caso l’osservazione non è necessaria, in quanto le fecondazioni sono fatte a calendario. Dato però che non tutte le vacche fecondate si ingravidano, va poi fatta la scelta se proseguire con sincronizzazioni successive, o ricorrere ad uno dei sistemi sopra discussi
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