Nelle zone vocate all’allevamento della vacca da latte, questa attività è quasi sempre associata alla coltivazione del mais, che nelle sue diverse forme (insilato, granella o pastone), rappresenta più del 50% dell’alimento quotidianamente consumato.
Fino agli anni 60, l’unica tecnica di conservazione di questo cereale era l’essicazione, che determinava l’utilizzo della sola granella. Solo in alcuni casi durante il periodo estivo, si ricorreva alla somministrazione del foraggio fresco, il cosiddetto melghino. A partire dagli anni 60 anche in Italia ha iniziato a diffondersi la tecnica dell’insilamento, che ha permesso di ottenere un prodotto ricco in fibra, ma anche di energia, utilizzabile tutto l’anno. In un secondo momento questa tecnica è stata applicata anche per la conservazione della sola granella umida o dell’intera pannocchia; in entrambe i casi il prodotto che si ottiene non ha più nessuna caratteristica del foraggio, ma è un vero e proprio concentrato.
Per la produzione di un buon pastone (sia integrale sia di sola granella), il primo passo fondamentale è la scelta dell’ibrido. Devono essere preferiti quelli con una maggiore propensione alla produzione di granella, caratterizzati però anche da una perdita di umidità non troppo rapida. Infatti il momento della raccolta (dalla metà di agosto in avanti) in alcuni casi si sovrappone alla produzione di trinciato e questo può causare dei problemi di reperibilità del contoterzista. Quindi una finestra di raccolta più ampia, può garantire l’ottenimento di un prodotto migliore. Per quanto riguarda l’epoca di semina, sicuramente le semine primaverili (primo raccolto), hanno un potenziale produttivo maggiore. Potendo quindi, è meglio dedicare i secondi raccolti alla produzione di trinciato ed i primi a quella di pastone. Indipendentemente dall’epoca di semina, va sempre previsto il trattamento insetticida per il controllo della piramide ed in alcuni casi anche della diabrotica. In particolar modo la prima, può causare danni alla coltura in atto sia quantitativi, sia qualitativi. Numerose prove sperimentali hanno dimostrato che l’incremento produttivo legato al trattamento insetticida, garantisce sempre la copertura delle spese e in molte annate come la scorsa, anche molto di più.
Nel caso poi del pastone integrale, la raccolta di una coltura sana, garantisce l’ottenimento di un prodotto a più alto contenuto in amido, in quanto meno cime vengono trinciate insieme alla pannocchia. La scelta del momento della raccolta deve essere fatta monitorando l’umidità della granella. In entrambe i casi si può iniziare quando l’umidità varia fra il 35 ed il 40%. Nel caso di pastone di sola granella, è meglio orientarsi verso un prodotto più asciutto, in modo che durante la trebbiatura non si verifichino troppe rotture dei chicchi. Questo fenomeno infatti, oltre a ridurre la quantità di prodotto, ne riduce anche la qualità: al tutolo resta attaccato il germe, ricco sia in grassi, sia in proteine. Una volta trebbiata, la granella deve essere immediatamente macinata e subito dopo insilata. Per poter procedere in maniera rapida, è fondamentale che tutto il cantiere sia correttamente dimensionato: il mulino deve poter lavorare rapidamente il prodotto man mano che questo arriva. Anche la logistica poi non è da sottovalutare: per velocizzare l’insilamento, la macinatura deve essere fatta in prossimità del silo e su una superficie pulita, così da non imbrattare con terra il prodotto che altrimenti potrebbe avere problemi di corretta fermentazione, oltre che diventare una possibile fonte di clostridi per le vacche. Anche nel caso di pastone integrale non bisogna eccedere con l’umidità, in quanto la trincia può non essere in grado di soffiare il prodotto nel carro, dato l’eccessivo peso specifico. Per questo tipo di prodotto non sono necessarie altre lavorazioni prima dell’insilamento, ma è fondamentale controllare il risultato della raccolta. Il prodotto deve essere sfarinato il più possibile e non vi devono essere eccessive perdite in campo (normalmente sono dovute ad un’eccessiva velocità di avanzamento). L’insilamento per questi prodotti è fondamentale: l’alto valore del prodotto infatti, comporta perdite economiche considerevoli dovute ad errate fermentazioni, anche se queste riguardano piccole quantità di prodotto. Quindi se il prodotto è posto in silo a trincea, deve essere compresso perfettamente così da evitare la formazione di cappello. Importantissima è anche la corretta copertura, che deve garantire la rapida creazione di un ambiente anaerobico. Dove possibile quindi è meglio ricorrere al posizionamento di due teli lungo le pareti che vengono poi riuniti al disopra della massa, non prima però di aver posizionato anche il film trasparente. Una volta coperta la trincea, va mantenuta una pressione il più possibile diffusa ed omogenea (si può usare terra, ghiaia o balloni di paglia).
Dato l’alto valore del prodotto, un’alternativa di insilamento economicamente valida, è quella dell’insaccamento all’interno di silobag (i cosiddetti salami) con apposite macchine. In questo caso normalmente il risultato è molto buono, ad eccezione del caso in cui il prodotto sia troppo secco e determini la formazione di sacche d’aria. Va posta attenzione al non eccedere con la pressione, perché i gas di fermentazione che si formano, nel caso in cui il telo sia già eccessivamente teso, possono provocarne la lacerazione. Buona norma è praticare dei piccolo fori da cui questi gas possono uscire. Naturalmente dopo un paio di giorni questi fori vanno chiusi con apposito nastro, in modo da evitare l’ingresso di aria.
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