Le nuove proposte normative relative al valore della tariffa omnicomprensiva delineano il percorso di analisi che sarà seguito. In particolare, la distinzione degli importi in base a “potenza” e “dieta” richiede di impostare il modello di valutazione distinguendo i progetti per le due categorie di biomassa che interessano maggiormente le imprese agro-zootecniche (a. prodotti di origine biologica, b. sottoprodotti di origine biologica) e per i tre scaglioni di potenza (da 1 a 299 kW, da 300 a 599 kW e da 600 a 999 kW). Dalla combinazioni di queste due variabili, si possono costruire due principali scenari, in cui considerando una potenza crescente installata che passa da 100 kW a 999 kW, si modifica la dieta di alimentazione, secondo le opportunità indicate dalla norma:
- Scenario 1) dieta a insilato di mais prodotto in terreni aziendali ed extra aziendali;
- Scenario 2) dieta composta da refluo zootecnico.
Scenario 1: dieta composta da insilato di mais aziendale ed extra-aziendale
I costi totali di esercizio per gli impianti di potenza intorno a 100 kW si attestano sui 0,238 euro/kWh, registrando, poi, una diminuzione lungo l’asse delle potenze (figura 1). Intorno a 370 kW, il costo si assesta intorno a 0,20 euro/kWh, mantenendosi costante fino ai 999 kW, con un leggero incremento dovuto soprattutto all’incidenza delle spese di logistica per il trasporto della biomassa e del digestato finale in terreni esterni per lo spandimento. In base alle tariffe incentivanti proposte, questo scenario comporta innegabili rischi nella progettazione; infatti, solo entro i 300 kW (si ricorda essere la soglia in cui si ha il valore di tariffa massimo), la differenza tra ricavi e costi è accettabile e, nello specifico per impianti di potenza installata > 100 kW; inoltre, si nota con chiarezza che il recupero del calore diventerà decisivo per la convenienza economica, proprio perché avrà una tariffa specifica di incentivo. La rischiosità, tuttavia, rimane alta proprio per il contenuto margine di profitto che si potrà ottenere.
Scenario 2: dieta composta da refluo zootecnico
Uno scenario differente dai precedenti è relativo alla progettazione di un impianto alimentato a soli reflui zootecnici, nel rispetto delle indicazioni della normativa. Tuttavia, si è ritenuto opportuno ipotizzare per la simulazione, potenze di impianto inferiori a 650 kW, proprio perché il fabbisogno di reflui per valori superiori richiederebbe un numero di capi difficilmente reperibile in singoli allevamenti in relazione alla realtà media nazionale (figura 2). Il costo totale di gestione diminuisce in modo sensibile aumentando la potenza installata, ricordando, inoltre, che si è attribuito un valore sia al potere fertilizzante del refluo, sia al trasporto esterno della fase solida del digestato. In base alle indicazioni delle tariffe incentivanti, probabilmente questo scenario risulta essere quello che fornisce le condizioni economiche di maggiore convenienza, anche per impianti di potenza molto contenuta (< 100 kW), come pure per quelli a potenza media (intorno a 500 kW) anche se la tariffa si contrae; si evidenzia, tuttavia, che la gestione di un impianto a solo refluo comporta una progettazione iniziale ed una logistica di approvvigionamento (nello specifico, sistemi di pompaggio del liquame direttamente dalla stalla) che rende poco flessibile lo stesso ad eventuali modifiche della dieta.
Alcune note di sintesi di prospettiva futura
Dall’analisi dei risultati emersi dalla comparazione di impianti per la produzione di biogas e di energia a potenze crescenti e a diete con matrici composite, si possono proporre alcune riflessioni conclusive in un’ottica di impresa. Indubbiamente, si può asserire che la produzione di energia rinnovabile attualmente può risultare un’occasione per gli agricoltori che possono trovare nuovi sbocchi, soprattutto, per i sottoprodotti e gli scarti/reflui agro-zootecnici e, nel contempo, differenziare le forme di reddito. Da quanto emerge dalle proposte delle nuove tariffe incentivanti, gli scenari che sembrano offrire le migliori condizioni di convenienza economica sono quelle relativi ad impianti di potenza di 300 kW ed alimentati solo a reflui zootecnici; da queste preliminari analisi si intravede ancora una certa redditività per gli impianti di potenza compresa tra 300 e 599 kW (quale secondo scaglione della tariffa incentivante) alimentati a solo insilati, ma con la esclusività di quelli prodotti in azienda. Tuttavia, l’imprenditore non deve commettere l’errore di pensare che le presenti analisi di convenienza, frutto di un esercizio teorico e bibliografico, possano essere estrapolate e riportate in qualsiasi contesto rurale. Le modifiche di alcuni parametri relativi alle principali variabili (ad esempio, l’aumento della distanza dei trasporti, i costi degli affitti dei terreni e della concessione per lo spandimento del digestato, il costo del denaro per leasing e/o per mutui, ecc.) possono incidere sensibilmente sulle “performances” economiche degli impianti Proprio alcune di queste condizioni potrebbero essere la causa di riduzione del margine di profitto dell’impresa, compromettendo la convenienza economica complessiva dell’operazione di investimento.
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