I cittadini europei, ad eccezione di qualche Stato membro dove la democrazia è piuttosto relativa, non hanno la consapevolezza del fatto che avere in mano una tessera elettorale, denaro e libero accesso all’informazione dà un potere inaudito che, nella storia dell’uomo, non si era mai visto.

C’è da dire che questa riflessione ha un senso solo per gli Stati democratici dove la gente può liberamente informarsi, esprimere la propria opinione e votare per eleggere il politico dal quale vuole essere rappresentata, e dove un’ampia disponibilità e potere d’acquisto di merci dà la possibilità al cittadino, quando entra in modalità consumatore, di comprare quello che gli pare.

È anche vero che la diseguaglianza sociale ed economica sta privando un numero sempre crescente di persone di tante libertà, ma se la gente acquisisse la consapevolezza della sua forza le cose potrebbero rapidamente cambiare.

Nell’affrontare questo argomento mi viene sempre da pensare al paragone con quelli che adottano dei cuccioli di feroci carnivori selvatici, come leoni, tigri, lupi e quant’altro. Non passa giorno senza che sui social vengano diffusi reel dove si vede una persona apparentemente assalita alla spalle da questi animali che, in realtà, anche da grandi si sentono cuccioli e vogliono giocare con il loro “padrone”. Succede a volte, quando si esagera, che questi grandi carnivori diventino consapevoli delle loro forza e della loro superiorità fisica nei confronti del loro “amico umano”; in questo caso possono diventare estremamente pericolosi, perché l’istinto non ha mai un controllo razionale.

Siamo da poco reduci dal confronto elettorale europeo e da quello in molti comuni italiani: entrambi sono stati vinti a mani basse dall’astensionismo. Non ha votato chi ha perso la speranza e chi, come l’esemplare di un pericoloso carnivoro apparentemente addomesticato, non è consapevole della formidabile forza che ha il diritto di voto.

Abbiamo visto che per i politici privi di senso dello Stato ma ricchi di brama di potere e egocentrismo, l’assenteismo non è assolutamente un problema. Anzi!

La possibilità di scegliere quali merci comprare, è il vero spauracchio per l’industria che produce beni di largo consumo oppure strumentali.

Lo abbiamo recentemente visto e raccontato con il Green Deal Europeo. La spontaneità e bellezza della cosiddetta “protesta dei trattori” italiana aveva coinvolto emotivamente la gente che subito si è alleata con gli agricoltori e gli allevatori in protesta. E’ bastato un attimo perché chi ha a cuore solo gli interessi personali o di partito, e non del bene comune, lanciasse la facile esca agli agricoltori in protesta di scagliarsi contro l’Europa e contro il Green Deal, e questo portasse a perdere il preziosissimo consenso dell’opinione pubblica.

La governance europea, credendo di fare una cosa saggia, in un momento pre-elettorale delicato, ha suggerito di mollare alcuni vincoli sul green e sull’uso degli agrofarmaci sperando così di cavalcare il disagio degli agricoltori per rastrellare voti.

L’industria di ogni ordine e grado, a cui poco interessa il consenso elettorale ma solo il fatturato e il MOL, ha invece capito da tempo che gli europei sono molto sensibili ai temi etici e salutistici del rispetto dell’ambiente, degli animali e della salubrità del cibo.

Nella comunicazione di molte industrie è ormai diffuso il riferimento alla sostenibilità, all’economia circolare e al migrare verso uno stile di vita il più ecologico possibile.

Leggendo la montagna di claim presenti sui prodotti agro-alimentari, e seguendo con attenzione la pubblicità, si ha la certezza che l’industria è andata oltre il Green Deal perché la gente lo vuole ed è propensa ad acquistare prodotti percepiti come poco impattanti sull’ambiente e sulla dignità di persone e animali.

Non siamo certi se il consumatore sia disposto a spendere di più per questi prodotti, ma sicuramente sceglie le aziende più etiche.

Rimane ora solo da parlare del diritto all’informazione che nei paesi democratici non è negato a nessuno ma che spesso è danneggiato dalla disinformazione e dalle fake news. Assistiamo ormai inermi alle falsità veicolate dalla Rete e allo screditamento sistematico che alcuni giornali fanno di fatti e persone ai soli fini di vendetta o di propaganda.

Ne percepimmo la potenza e la violenza con quello che allora fu chiamato “metodo Boffo” e che taluni ricordano ancora. Per chi non ne ha memoria, brevemente lo descriviamo.

Tra agosto e settembre 2009 Il Giornale, allora diretto da Vittorio Feltri, si scagliò contro Dino Boffo, direttore del quotidiano Avvenire, probabilmente per “convincerlo” a non scrivere roventi editoriali contro Silvio Berlusconi.

La squallida vicenda costò a Vittorio Feltri una sospensione temporaneamente dall’Ordine dei Giornalisti e a Boffo le dimissioni da direttore, anche se poi fu completamente scagionato dalle accuse de Il Giornale.

Troviamo su Wikipedia forse la migliore definizione del cosiddetto metodo Boffo che testualmente riportiamo: “Metodo Boffo è una locuzione utilizzata nel linguaggio politico e giornalistico per indicare una campagna di diffamazione a mezzo stampa che si basa su fatti reali uniti a falsità e illazioni, il cui scopo è screditare un avversario politico, ma, soprattutto, per creare un diversivo mediatico per spostare l’attenzione dell’opinione pubblica da temi altrimenti scomodi“.

L’espressione “metodo Boffo” è entrata nel gergo della politica italiana, diventando sinonimo di “macchina del fango” e venendo citato per trattamenti simili subiti da altri personaggi politici italiani.

Il diritto alla verità è inalienabile ma lo Stato lo deve difendere con ogni mezzo; non solo con indagini e sanzioni, ma soprattutto favorendo il dialogo e la cultura.

Le dittature non promuovono la cultura perché sottomettere un popolo che pensa e ragiona è estremamente difficile.

Per cui cari concittadini, la vera protesta non è non votare ma votare sempre e comunque, comprare solo merci che soddisfano le aspettative etiche e salutistiche che ci si è dati e imparare a distinguere il vero dal falso riguardo quanto dicono coloro che arringano la gente e relativamente ai fatti che i media abbondantemente dispensano.