I prezzi delle materie prime e la loro instabilità negli ultimi due anni hanno costretto gli allevatori ad analizzare criticamente le strategie nutrizionali e colturali adottate con lo scopo di migliorare od ottimizzare l’efficienza alimentare ed economica delle aziende zootecniche.

In questo senso, il massimo impiego in razione di alimenti e foraggi aziendali, rappresenta una scelta obbligata soprattutto per ridurre la dipendenza dal mercato e garantire efficienza fisiologica delle razioni e funzionalità ruminale. I foraggi sono però estremamente variabili per quanto riguarda la loro composizione (tenore in proteina e fibra), influenzando – e spesso limitando – il potenziale di ingestione di sostanza secca da parte degli animali. Per questo, non tanto la tipologia di foraggio (leguminosa, graminacea, insilato o affienato) ma la loro qualità e la loro salubrità sono strategici in un’ottica di massimo impiego di foraggi nelle razioni.

Questo aspetto viene esaltato soprattutto dall’impiego dei moderni modelli dinamici di razionamento, che necessitano di molti parametri analitici per una corretta formulazione. Nella pratica però molti dei parametri necessari vengono controllati solo raramente, in quanto costosi e spesso variabili da un punto di vista analitico. Per questo spesso ci si affida a valori tabulari non sempre riferibili alla realtà in cui si opera. Quasi sempre infatti i database disponibili provengono da una raccolta di foraggi fatta in altri paesi caratterizzati da climi diversi (INRA, AFC, NorFOR) oppure da altri continenti (NRC, CNCPS). I foraggi possono essere caratterizzati per parametri “nuovi”, quali la digeribilità e la velocità di degradazione dell’NDF nel rumine, in quanto si ritiene che questi ultimi permettano una sempre più affidabile valutazione dei foraggi. Purtroppo i dati “Italiani pubblicati” a nostra disposizione sono limitati e poco completi. Per questo, negli ultimi tre anni, nel nostro Istituto sono stati caratterizzati ed analizzati circa 180 foraggi (fieni di medica, fieni di loietto, fieno di prato, insilati di cereali autunno-vernirni, di sorgo e di mais) raccolti in diversi allevamenti della Pianura Padana.

Confrontando i nostri dati con quelli USA è stato possibile evidenziare come i foraggi campionati in Pianura Padana siano mediamente raccolti in fasi di maturazione più avanzata, con valori di proteina più bassi e fibre superiori nel caso dei fieni di medica, di loietto e per gli insilati di sorgo e di cereali autunnovernini. Al contrario i silomais da noi campionati hanno mostrato una minore contenuto in fibra (ADF e lignina), con livelli di amido simili a quelli dei campioni USA. Oltre alle tecniche di coltivazione (preparazione dei terreni, irrigazione e concimazione), l’ottima qualità dei nostri silomais deriva dall’impiego di nuovi ibridi ad alta produzione di biomassa e con buoni valori di digeribilità della fibra (dNDF e iNDF). I 180 foraggi sono stati caratterizzati anche per parametri “biologici” quali la degradabilità dell’NDF dopo 12, 24 e 48h (dNDF), l’indegradabilità dopo 288 h di incubazione in rumine, (iNDF) e la velocità di degradazione della fibra nel rumine (kd). Da un primo confronto con i dati riportati da autori Americani ed Europei (Paesi Scandinavi, Danimarca, Francia, Belgio) non sono emerse grosse differenze per quanto riguarda i parametri di digeribilità. Utilizzando tutti i parametri analizzati ed una particolare tecnica statistica (analisi delle componenti principali) è stato possibile classificare ogni foraggio campionato per la sua appartenenza ad una specifica categoria o classe foraggera (Figura 1).

Le classi così individuate sono state: Mediche, Silomais ed un generica classe di Graminacee formata dai fieni di loietto e di prato, dagli insilati di cereali autunno-vernini e dai sorghi. Queste risultati indicano come i foraggi appartenenti a quest’ultima classe siano equivalenti da un punto di visa nutrizionale (sia chimico che di potenzialità digestiva). Liberi da pregiudizi, il loro impiego nelle diete per lattifere non dovrà essere legato al fatto che uno di essi venga considerato migliore a priori, ma altri saranno i criteri (agronomici, economici, organizzativi) funzionali al loro utilizzo nelle diete per lattifere.

Su questa base di osservazioni, e dato il costo elevato delle determinazioni analitiche necessarie a caratterizzare gli alimenti, ci siamo chiesti se fosse possibile ridurre il numero di dati utili alla definizione del valore energetico dei foraggi tramite una ulteriore analisi del database. Questa fase ci ha permesso di ricavare un indice di qualità dei foraggi (Forage Score Isan – FSI) che si basa solo su 3-4 parametri (Ceneri, Amido, NDF e iNDF) rispetto ai 7-9 richiesti dai modelli più complessi. Fra i parametri biologici, l’iNDF si è mostrato quello più utile per ottenere una rapida ed accurata valutazione del valore energetico dei foraggi. Va però evidenziata la complicazione della sua determinazione in vivo.

Nel CPM Dairy, la stima della iNDF viene ottenuta moltiplicando il contenuto in lignina dei foraggi per un fattore fisso (2.4). Dalla nostra esperienza, questo fattore non è costante e cambia con la tipologia di foraggio ( in accordo con altri autori). A nostro avviso, data l’importanza di questo parametro la ricerca si dovrebbe indirizzare nella direzione di individuare metodi rapidi di valutazione in vitro dell’iNDF e la successiva calibrazione NIRS. Avendo a disposizione i parametri sopra citati, sarà possibile calcolare il valore energetico dei foraggi applicando la seguente formula.Energia netta latte 3x (Mcal/kg) = 1.797 – 0.036 x (0.112 x ceneri – 0.141 x amido + 0.227 x NDF + 0.170 x iNDF); In definitiva, la formulazione di diete con alto contenuto in foraggi riduce i costi della razione e i rischi associati all’assunzione di diete ad alto contenuto in concentrati da parte degli animali. Per poter formulare al meglio è però necessario conoscere i propri foraggi e non affidarsi solo ai valori tabulari. Meglio investire denaro su pochi parametri Utili ed affidabili condotti su più alimenti.

Figura 1. Classificazione di 180 foraggi raccolti in Pianura Padana in specifiche classi foraggere attraverso l’analisi delle componenti principali. I simboli rappresentano “+” fieni di loietto, “□” fieni di medica, “○” insilati di cereali vernini, “◊” insilati di mais, “Δ” insilati di sorgo.

Figura 2. Relazione fra “Forage Score ISAN” e valutazione energetica (ENL3x) dei 180 foraggi. I simboli rappresentano “+” fieni di loietto, “□” fieni di medica, “○” insilati di cereali vernini, “◊” insilati di mais, “Δ” insilati di sorgo.

 

Autori: Francesco Masoero e Antonio Gallo