Il risultato economico di un’azienda è dato dalla forbice che si genera tra i costi ed i ricavi. Tra questi ultimi è opportuno considerare il ruolo economico della qualità latte. I parametri su cui si basano i diversi sistemi di pagamento possono produrre risultati economici sensibilmente diversi. Mentre la maggior parte dei sistemi utilizza parametri fissi di qualità ai quali rapportarsi, esistono anche importanti esperienze basate su parametri mensili variabili costituiti dalla media mensile del caseificio.
L’impatto della qualità latte sui ricavi totali di un’azienda di vacche da latte può raggiungere anche il 10% dei ricavi dati dalla vendita di latte; per intenderci parliamo di premi di 4 centesimi per litro di latte consegnato. Dunque non è affare di poco conto. Il limite nella comprensione dei risultati che le aziende possono raggiungere è dato dal fatto che, spesso, il valore della qualità viene considerato un’aggiunta e non parte integrante del prezzo di consegna. Chi prende 2 centesimi /litro di qualità è soddisfatto; non sa, tuttavia, se potrebbe puntare a prenderne 3 o 4. Ogni azienda si “abitua” alla propria qualità latte e la considera un dato di fatto, ovvero si accontenta dei propri dati considerandoli congrui con le proprie attese. Non sono poche le aziende che considerano adeguato un cartellino del latte consegnato con il 3.80% di grasso, il 3.42% di proteine, 250 mila cellule e 15 mila di carica batterica. E’ possibile pensare che il limite della stessa azienda possa essere il 4% di grasso, il 3.55% di proteine, 190 mila cellule e 5 mila di carica batterica? Entrambe le aziende hanno dei buoni cartellini, a cui possono guardare compiacendosi. La seconda azienda ha però in tasca 1,5 centesimi al litro in più.
A mio parere è necessario distinguere tra le azioni a lunga gittata, quale è la selezione, e le azioni di revisione della razione alimentare e delle procedure di mungitura.
Ritengo che, intanto, varrebbe la pena dare un’occhiata al PGA (Profilo Genetico Allevamento) della propria azienda. Sarebbe più chiaro se il livello di qualità raggiunto suggerisse se abbiamo raggiunto il limite genetico delle vacche che abbiamo in stalla. Tale limite può peraltro essere modificato attraverso la selezione di caratteri quale grasso, proteine e cellule somatiche. Le opportunità in tal senso sono oggi davvero consistenti sia per la scelta dei tori sia per la possibilità di utilizzare i Piani di Accoppiamento.
Tra le azioni di revisione alimentare, per quanto fondamentale, non si deve pensare alla sola scrittura di una buona razione alimentare. Quando si dice fieno, ad esempio, si è solo dato il titolo ad un capitolo. Così è per tutti i foraggi aziendali o esterni. E’ necessario inoltre poter valutare la tipologia e la qualità delle materie prime utilizzate. Una volta approfonditi e chiariti tutti gli argomenti legati alla qualità dei singoli alimenti inseriti, si passa alla preparazione ed alla distribuzione. E qui si apre un nuovo capitolo. La preparazione di un buon pasto, non termina con la disponibilità di buone materie prime. La cernita dei foraggi, il tempo, la lunghezza e la qualità di taglio nel carro, le modalità di miscelazione, l’umidità della razione, gli orari di distribuzione sono tutti argomenti che fanno parte della revisione della razione alimentare.
Per quanto attiene le procedure di mungitura, cui il livello di cellule somatiche è strettamente legato, confesso di essere stupido dal constatare quanto poco diffuse siano le aziende che mungono bene. Così come mi stupisco nel constatare quanto poco frequentate siano le sale di mungitura. Davanti alla corsia di alimentazione si affollano tecnici e venditori di prodotti e soluzioni. In sala di mungitura è il deserto. Come se non fosse il cuore pulsante dell’azienda. Coraggio, c’è da fare!
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