È sempre difficile orientarsi quando il mercato spinge un certo prodotto. Le dinamiche che si creano fanno perdere di vista il vero valore di ciò che si acquista. La sensazione di tanti allevatori è che i tori genomici siano l’invenzione dei centri di FA per vendere a prezzi superiori dei tori di cui in effetti si conosce il valore genetico fino ad un certo punto.

Detto questo per rispondere correttamente alla domanda è doverosa una premessa. Chi vende per mestiere cerca di fare il suo lavoro al meglio, come tutti, ed è quello di vendere ciò che ha al prezzo migliore per lui. Dall’altra parte sta l’allevatore per il quale la mandria è la principale fonte di reddito. Obiettivo di un bravo allevatore da latte è gestire la sua mandria per far sì che i suoi animali stiano bene e producano al meglio un latte di buona qualità che tutti vogliono comprare e in quantità sufficiente da garantirgli il successo economico che distingue le aziende di buon livello.

La scelta dei tori da utilizzare in azienda per le fecondazioni in questo quadro ha una importanza strategica perché è quella che determinerà il livello di partenza della mandria del futuro, sulla quale andranno ad innestarsi la gestione aziendale con i suoi punti di forza e di debolezza. Quindi resta fondamentale che l’allevatore si chieda quali sono le caratteristiche genetiche per cui vuole migliorare la sua mandria perché in futuro sia meglio di quella di oggi. Questo costituisce il SUO obiettivo di selezione, quello di cui ha bisogno per fare passi avanti con l’azienda. Una volta chiarito questo il gruppo di tori che gli permette di raggiungere l’obiettivo con minori rischi e a minor prezzo è quello che gli serve davvero. Se tra i migliori tori disponibili per un certo obiettivo ci sono anche tori genomici sarebbe un opportunità persa non utilizzarli. Scegliere un gruppo e non un singolo individuo permette di tutelarsi dal rischio che le variazioni che fanno parte di tutti i sistemi di valutazioni genetiche influenzino il risultato finale. Il valore medio del gruppo, soprattutto se costituito da soggetti appartenenti a categorie e generazioni diverse, è stabile nel tempo, molto di più dell’indice genetico di un toro singolo.

Ma che cos’è un toro genomico esattamente? Un toro genomico è un toro di cui non si hanno ancora figlie in produzione il cui indice genetico è stato stimato in base al suo profilo a livello di DNA e dal valore che si stima essere associato a questo profilo in base a quanto osservato e misurato sui tori di cui si conosce sia DNA che valore genetico basato sulla produzione delle figlie. L’attendibilità di un indice geneomico è quella di un toro che 10-15 figlie in produzione. Rispetto al passato la genomica consente oggi quindi ad un allevatore di scegliere fra tre prodotti diversi:

  1. il toro provato (estero o italiano) il cui indice è stimato sulla base delle performances delle figlie;
  2. il toro genomico (estero o italiano) il cui indice è stimato sulla base del suo DNA;
  3. il toro in prova di progenie che è un toro che sta al di fuori del mercato e che viene distribuito sulla popolazione casualmente per stimare il suo valore quando le figlie entreranno in produzione. Oggi, tutti i tori in prova di progenie hanno indice genomico. L’attendibilità dei tori provati è superiore all’80%, quella dei tori genomici intorno al 70% e quella dei tori in prova di progenie è anch’essa intorno al 70%.Avere la possibilità di scegliere è molto importante e oggi, grazie alla genomica, si puo’ scegliere sulla base di valori molto piu’ attendibili rispetto al passato. Per decidere cosa utilizzare sulle proprie vacche resta di fondamentale importanza sapere quello che serve per il futuro dell’azienda.