Dal dicembre 2012 sono in commercio riproduttori identificati come “IMMUNITY +” che si dice diano alle figlie più resistenza alle maggiori patologie dell’allevamento da latte. E’ solo l’ennesima trovata commerciale o il vantaggio è effettivo?

Studiando un po’ la bibliografia, questo prodotto è il risultato del lavoro di ricerca sviluppato negli ultimi dieci anni dall’Università di Guelph. Semex Canada ha contribuito al lavoro della professoressa Bonnie Mallard, docente di Immunogenetica presso il Dipartimento di Biopatologia, e il risultaro di questo grosso lavoro è oggi questo bollino per i tori “Immunity +”.

Il lavoro è partito dallo sviluppo di un processo di analisi, chiamato High Immune Reseponse “HIR” (Figura 1), che misura la capacità di risposta immunologica dei soggetti (manze/giovani tori/vacche/tori) e li classifica in tre gruppi:

– soggetti ad alta risposta immunitaria;

– soggetti a media risposta immunitaria;

– soggetti a bassa risposta immunitaria.

In linea generale esistono tre livelli di difese immunitarie:

  • immunità innata
  • immunità cellulo mediata
  • immunità mediata da anticorpi

Figura 1 – Come funziona il test per la misurazione della risposta immune in dettaglio.
tabella genetica

Il test così come è stato messo a punto mira a misurare sia l’immunità mediata da anticorpi (misurando la risposta anticorpale nel sangue per differenza fra il campione iniziale e quello a 14 giorni dall’inoculo degli antigeni) che quella cellulo-mediata (misurando la reazione cutanea all’iniezione) entrambe importanti per difendersi con efficacia dalle patologie più frequenti in allevamento.

Il risultato del test, se fatto dai due mesi di età in su, si è dimostrato immutato nel corso della vita dell’animale, dando prova del fatto che basta un solo test nella vita del soggetto.

L’ereditabilità di questa risposta immunitaria, misurata in questo modo, è stata stimata intorno al 25%, quasi confrontabile a quella dei caratteri produttivi, su un totale di circa 600 vacche in 58 allevamenti.

Gli studi effettuati mostrano che i soggetti classificati come HIR hanno mostrato una riduzione del 27% dei casi di mastite, il 17% per i casi di metrite, il 32% nei casi di ritenzione di placenta, rispetto al gruppo con una bassa risposta immunologica.

Gli studi effettuati sulle vacche hanno inoltre dimostrato che le vacche con una alta risposta immunitaria producevano un colostro più ricco in anticorpi rispetto alla media e rispetto ai soggetti a bassa risposta immunitaria.

Sono attualmente in corso studi di associazione tra marcatori (SNPs) e risposta immunitaria, ma i risultati non sono ancora definitivi.

Dall’applicazione del test sui tori si sono potuti classificare gli stessi nelle tre categorie già viste per le vacche. In particolare, in base alla distribuzione di variabilità dei tori, sono stati classificati come “IMMUNITY+” il miglior  20% dei soggetti.

Ci si aspetta che il toro trasmetta metà del suo valore alla progenie e da questa elaborazione, facendo una media di quanto osservato sulle figlie, ci si aspetta che questi tori “IMMUNITY +” diano figlie con l’8% in meno di patologie rispetto alle altre ,cosa che si traduce in un guadagno di 80 dollari per vacca per anno.

Le ricerche sono tutt’ora in corso: in Canada è attivo un progetto (che dura due anni) per misurare la risposta immunitari di circa 750 vacche figlie dei tori identificati come superiori. Uno degli obiettivi del progetto inoltre, è quello di approfondire la correlazione del profilo di risposta immunitaria e le patologie presenti nelle aziende ed identificare con maggiore accuratezza i geni e gli SNPs ad essi collegati ,utili per l’identificazione genomica dei soggetti ad alta risposta immunitaria.

In Canada il test viene utilizzato negli allevamenti come strumento per migliorare la gestione: fare il test sulle manze permette di identificare da subito gli animali che hanno bisogno di maggiori attenzioni, perchè identificati come soggetti a bassa risposta immunitaria.

Per tutti gli allevatori che vogliano costruire una mandria con una maggiore resistenza alle patologie questa sembra davvero un’ opportunità interessante.