L’uscita dei tori i Dicembre ha mostrato a tutti gli allevatori i quali, nel lontano 2011, avevano scelto di utilizzare i tori genomici per il miglioramento genetico aziendale, che questa strategia ha dato i risultati attesi.

Le analisi dei dati degli indici del 2012 confrontati con quelli di fine 2015 mostrano che il livello medio di superiorità genetica del gruppo dei tori genomici italiani ed esteri (circa 150 soggetti) è stato confermato. Tenendo conto dei cambi di base, il risultato è stato circa 100-150 punti più basso a PFT di quanto atteso e 0 kg per il latte, con una variazione minima e massima intorno alla media in linea con l’attendibilità media dei tori genomici (circa 72%) ed inferiore alla variazione osservata per i tori che, nello stesso periodo, erano in prova di progenie e che erano ancora valutati nella maggior parte dei casi con un indice pedigree dall’attendibilità intorno al 40%.

Quello che questi dati raccontano è che i tori genomici possono essere un valido strumento di miglioramento per tutti.

Rispetto al passato, quello che la genomica richiede è un cambio di strategia complessiva nelle logiche di scelta dei tori.

I tori genomici si rinnovano ad una velocità sconosciuta in precedenza. Nuovi tori vengono messi sul mercato con regolarità praticamente mensile. Anche se sono in gran parte figli delle stesse linee genetiche, il ricambio generazionale si è velocizzato e si possono già utilizzare i nipoti dei tori già usati in precedenza, anzichè i figli, rallentando così l’accumulo di consanguineità.

Non ha più tanto senso comprare i tori due volte all’anno e fare il piano di accoppiamento di conseguenza. Lentamente ci si muove verso una situazione di perenne rinnovamento degli elenchi dei tori tra cui scegliere.

L’ampliamento della base di test di maschi e femmine potenziali madri di toro per la FA a nuove aziende, aumenta la probabilità di individuare soggetti fuori linea portatori di superiorità genetiche.

Tutto questo processo mette a disposizione degli allevatori molti più tori che in passato e molto diversi fra loro e, nel tempo, porta ad individuare con efficacia nuovi tori provati di elevato valore genetico.

Quali strategie utilizzare nella scelta dei tori genomici dunque?

Sono quattro le cose importati da ricordare:

  1. non esiste una quota ottimale di tori genomici da utilizzare. E’ essenziale solo avere chiari i propri obiettivi di miglioramento ed utilizzarli per scegliere tra i tori disponibili quelli che trasmettono la superiorità di cui si ha bisogno e che hanno un prezzo compatibile con il budget di spesa preventivato;
  2. i tori con attendibilità inferiore al 99% vanno sempre utilizzati in gruppi, almeno di 5 tori. Questo garantisce un’accuratezza superiore al 94% anche in caso di un gruppo di soli tori genomici e mette al riparo da risultati inattesi;
  3. utilizzare un piano di accoppiamento. Se l’azienda è iscritta, il piano offerto dalle associazioni allevatori è quello che massimizza l’utilizzo delle informazioni anagrafiche disponibili per la vostra mandria e permette un controllo più accurato della consanguineità e dei caratteri recessivi, per tutte le altre aziende è importante che il piano che utilizzano tenga conto di consanguineità e di tutti i caratteri recessivi conosciuti, compresi gli aplotipi;
  4. la genomica non è solo per le aziende che allevano animali di alto valore genetico per l’industria della FA. Tutte le aziende hanno necessità di scegliere i tori con cui fecondare le vacche. La genomica mette a disposizione di tutti gli allevatori riproduttori di buon livello genetico che nel giro di qualche mese diventano anche abbordabili dal punto di vista dei costi e permettono di migliorare con efficacia le performances delle future vacche della stalla.