E’ palpabile in questi giorni la preoccupazione e la desolazione che ha colto gli allevatori di vacche da latte. Le notizie che si susseguono di drastici abbassamenti del prezzo del latte ritirato, in queste settimane hanno generato il panico. Un conto è chiacchierare di volatilità dei prezzi; altro è viverla sulla propria pelle quella stessa volatilità. Credo che, c pur con diversi accenti, ognuno si sia fatto seriamente la domanda : “Vale la pena per me di proseguire questa attività?”.

La domanda è davvero molto seria e molto profonda in quanto coinvolge una quantità enorme di elementi di valutazione. Agli aspetti di reddito, si sommano le questioni legate ad eventuali mutui o debiti in corso, alla responsabilità nei confronti del personale dipendente, al lavoro di una vita se non, spesso,  di generazioni, alle scelte sull’eventuale capitolo successivo dell’attività, ecc..

Cerchiamo dunque di stare seri e concentrati, evitando che i sentimenti, pur se del tutto accoglibili e comprensibili,  prendano il sopravvento sulle decisioni imprenditoriali. Sbollita dunque la rabbia verso questa situazione da montagne russe vediamo di abbozzare qualche riflessione.

La prima domanda a cui rispondere è: “ a quale prezzo del latte la mia azienda riesce a sopravvivere?”. La risposta a tale domanda non è e non può essere collettiva. Ogni azienda ha una propria situazione, che deve essere sotto il pieno controllo del titolare, e che porta a definire una diversa sensibilità alla variazione del prezzo del latte. Ovviamente la conoscenza della propria situazione potrebbe non essere determinante nel caso che il prezzo del latte fosse collocato a  50 centesimi al litro. A tali livelli, è molto probabile che la stragrande maggioranza delle aziende copra i propri costi e possa conseguire un reddito. La progressiva discesa del prezzo del latte pone fuori gioco un numero sempre maggiore di aziende.

Dunque è fondamentale avere una assoluta chiarezza del punto ove si posizione la singola azienda quanto a costo di produzione del litro di latte consegnato. La conoscenza di tale dato è di vitale importanza. Mi permetto di sottolineare che “conoscere” ha un significato ben diverso da “presumere” o “immaginare”. Dunque, dicevo, conoscere tale dato è fondamentale per prendere le decisioni. Se il mio costo di produzione è di 42 centesimi, potrà essere presa in considerazione una serie di mosse volte a ridurre i costi totali di produzione. Se perdo 6 centesimi per litro di latte, nel caso si desideri non farsi troppo male nel corso di questa tempesta, una possibilità da considerare  potrà essere di ridurre il livello produttivo, che costituisce una variabile nelle nostre mani. In pratica si potrà agire sulla quantità di latte consegnato.

Se il proprio costo di produzione fosse 36 centesimi, le riflessioni da fare potrebbero essere altre, visto che dal 1° Aprile termina il regime delle quote

Ribadisco che la conoscenza dei propri costi è un elemento essenziale per prendere le migliori decisioni. Potrà mai esistere un produttore di scarpe, di frigoriferi o di pasta che, dovendo definire le proprie strategie, possa fare a meno di conoscere a quale costo è in grado di mettere sull’uscio di casa propria il prodotto che vuole vendere?

Mi è capitato più volte di sottolineare quanto importante sia la necessità di guardare dentro i propri costi e, per quanto possibile, di ottimizzarli. Se non per guadagnare, almeno per fare pari o perdere poco.

E se ogni azienda avesse un proprio conto economico ed un proprio budget aziendale?

E se questi strumenti fossero indispensabili per prendere decisioni avvedute?

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