Spesso mi si domanda a che punto siamo sulla selezione per la funzionalità nella Frisona in Italia. Il percorso in questa direzione è cominciato nella selezione della Frisona nel 2001 con lo sviluppo dell’indice per la longevità e per le cellule somatiche, seguito poi dall’indice per la funzionalità di arti e piedi nel 2002. Questi tre indici sono stati inseriti nell’allora nuovo indice di Selezione PFT nel 2004. Nel 2006 è stato sviluppato e introdotto per la prima volta l’indice per la fertilità che è stato inserito nell’indice di selezione nel 2009. Con queste scelte la Frisona Italiana ha di fatto seguito il percorso iniziato dai Paesi Nordici e poi consolidato in tutti i Paesi a selezione avanzata Nord Americani ed Europei.

Negli Stati Uniti sono ormai evidenti i risultati sul tasso di concepimento ottenuti dall’introduzione del tasso di gravidanza delle figlie nel TPI e nel Net Merit. Nonostante i bassi livelli di ereditabilità è possibile scegliere tori miglioratori per gli aspetti legati alle fertilità ed ottenere risultati visibili a livello di popolazione.

Nel resto del mondo il percorso continua con lo sviluppo di basi dati che possano raccogliere in modo sistematico le informazioni sui trattamenti sanitari effettuati sugli animali che è la premessa necessaria allo sviluppo di indici genetici per la resistenza alle patologie metaboliche, riproduttive e podali. Austria, Canada, persino negli Stati Uniti si stanno mettendo a punto sistemi di raccolta dei trattamenti, sia attraverso i software come Dairy-Comp 305 che attraverso sistemi volontari di raccolta dati a cui aderiscono le aziende all’interno degli schemi di controllo funzionale applicati nei diversi stati.

Lavorare per costruire una buona base dati e nel caso di questi caratteri l’operazione è piuttosto complessa perchè richiede una standardizzazione delle definizioni e delle linee guida chiare su come e quando raccogliere i dati. Austria e Germania hanno introdotto la valutazione per i caratteri della salute nel 2011. I caratteri valutati sono stati: la mastite, i disordini riproduttivi precoci (come ritenzione di placenta, la metrite e le malattie puerperali, le cisti ovariche e il collasso puerperale. L’ereditabilità stimata per questi caratteri varia tra il 2 e il 5% e le correlazioni genetiche con gli altri caratteri sono leggermente negative con la produzione di latte e molto positive con la longevità dei soggetti. In Italia su questo fronte siamo ancora agli stadi iniziali. Esistono vari studi che dimostrano l’utilità di questi dati nell’identificare le linee genetiche che mostrano una maggiore incidenza di certe patologie.

In Italia una delle sfide aggiuntive è quella di richiedere un dialogo diverso tra le organizzazioni degli allevatori ed i servizi veterinari. Solo da una collaborazione efficace si potranno gettare le premesse che negli altri Paesi consentono di avere i dati necessari allo sviluppo d’ indici funzionali ancora più completi.

Nella prima generazione può essere mantenuta elevata solo con l’incrocio attento di 3 razze. Il nodo è e rimane la gestione: la scelta è tra quella specializzata di una bovina ad alta produzione a quella “di una volta” che produce buoni risultati solo con animali più rustici e livelli genetici mediocri.