Approfitto e ringrazio dell’ospitalità concessami per iniziare l’articolo con una domanda provocatoria: in futuro noi italiani potremo ancora consumare cibo prodotto nel nostro Paese o sarà proibitivo dal punto di vista economico.
Infatti da una lettura sui consumi si sta verificando che il consumatore italiano si reca nei discount a fare la spesa oppure, come dichiarato recentemente dal patron di Esselunga, acquista prodotti a basso costo come farina, uova, olio etc.
Inoltre è recente un documento presentato da Nomisma dove è indicato che i consumi alimentari in termini di valore dal 2007 al 2013 sono calati del 14%. Segnale che la gente spende meno e compra prodotti a basso costo.
Noi allevatori o agricoltori sappiamo benissimo che certi prezzi praticati dalla GDO non trovano riscontro se si considera un minimo di parametri di qualità o la produzione in Italia.
Assistiamo ad una invasione di latte estero come pure di carne o altri prodotti in cui prima eravamo leader, vedi l’olio, che arrivano a prezzi stracciati per finire sugli scaffali.
E allora fa pure sorridere vedere, in alcuni casi, che la pasta costa come i biscotti a parità di peso!
Penso allora che chi ci dovrebbe tutelare, ossia il Governo, paradossalmente cerchi di incentivare l’importazione di questi prodotti poichè concorrono indubbiamente ad abbassare l’inflazione e consentono all’operaio, per non dire del pensionato, di riuscire a fare la spesa a costi contenuti.
Ma cosi si rischia di fare la fine di quello che è successo con il settore manifatturiero.
Oggi un operaio non può permettersi di acquistare un capo di abbigliamento prodotto in Italia perché troppo costoso e deve quindi scegliere il made in Cina o altri Paesi asiatici.
Non è questo un paradosso!!
E la stessa cosa accadrà anche per l’alimentare: carne polacca , olio spagnolo, latte tedesco, grano canadese o tedesco, suini olandesi e avanti.
Il cibo italiano sarà una nicchia come sta già facendo Eataly, vi si reca lo straniero a fare la spesa, l’italiano va al discount nel proprio Paese.!
Allora per non fare questa fine e rischiare la chiusura irreparabile della nostra zootecnia bisogna aggregarsi, fare sistema, creare sinergie tutti assieme. Non abbiamo bisogno di esportare poiché siamo già deficitari sia di latte che di carne ma dobbiamo produrre a prezzi più bassi nel nostro Paese.
La globalizzazione ci ha indebolito dal punto di vista commerciale perché il nostro Paese, per la sua configurazione, ha necessariamente costi superiori ai Paesi del Nord Europa, ma di contro ha anche delle eccellenze alimentari senza riscontro in altri Paesi. Dobbiamo solo renderle appetibili economicamente al consumatore che in questo momento di crisi è in difficoltà, altrimenti siamo perduti.
Concludo quindi con un invito: cerchiamo tutti di mantenere il distretto che abbiamo creato, scambiamoci notizie e informazioni, creiamo delle cooperative soprattutto al Sud, ma dobbiamo sopravvivere nell’attesa che chi ci governa faccia la sua parte.
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