La produzione di latte bovino del nostro Paese sta crescendo molto, soprattutto nell’ultimo anno. Nel 2020 l’Italia ha incrementato la sua produzione del 4.4%, contro una media europea (EU-27) dell’1.7%. Se da un lato questa è una buona notizia, in quanto si sta rapidamente riducendo l’importazione di latte estero, dall’altro ha sviluppato tensione e preoccupazione che si possano creare a breve degli esuberi che potrebbero avere effetti molto gravi sul prezzo del latte alla stalla. Già ora alcune industrie penalizzano gli allevamenti che conferiscono una quantità di latte superiore rispetto all’anno precedente, addirittura su base mensile.
Prevenire è meglio che curare, per cui è bene fare un’attenta analisi della situazione senza pregiudizi, in modo da prendere eventuali provvedimenti prima che sia troppo tardi. C’è un brutta abitudine nel nostro paese che è quella che sul carro dei vincitori si fa a gomitate per salirci.
E’ quindi assolutamente necessario capire il perché di questo balzo.
Sono aumentati gli allevamenti? Ma non stavano chiudendo tutti per la crisi cronica del settore? Sono diventati di colpo molto più grandi? E’ dovuto ad un incremento della qualità delle materie prime e della capacità di fare le razioni da parte dei nutrizionisti e degli alimentaristi? E’ dovuto al fatto che è finalmente migliorata nettamente la fertilità? E’ stato il miglioramento genetico, specialmente della frisona che è poi la razza delle bovine da latte più allevata in Italia? Oppure l’incremento produttivo è dovuto al diffondersi della terza mungitura?
Secondo i dati pubblicati dalla Commissione Europea, nel 2020 erano presenti in Italia 1.639.000 bovine da latte, mentre nel 2015 ce n’erano 1.822.000. In cinque anni si è quindi verificato un calo di ben il 10%.
Analizzando i dati di ANAFIBJ, ed in particolare il Profilo Genetico Allevamento (PGA), si può notare come nel secondo semestre del 2020 il PFT medio delle frisone italiane iscritte era di 2341, con 351 kg di latte e con un + 0.03 sia di grasso che di proteina percentuale. Nello stesso periodo in Italia sono stati utilizzati tori con un PFT medio di 3796, 1375 kg di latte e con + 0.14 di grasso e 0.12 di proteina. Questo significa che la razza da latte più allevata in Italia ha un potenziale genetico molto elevato e in crescita costante.
Analizzare il genotipo è importante ma ai fini pratici di questo articolo ci concentreremo sul fenotipo di nostro interesse in questo caso, ovvero quello relativo alla produzione di latte.
Per cercare di capire bene la situazione ho chiesto come al solito aiuto alla Dott.ssa Alessia Tondo dell’Ufficio Studi dell’Associazione Italiana Allevatori.
Dalla Tabella 1, relativa alla produzione media pro-capite della Frisona italiana degli ultimi 7 anni e 4 mesi (Gennaio-Aprile 2021), si vede chiaramente come la produzione di latte sia aumentata costantemente dal 2014 ad oggi.
Tabella 1 – Produzione media pro-capite della Frisona italiana nel periodo gennaio-aprile 2021 e DIM. Fonte: Ufficio Studi AIA
La prima domanda alla quale dobbiamo dare risposta è: quanto di questo incremento produttivo è attribuibile ad una riduzione dei giorni medi di lattazione, parametro essenzialmente condizionato dalla fertilità, o meglio dalla riduzione dell’intervallo tra il parto e il concepimento?
Nel 2014, i giorni medi di lattazione (media annuale) erano 193.9 mentre nel 2020 erano 188.9. Una riduzione di 5 giorni medi di lattazione testimonia indirettamente che i days open sono diminuiti molto poco, o comunque non tanto da non giustificare questo grande incremento produttivo.
Nella Tabella 2 è stata analizzata la produzione media della frisona italiana ad aprile. E’ noto che in questo mese si verifica in genere il picco produttivo negli allevamenti. Osservando la tabella si può osservare molto chiaramente come in questo mese, negli ultimi 8 anni, sia aumentata la produzione media, e la netta differenza tra il mese di aprile del 2020 e quello del 2021. Ad aprile 2014 la produzione media era di 30.8 kg di latte a 186 giorni medi lattazione; ad aprile 2021 la produzione è cresciuta di 3.6 kg (arrivando a 34.4 kg), con 195 giorni medi lattazione.
Tabella 2 – Produzione media della frisona italiana ad Aprile. Fonte: Ufficio Studi AIA.
Un altro dato interessante da osservare è l’aumento della percentuale delle bovine che hanno una produzione media superiore a 40 kg (Tabella 3).
Tabella 3 – Percentuale di capi di razza Frisona Italiana con una produzione maggiore di 40 kg. Fonte: Ufficio Studi AIA.
Anche in questo caso, i picchi con la percentuale più alta si verificano durante i mesi di marzo e di aprile (Tabella 4). Facendo i dovuti confronti, nel mese di aprile 2014 i capi con produzione media superiore a 40 kg erano il 17.2% mentre nel 2021 erano il 28.3%, con un incremento quindi dell’11.1%.
Tabella 4 – Percentuale di capi con produzione maggiore o uguale a 40 kg nel mese di aprile. Fonte: Ufficio Studi AIA.
Nella tabella 5 e 6 è stata analizzata la produzione media delle aziende che allevano frisona italiana e partecipano al piano nazionale di selezione genetica. Nel 2020 le produzioni medie aziendali sono state quasi costantemente sopra i 35 kg, con una punta di 37.4 kg ad aprile 2020. Ad aprile 2021 si sono raggiunti i 38.1 kg di media.
Tabella 5 – Produzione media aziendale per mese di controllo di bovine di razza frisona italiana. Fonte: Ufficio Studi AIA.
Tabella 6 – Media mensile delle medie produttive aziendali del mese di aprile. Fonte: Ufficio Studi AIA.
Ultimo dato da considerare è quello relativo alla percentuale di aziende che hanno una produzione media superiore a 40 kg (Tabella 7). Questo valore era considerato qualche anno fa come eccezionale, anche se nella realtà dei fatti nel 2014 tale percentuale oscillava tra il picco del 23.2% del mese di marzo al minimo del 17.7% del mese di agosto. Nel 2021, il picco è stato raggiunto ad aprile (26.9%) e il minimo sempre ad agosto (23.9%), a testimonianza che c’è ancora molta strada da fare per ridurre l’incidenza dello stress da caldo.
Tabella 7 – Percentuale delle aziende con una produzione media superiore a 40 kg. Fonte: Ufficio Studi AIA.
Conclusioni
In questa analisi manca la verifica dell’effetto della terza mungitura, o meglio, come avviene con la mungitura automatica, di un numero di mungiture superiore a due. Analizzando i dati del Profilo Genetico Allevamento di ANAFIBJ, ed in particolare la tabella “trend ultimi 10 anni”, si può notare come, nonostante nel 2019 la frisona italiana abbia “chiuso” a 10097 kg di latte, se si riuscisse a far esprimere completamente il potenziale genetico esse potrebbero produrre circa 1500 kg in più. Pur soddisfatti delle performance tecniche di questa razza, è doveroso chiedersi se questa rincorsa apparentemente senza limiti all’aumento della produzione pro-capite abbia un senso economico o non possa essere un’ulteriore motivazione, una volta raggiunta l’auto-sufficienza produttiva, per rendere completamente commodity il latte destinato alla produzione del latte da bere e dei formaggi non a Denominazione d’origine. E’ bene sempre tener presente (e su questo i dati sono inequivocabili) che il consumo mondiale di latte e dei suoi derivati è in costante crescita, mentre sono in calo i consumi nei paesi occidentali dove i consumatori ricercano prodotti “rassicuranti” nei confronti della loro salute, dell’ambiente e del rispetto dei diritti degli animali. C’è da chiedersi se la vocazione a produrre latte commodity appartenga al nostro paese. L’impennata dei costi delle materie prime a cui stiamo assistendo in questi ultimi mesi deve stimolare qualche seria riflessione sul nostro futuro.
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