E’ di qualche giorno fa la notizia della nascita del nuovo indice genomico (ICS-PR), disponibile solo per i tori di Intermizoo, che promette di creare mandrie capaci di produrre latte con una resa superiore rispetto alla media.

Questo nuovo indice nasce da una lunga ricerca condotta in collaborazione da questo centro di FA che opera da anni sul territorio italiano e l’Università di Padova che nel tempo ha:

  • raccolto i campioni di latte per svolgere le prove separate di caseificazione;
  • raccolto i campioni per effettuare i test genomici di molti soggetti presenti negli allevamenti veneti;
  • messo a punto un sistema di valutazione genetica tradizionale per l’attitudine casearia;
  • identificato i marcatori genetici che sono situati sui cromosomi che ospitano i geni in grado di influenzare positivamente l’attitudinecasearia del latte;
  • messo a punto un sistema di valutazione genomica per l’attitudine casearia del latte.

Il risultato di tutto questo grande lavoro è oggi la possibilità di avere un indice genomico per l’attitudine casearia. L’Indice pubblicato su una scala simile ai caratteri funzionali ANAFIJ, con media 100 e deviazione e standard 5, individua i tori che trasmettono alle figlie la capacità di produrre latte con un’attitudine casearia superiore alla media. I tori con indice superiore a 115, si comunica nella sezione dedicata del sito Intermizoo, trasmettono alle loro figlie una resa del 10% superiore alla media. Questo sembrerebbe suggerire che il valore di una deviazione standard dell’indice sia pari ad un effetto di circa il 3,3% sulla resa.

Ma come è fatto questo indice?

Dagli articoli pubblicati sui giornali di settore, come il Journal of Dairy Science, si conoscono le aree del genoma che hanno mostrato una significativa influenza sull’attitudine casearia misurata attraverso prove di caseificazione. Non sono note, però, le specifiche del modello utilizzato per la valutazione genomica, l’ereditabilità del carattere, l’attendibilità dell’indice ed il valore di una deviazione standard per i diversi tipi di formaggio. L’effetto sulla resa infatti può variare a seconda del tipo di formaggio prodotto. Questo accade perché le variabili coinvolte nel processo di caseificazione sono molte: dal contenuto di caseina, di calcio e altri minerali, al livello di cellule somatiche etc.

Non c’è inoltre alcuna indicazione di come l’indice sia correlato con altri aspetti importanti per la redditività aziendale, come longevità e salute degli animali allevati. L’attitudine casearia, infatti, è solo uno degli elementi che può contribuire a migliorare il reddito aziendale di chi trasforma, ed è quindi importante capire come combinarlo con gli altri aspettti in un programma efficace di selezione aziendale. Come tutti gli indici “privati”, cioè sviluppati all’interno di progetti appartenenti solo ad alcuni e non a tutti, i dettagli sono tenuti segreti perché nessuno se ne possa appropriare. Alcune di queste informazioni, tuttavia, sono essenziali per capire quanto affidabile è lo strumento (l’attendibilità ad esempio) e la sua efficacia in termini concreti (l’ereditabilità in questo caso) nel passaggio da effetto genetico al fenotipo, cioè alle caratteristiche effettive del latte prodotto.

In sintesi, questo nuovo indice sembra una bella novità da utilizzare però con cautela, e non prima di aver approfondito il suo livello di accuratezza, la sua efficacia e le sue relazioni genetiche con gli altri caratteri.

In questo stesso ambito, è disponibile anche l’indice ICS-PR sviluppato dall’ente selezionatore ANAFIJ, uno strumento completo e trasparente che può indirizzare gli allevatori nella scelta di quei riproduttori in grado di trasmettere una superiore redditività in un allevamento che produce latte per la trasformazione.