I motivi per cui ci si interessa della Paratubercolosi, anche detta Johne’s desease, nei grandi e piccoli ruminanti domestici che producono latte, sono sostanzialmente due. Il primo, e più importante, è che l’agente eziologico di questa malattia, il Mycobacteryum avium paratuberculosis (MAP) può contaminare il latte degli animali infetti e resiste alla pasteurizzazione, che solitamente viene fatta a 75° – 85° C per 10-15 secondi. Riguardo ciò la Food Standard Agency della Gran Bretagna, applicando il principio di precauzione, ha stabilito di aumentare il tempo di pasteurizzazione del latte a 25 secondi. Il MAP quindi arriva attraverso la catena alimentare all’uomo dove allo stato attuale delle conoscenze non risulta patogeno, anche se esiste un forte sospetto che sia legato al Morbo di Crohn come fattore eziologico o come concausa. Rodrick j. Chiodini (2011) infatti, grazie ai nuovi terreni di coltura liquidi, ha ottenuto ripetuti isolamenti di MAP dai tessuti intestinali di pazienti affetti da Morbo di Crohn. La seconda ragione è che la paratubercolosi reca ingenti perdite economiche negli allevamenti in quanto gli animali infetti presentano un’infezione, granulomatosa e progressiva, primariamente del piccolo intestino ma anche del fegato e dei linfonodi meseraici. Il MAP colpisce i ruminanti domestici ma lo si può trovare in molti animali selvatici che rappresentano il reservoir del patogeno. Le lesioni intestinali influenzano negativamente l’assorbimento dei nutrienti e a causa della produzione della citochina anti-infiammatoria IL-10 si avrà una ridotta efficienza del sistema immunitario. In un allevamento possiamo avere bovine infette che presentano la forma clinica caratterizzata da diarrea cronica, edema sub-mandibolare, perdita di peso, perdita dell’appetito e anemia o quella sub-clinica dove, in assenza di una sintomatologia evidente, si avranno solo ridotte performance produttive e riproduttive e un’aumenta suscettibilità ad altre patologie.

Le vie principali di infezione sono:

  • Ingestione di feci infette attraverso acqua e alimenti contaminati
  • Ingestione di latte e colostro di animali infetti.
  • Infezione congenita che si realizza nel 20% – 40% dei soggetti nati da madri con forma clinica.

Si stima che una bovina infetta ne possa infettare altre 25. La sensibilità all’infezione è massima nella prima fase di vita (primi 6 mesi) e diminuisce progressivamente fino ai 12 mesi. Dopo l’anno di vita generalmente i soggetti diventano resistenti ma in ambienti fortemente contaminati possono infettarsi a qualunque età.  Le difficoltà nel “gestire” la paratubercolosi sono di tre tipi. La prima è che ad oggi non esiste alcuna terapia e nessuna profilassi vaccinale è possibile. La seconda è che il MAP resiste al freddo, all’essiccazione, all’acidità e ai raggi UV. Può resistere nell’acqua per 48 settimane e nelle deiezioni anche 56 settimane. La terza è la difficoltà diagnostica nell’individuare con certezza le bovine infette, specialmente se sono in fase sub-clinica. Il test di riferimento è la coltura fecale anche se la sensibilità varia dal 20% al 74%. L’ELISA sul siero ha una sensibilità dal 7%al 94% e sul latte dal 21% al 94%. La PCR fecale, spesso utilizzata come test di conferma, ha una sensibilità superiore all’ELISA ma molto variabile (4%-100%). Questa estrema variabilità dipende dallo stadio di malattia in cui si trova la bovina; più è avanzato lo stadio maggiore è la sensibilità dei vari test di laboratorio.

Le perdite economiche in allevamento dipendono sia dalla percentuale di animali infetti che da quante forme cliniche e sub-cliniche sono presenti. La riduzione della produzione di latte è la maggiore perdita degli allevamenti infetti. Wilson et al. (1993) quantificarono una perdita compresa tra 590 a 1270 kg di latte per lattazione e per vacca. Aly et al. (2010) hanno riportato una diminuzione di produzione giornaliera di 2,5 kg/capo nelle bovine positive all’ ELISA e 4,7 kg/capo in quelle positive all’esame colturale. Essendo la paratubercolosi un’infezione intestinale che causa principalmente un ridotto assorbimento di nutrienti ci si aspetta un impatto negativo sull’incremento di peso e sull’indice di conversione o sull’efficienza alimentare. Il valore della carcassa dell’animale macellato subisce infatti una perdita che va dal 10% al 30% (Benedictis et al. 1987, Ott et al. 1999) ma che arriva al 48% per le bovine con forma clinica (kundhal e Nielsen, 2009). Altre voci economiche dove la paratubercolosi ha un impatto negativo sono la ridotta longevità funzionale delle bovine infette per cause dirette (produttive) ma anche per ridotta fertilità e aumentata predisposizione a patologie (Smith et al. 2010).