Sono piuttosto noti gli effetti positivi che l’utilizzo razionale dei pascoli ha sui terreni. In questo articolo proverò a valutare in quale modo questo recupero della risorsa suolo possa essere una vera e propria opportunità anti crisi nel comparto zootecnico. Dimostrerò come proprio i ruminanti possono essere lo strumento di equilibrio di tale gestione.

Gli erbivori ruminanti come rigeneratori di pascoli e terreni agricoli degradati

Osservando ecosistemi naturali semi-aridi si vede come gli animali selvatici pascolino con una densità elevata per unità di superficie. Nonostante ciò, gli ecosistemi interessati sono sopravvissuti per anni senza degrado anche in condizioni di elevata fragilità.

Le abitudini gregarie delle mandrie di animali selvatici hanno un particolare: gli individui si spostano in gruppi densi e si muovono da un sito di pascolamento ad un altro sempre raggruppati. Questo fenomeno è dovuto alla presenza di predatori: gli animali erbivori si mantengono uniti come strategia di difesa e mangiano tutto il materiale vegetale che trovano senza la possibilità di scegliere tra le specie vegetali presenti. In questo modo lasciano una grande quantità di deiezioni in piccole aree, e non torneranno a questo sito prima che le stesse vengano degradate. Questa dinamica offre un riposo alle piante che gli permette immagazzinare riserve nelle loro radici.

Le nostre mandrie domestiche al pascolo, proprio per la mancanza di predatori, hanno modificato le loro abitudini di pascolamento e si distribuiscono in grandi are con la possibilità di scegliere quelle specie vegetali a loro più appetibili.

Confrontando le conseguenze di entrambi i sistemi, risulta evidente che nelle tecniche di allevamento degli erbivori si sia dimenticata un’importante regola che mantiene in equilibrio l’ecosistema: il pascolo turnato, intensivo e con periodi di riposo opportuni.

Inoltre si pensava di risolvere i problemi di degrado ambientale con lunghi periodi di chiusura delle zone a rischio, ma in questo modo si è riusciti soltanto a fermare i fenomeni negativi non avendo una resilienza vera e propria: si è tolto cioè il fattore di disturbo ma non si è aggiunto nessun fattore di rigenerazione. Con la chiusura si ottiene un accumulo di materiale organico che si degrada lentamente e parzialmente e i tempi di recupero del suolo sono molto lunghi.

Non mi soffermerò in questa sede sul terribile effetto delle monocolture agricole che, senza l’aggiunta di elevate dosi di fertilizzanti o letame, sarebbero caratterizzate da una produttività bassissima.

Gli animali erbivori sono fondamentali per risanare suoli degradati e carenti di sostanza organica, per il loro importante compito di devoluzione del materiale raccolto tramite le feci e le urine che, facili da degradare e incorporare, rianimano in modo rapido ed efficiente la vita nel suolo.

Così, la desertificazione non può più essere attribuita alle mandrie di animali che pascolano su un area del pianeta, ma alla gestione sbagliata di quella mandria. Il responsabile è ancora una volta l’uomo.

Il Pascolamento Razionale:

Il pascolamento razionale è una tecnologia moderna di allevamento che trova le sue basi nelle conclusioni sopra citate, ovvero nel fattobche L’uomo deve modificare il modo di gestione della mandria considerando questa fondamentale per l’equilibrio dell’ecosistema pascolativo. Si basa sull’arte di ruotare la mandria con una densità alta (alto carico istantaneo), facendo entrare gli animali solo nelle parcelle che hanno avuto un sufficiente periodo di riposo.

nutriz

Il cambiamento di uno stesso terreno dopo l’inclusione del bestiame gestito con Pascolamento Razionale.

I principi del Pascolamento Razionale e i benefici per l’allevatore:

Fertilizzazione naturale – Aumento della produttività del suolo

Il fatto che la mandria permanga con un’alta densità sulla parcella in uso (in ogni modo con una superficie animale molto più grande di quella stabilita dalle regole del benessere animale), fa sì che le feci e le urine abbiano un grande impatto positivo sulla fertilità e la vita del suolo.

Provo a fare un esempio che illustri questo fenomeno:

Un bovino adulto produce in un giorno circa 8 Kg di sostanza organica, 225 g di azoto e 3.5 g di fosforo.

Nel pascolamento razionale la densità di animali (carico istantaneo), anche se è variabile per ogni progetto, potrebbe essere di circa 120 animali a ettaro, che permangono in quella parcella diciamo per 6 giorni in tutto l’anno. (2 UBA a ettaro/anno)

Si hanno allora 5.760 kg di sostanza organica, 162 kg di azoto e 2,5 kg di fosforo a ettaro in un anno, deposti in poco tempo e in grande quantità. Senza dimenticare il fondamentale ruolo delle deiezioni nella bio catalizzazione della vita del suolo.

Un suolo con un tenore maggiore di sostanza organica ha una migliore struttura, maggior capacità di ritenzione dell’acqua e maggiore offerta in macro e micro nutrienti: questa si misura in un aumento della produttività del 100 % il primo e secondo anno arrivando ad un equilibrio di circa il 400% intorno al quinto anno di applicazione del pascolamento razionale (paragonandolo con il pascolamento libero).

Per quegli allevamenti che alternano cicli di pascolo con cicli di agricoltura, i benefici ottenuti dopo 5 anni di pascolamento razionale, si manifestano con un aumento considerevole della produttività agricola del suolo.

Riposo delle specie vegetali pascolate – Uso efficiente dell’energia e diminuzione dei costi di produzione

Questa è la punta di diamante del metodo del pascolamento razionale: le specie vegetali più pregiate devono avere un riposo tale che permetta loro di immagazzinare le riserve di carboidrati nelle radici per rendere possibile un ricaccio produttivo e sano, ma soprattutto per consentire alle stesse di sopravvivere. Rispettare sempre il punto ottimale di riposo delle piante prima di far entrare gli animali in una parcella è forse la regola principale.

Basicamente nella ricerca di una marginalità maggiore si dovrebbero aumentare gli input energetici a basso costo ed è questo il punto forte del sistema: produrre carne e latte con energia solare.

Un prato permanente impiantato, perenne e bene gestito permette di aumentare la raccolta di foraggio con minime attività dipendenti da energie esterne all’ecosistema: si pensi per esempio alla creazione di riserve foraggere, la mano d’opera per lo spostamento degli animali e qualche integrazione nutrizionale strategica. Queste saranno le voci che costituiscono i costi diretti della produzione. Altro effetto positivo di questa gestione efficiente è poi la possibilità di allungare il periodo di pascolo e la persistenza delle piante.

Controllo naturale sulle “infestanti” – Diminuzione dei costi di intervento agronomici

Non ci piace chiamare infestanti le specie vegetali spontanee indesiderate nel pascolo, scegliamo invece di chiamarle “piante indicatrici”. La comparsa di queste specie, generalmente in un grande numero, ha un suo perché: il loro arrivo indica una situazione di non equilibro che deve essere risolta.

Un esempio potrebbe essere la comparsa dei cardi nelle zone sottoposte a pascolo continuo, i cardi hanno una radice molto forte ed escono in terreni fortemente compattati. Il loro ruolo è quello di scompattare il terreno.

Con l’aumento della materia organica nel suolo, migliorando la sua struttura, si tolgono le caratteristiche che facilitano l’insediamento di queste piante indicatrici (infestanti).

Il mancato uso di lavorazioni, fertilizzazioni e di diserbanti è un aspetto che riduce il costo di produzione e aumenta il margine di guadagno.

Decontaminante atmosferico – Efficienza energetica

Consideriamo l’emissione di gas metano media di un bovino di 3.000 CO2 eq. (Verge, et al., (2008), ”average Canadian beef; Casey & Holden (2006a), Suckler, Ireland). A questo punto per due UBA/ettaro/anno, l’emissione sarà di 6.000 kg CO2 eq/ettaro/anno.

Un prato polifita ben gestito, tenendo conto anche della decomposizione della sostanza organica che si trova nelle deiezioni, trattiene circa 14.467 kg CO2/ha/anno (Schenk, 2001; Harper et all, 1995; LC Pinehiro Machado, 2003).

Il bilancio risulta positivo, con 8.467 kg CO2/ha trattenuti.

Per i nostri allevamenti, l’emissione di ossido nitroso (N2O), metano (CH4) e diossido di carbonio (CO2), che sono i tre principali GEI del comparto, costituiscono perdite di nitrogeno, energia e sostanza organica che ne diminuiscono complessivamente l’efficacia produttiva.

Impatto ambientale – Le iniziative Europee di finanziamenti e premi

Senza commentare nè giudicare quanto siano giuste o opportune le politiche scelte dall’Unione Europea, sta di fatto, per il comparto latte, che ci sarà un beneficio economico per gli allevatori che riducano la loro produzione. Nella descrizione delle azioni che verranno premiate si parla anche di allevamenti al pascolo.

Penso che chi decida di cogliere questo appello, e altre misure agro-ambientali, troverà senza dubbio nel Pascolamento Razionale un alleato essenziale che gli consentirà di diminuire drasticamente i costi di alimentazione (riducendo le dosi di concentrati nella razione) con una moderata diminuzione nella produzione di latte, accompagnata specularmente da un aumento nel prezzo del prodotto legato all’aumento della sua qualità.

Benessere degli animali – Risparmio di tempo e medicine

Numerosi studi hanno dimostrato una riduzione che va da un 20% ad un 36% sulla performance produttiva causata da uno stress moderato. Il benessere degli animali ripaga aumentando la produttività degli stessi.

Inoltre in una mandria che gode di benessere spariscono i disturbi e le malattie chiamate tecnopatie, gli animali che non soffrono stress si ammalano molto meno e questo prevede un importante risparmio economico oltre ad una sensibile riduzione della mano d’opera necessaria.

La qualità dei prodotti – Opportunità commerciale per l’azienda

La carne prodotta a base di erba ha un tenore più basso di colesterolo rispetto a quella allevata in intensivo.

Da animali allevati a pascolo si produce latte con CLA (conjugate linoleid acid): la carne e il grasso ne contengono cinque volte in più (rispetto a quelle allevate con concentrati). Il CLA previene il cancro e ferma lo sviluppo del carcinoma; previene l’obesità tramite un meccanismo che riduce la massa grassa, previene il diabete ed ha un effetto antinfiammatorio.

nutriz2Il latte prodotto da bovine e pecore alimentate con una dieta con elevate proporzioni di foraggi provenienti da diverse essenze foraggere ha un maggior contenuto di sostanze antiossidanti e un profilo acidico più equilibrato per quanto riguarda il rapporto ω6:ω3. In questo latte esiste un incremento di sostanze antiossidanti come tocoferoli e b-caroteni e il rapporto ω3:ω6 è inferiore a 5:1 (valore soglia) e molto inferiore ai normali valori del latte alta qualità (rapporto latte alta qualità ω6:ω3 tra 7:1 – 11:1).

Diversi studi spiegano l’effetto positivo di detto rapporto sulla salute umana: contro l’arteriosclerosi e attivi nella prevenzione di malattie cardiovascolari.

Come spiegato la qualità dei prodotti è provata scientificamente e sempre più riconosciuta dai consumatori. Inoltre, grazie alla possibilità di aderire alla certificazione biologica e ad altri sistemi di certificazione, gli allevatori potranno ottenere prezzi più elevati per i loro prodotti entrando in un mercato di nicchia in forte espansione e sicuramente più redditizio.