Nel mese di luglio 2012 sono stati pubblicati sul Journal of Dairy Science i dati di una ricerca effettuata sulla Frisona in Irlanda per studiare le differenze fra gruppi di vacche che avevano un livello genetico diverso per fertilità: molto positivo o molto negativo.

Lo studio di Cummings e collaboratori è il primo che ha provato a misurare le differenze sui parametri riproduttivi su animali non appartenenti ad una azienda sperimentale ma ad una azienda “normale”. I risultati mostrano che il gruppo ad alto livello genetico di fertilità aveva cicli estrali più brevi e una più alta concentrazione di progesterone in circolo, mostrava calori più evidenti e ovulavano follicoli di dimensioni maggiori rispetto al gruppo di minore livello di fertilità. Se da una parte è vero che i caratteri legati alla fertilità hanno ereditabilità inferiori al 10% e in alcuni casi anche molto vicine allo zero ma le performances degli animali nelle stalle dimostrano come esista un grande variabilità dietro alla quale è indubbia una componente genetica. Si spiega solo così il fatto che soggetti appartenenti a determinate linee genetiche mostrino delle performances riproduttive decisamente superiori ad altre.

Se non siete ancora convinti dell’utilità di scegliere tori anche per l’indice genetico per la fertilità possa contribuire al miglioramento delle performances riproduttive della mandria osservare quello che sta succedendo negli Stati Uniti. Sul sito del Ministero dell’Agricoltura american o è possibile visualizzare il trend genetico e fenotipico per il tasso di gravidanza delle figlie (Figura 1). Il trend visualizza chiaramente il declino dovuto alla selezione nel tempo più per alte produzioni e robuste mammelle che per longevità e fertilità. La figura riporta sia l’andamento del livello genetico che quello del fenotipo. E’ oggettivo il cambiamento di tendenza osservabile a partire dal 2003, anno dell’introduzione della fertilità nell’indice Net Merit e nel TPI.

In Italia la fertilità è stata inserita nell’indice di selezione solo nel febbraio del 2009 per cui è troppo presto per poter apprezzare effetti sul trend genetico e/o fenotipico. Quello che però è possibile sin dal 2006 è scegliere i tori per la fertilità e distinguere le linee che migliorano da quelle che invece possono essere fonte di potenziali problemi.

Figlie di tori diversi per livello genetico per la fertilità hanno performances decisamente diverse. Anche i dati pubblicati sul sito dell’ANAFI sulla pagina che descrive le valutazioni genetiche derivate dalla media delle figlie dei tori di second crop lo confermano. Tra le figlie dei tori migliori (superiori a 110 per indice) rispetto a quelli con indice più basso (inferiori a 90) infatti c’è una differenza di circa un mese in meno sull’intervallo far primo e secondo parto, di circa 8 giorni in meno sull’intervallo fra parto e concepimento e del 9% in più sul tasso di non ritorno a 56 giorni.

Sul pieghevole dei tori pubblicato insieme alla valutazione genetica inoltre c’è un quadro riassuntivo delle differenze fra il minimo e il massimo livello di fertilità fra i tori attivi. Lo scorso agosto era possibile scegliere tra un massimo di 115 ed un minimo di 91 mentre il livello medio era pari a 102.
Scegliere livelli diversi di fertilità non solo è possibile: i risultati americani dimostrano che è decisamente efficace!

Figura 1. Trend genetico e fenotipico per il carattere ‘tasso di gravidanza’ (Daugther Pregnancy Rate) delle figlie negli Stati Uniti (www.usda.gov)

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