Sono incuriosito dalle storie di aziende, non solo agricole, che hanno avuto la capacità di modificare il futuro che il destino sembrava aver loro assegnato.
Potremmo scomodare gli esempi eclatanti di chi ha costruito imprese enormi partendo dal garage di casa. Volendo guardare a noi agricoli, ognuno può citare esempi di aziende che anni addietro erano normali e, nel giro di un tempo relativamente breve, sono riuscite a cambiare i propri connotati. Tanto che se le rivisitassimo a pochi anni di distanza, ci sembrerebbero irriconoscibili.
Peraltro, ognuno di noi ha altrettanti esempi di aziende che sono rimaste uguali a sé stesse.
Trascurando l’ipotesi della disponibilità improvvisa di risorse legata al famoso zio d’America, quali sono le condizioni per le quali le une sono in grado cambiare la propria storia e le altre di rimanere tali e quali?
Pur non disponendo di dati statistici utili a suffragare la mia personale convinzione, direi che non si tratta di disponibilità patrimoniali. Certo, sono utili, ma non sono essenziali. Se lo fossero, le migliori aziende sarebbero in mano alle persone o alle famiglie agricole storicamente più facoltose.
Da considerare che negli ultimi anni le Banche, prima di guardare ai patrimoni da mettere a garanzia, analizzano se l’attività che si vuole sviluppare, abbia redditività tale da non dover utilizzare le ipoteche sui beni messi a garanzia. Per inciso, nella valutazione, le Banche guardano l’azienda ed il suo leader come se fossero un tutt’uno.
Chiaramente, a parità di ogni altra condizione, disporre di un patrimonio o di altre forme di garanzia può fare una bella differenza.
L’intelligenza e l’abilità del leader sono tuttavia caratteristiche fondamentali nello sviluppo della propria azienda. A volte possono sopperire alla mancanza di garanzie.
Se consideriamo la gestione ordinaria, il leader è colui che, nelle scelte piccole e grandi, costruisce la realtà della propria azienda, un granello ogni giorno. E non passa giorno in cui non metta un granello in questa costruzione.
Ci sono poi giorni in cui il granello potrà essere un architrave su cui poggiare una parte della costruzione, altri in cui conferma semplicemente le scelte precedenti. Giorno dopo giorno, tuttavia, l’azienda prende il volto e la cultura del suo leader.
Questa, secondo me, è la reale differenza tra le aziende: il leader. In ogni azienda, non solo in quelle agricole.
Tutte le organizzazioni funzionano se il leader è adeguato al ruolo. Le organizzazioni che si sviluppano maggiormente lo fanno grazie alle capacità del leader. In questi casi, il leader, avendone il potere e le capacità, è in grado di portare la realtà in cui opera verso obiettivi che potevano sembrare irraggiungibili.
Il leader adeguato, si occupa di trovare soluzioni; non si attarda a trovare colpevoli, se non nella misura in cui è necessario per comprendere cosa non ha funzionato. Non dedica tempo a scaricare responsabilità; se le prende.
Il leader ha scelto i fornitori, i dipendenti, i collaboratori, ha curato l’organizzazione, ha fatto gli acquisti, ha deciso gli investimenti. Ogni onore ed onere è dunque in capo a lui.
In questi anni travagliati fatti di grandi opportunità e non poche incertezze, quali il meteo, i mercati, le norme, c’è chi si dedica ad individuare il modo migliore per trarre vantaggi e chi si occupa di trovare alibi. Che nascondono quasi sempre errori del leader.
Suggerisco di prendere spunto da questa breve clip di Julio Velasco riguardo la cultura degli alibi (qui).
E, per chi ce l’ha, buona leadership!
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