Ogni mattina mi alzo presto e prendo furgone, arla e tutto l’armamentario. Mi chiamo Stefano, veterinario di bovine da latte, podologo da venti anni, Milano è la mia città. Nei viaggi quotidiani per raggiungere la campagna ho molto tempo per riflettere e parlare di lavoro con Riccardo, compagno di lavoro e avventure da sempre.

Io sono Riccardo, medico veterinario podologo con preparazione olistica.
Io e Stefano formiamo una coppia molto fuori dai canoni, ma ben affiatata.
La mattina è il momento della riunione telefonica dove le nostre idee prendono forma e struttura.
Per noi le vacche sono una grande partita a scacchi, fai una mossa e capisci se hai sbagliato solo dopo un po’ di tempo.
Come in ogni partita, ci sono regole, azioni che puoi compiere e passi non ammessi.
In questo le vacche ci piacciono: non mentono.
Forse non è facile capire i segnali che ci mandano, ma abbiamo dovuto sviluppare un occhio clinico, parte fondamentale della nostra professione.

L’allevamento, bovino e non, è impostato su gruppi omogenei di animali: primipare, fresche, stanche, manze ….
Lavorare su gruppi omogenei facilita il compito in quanto le esigenze di uno sono sovrapponibili a quelle del gruppo; una volta approntato un sistema che soddisfi le necessità di uno, basterà moltiplicarlo “n” volte per ottenere la soddisfazione di tutto il gruppo. Il problema parrebbe facilmente risolvibile, una volta individuati metodi adeguati. Il rovescio della medaglia sta nei fattori causali o predisponenti alle malattie: una condizione potenzialmente patogena per un animale può facilmente interessare tutto il gruppo. Ad esempio batteri e virus non fanno distinzioni tra la vacca migliore della stalla e quella di scarto: tu sei un mammifero, io posso vivere perfettamente nel tuo organismo. Stai sicuro che appena posso lo faccio senza chiedere il permesso.

Il concetto di fattore predisponente potrebbe essere espresso così: è la chiave che apre una porta. La porta presiede all’integrità dell’organismo verso un ipotetico agente che possa lederne la funzionalità; una volta aperta entra di tutto. Nel caso delle zoppie del bovino, esistono moltissime ” chiavi ” e porte corrispondenti; ma in un gruppo omogeneo, una volta inattivata una chiave, tutto il gruppo é messo in uno stato di sicurezza relativa. Non tutte le chiavi hanno poi la stessa importanza: il pass del direttore generale apre indiscutibilmente più porte della chiave della cantina. Il nostro obiettivo dovrà essere sempre di inattivare il passe-partout del direttore. Abbiamo raccolto una enormità di dati e li abbiamo analizzati dal punto di vista statistico, arrivando a possedere un database dell’ordine delle decine di migliaia di capi. I nostri risultati sono in accordo con quanto riportato negli anni dalla letteratura scientifica internazionale. Tutto questo ci ha permesso di comprendere cosa è il pass del mega direttore.

Nella nostra attività i fattori limitanti, simili a quelli di altre, sono da ascrivere al fattore TEMPO DISPONIBILE e ELEVATO NUMERO DI ANIMALI su cui intervenire. È un po’ come avere un mortaio e pochi, ma distruttivi, colpi a disposizione e un esercito nemico fatto da piccole unità seminascoste e un grosso elemento fortificato centrale. Se hai fatto il militare in artiglieria sai dove puntare il pezzo: sul bersaglio grosso! Il bersaglio grosso è rappresentato dal pass del direttore, la cui pericolosità deriva sì dalla sua dimensione, ma questa, al contempo, lo rende anche operativamente attaccabile con una certa facilità. In quest’ottica nasce il concetto di prevenzione come intervento specifico sui fattori di maggior peso nel determinare l’insorgenza della manifestazione clinica. Moltissimi studi dimostrano come lo squilibrio nella distribuzione dei carichi statici e dinamici a livello digitale rappresentino un fattore critico per la genesi di ulcera della suola e malattia della linea bianca. L’intervento più semplice e con il miglior rapporto costo-beneficio (pochi colpi, tempo limitato, ricordate? ) è il regolare pareggio funzionale effettuato da personale altamente specializzato su ogni vacca con cadenza almeno semestrale. È statisticamente dimostrato che è possibile ridurre in maniera sostanziale i casi di ulcera della suola e malattia della linea bianca, intervenendo prima che gli animali presentino zoppia e lavorare con mandrie costituite per oltre il 70% da soggetti perfettamente sani, con valutazione oggettiva del grado di zoppia tramite locomotion score. La chiave del direttore, quella che apre il maggior numero di porte è questa: lo squilibrio del carico sugli unghioni; inattivata, molte cause patogene andranno a sbattere contro porte chiuse. Alcune resisteranno, altre no e noi possiamo rinforzarle o metterne altre, tramite molteplici strategie.

Riassumendo:

  1. le caratteristiche di ogni allevamento portano in sé fattori predisponenti,
  2. la potenzialità patogena di tali fattori è costante,
  3. mantenendo inalterate le condizioni di vita degli animali non possiamo logicamente aspettarci sensibili variazioni nello stato di salute generale.

In questa ottica non esiste la “vacca zoppa” come entità a sé, come punto finale dove concentrare la nostra attenzione; gli animali con sintomatologia sul locomotore esistono piuttosto come indicatori biologici di pratiche gestionali che espongono a forti stati di rischio.
Invece del cannone puoi anche affrontare il nemico con una pistola di piccolo calibro e cercare di colpire i bersagli a uno a uno. Bisogna vedere se la tua velocità di fuoco è superiore alla velocità con cui le cause predisponenti generano patologie conclamate.

 

Autori dell’articolo: Dott. Stefano Tarantino e Dott. Riccardo Vitali – Veterinari podologi liberi professionisti