La sindrome da corpo estraneo, indicata anche con il termine di reticolo-peritonite traumatica, è una patologia tipica del bovino, conosciuta e descritta fin dai tempi antichi.

Negli ultimi anni l’incidenza si è significativamente ridotta grazie alle migliori condizioni di allevamento e le misure di profilassi adottate, ma rimane comunque una minaccia da non sottovalutare. Le perdite dovute alla patologia possono essere ingenti e sono imputabili non solo alla possibile riforma dell’animale ma anche alle ridotte performances produttive che accompagnano la malattia, soprattutto nella sua manifestazione cronica.

La sindrome da corpo estraneo è determinata dalla presenza di un corpo estraneo, generalmente di natura metallica, che svolge un’azione lesiva nei confronti del reticolo e dei tessuti o organi adiacenti. Il termine “sindrome” inquadra correttamente la malattia poiché il quadro patologico che la caratterizza è quantomai complesso.

Eziologia e patogenesi

Il bovino è particolarmente predisposto alla sindrome da corpo estraneo a causa delle caratteristiche anatomiche peculiari e il comportamento alimentare. L’assunzione di alimento si caratterizza per l’ingestione in grande quantità con una scarsissima selezione dei componenti, per cui i corpi estranei accidentalmente presenti possono essere facilmente presi e deglutiti. La particolare conformazione dei prestomaci fa in modo che il corpo estraneo metallico deglutito vada a precipitare per gravità nel reticolo. Questo prestomaco, infatti, si trova in posizione craniale e soprattutto è posizionato piuttosto in basso rispetto agli altri prestomaci. Tale caratteristica topografica fa sì che un corpo estraneo ingerito abbia un’elevata probabilità di cadervi all’interno e di restarci; è raro che possa localizzarsi in altre porzioni del compartimento prestomacale.

A questo punto le caratteristiche del corpo estraneo determinano la possibilità che questo sia vulnerante o meno. Abbiamo visto come la natura metallica sia necessaria per avere un peso sufficiente in modo che la forza di gravità lo faccia precipitare nel reticolo; la forma determinerà quindi la possibilità che possa rivelarsi vulnerante e quindi ferire l’organo entro cui è contenuto. Le maggiori probabilità si hanno quando il corpo estraneo è filiforme, di lunghezza maggiore di 4 cm e spessore superiore di 2 millimetri, e con almeno un’estremità acuminata. Dimensioni differenti (minore lunghezza e maggiore spessore) fanno in modo che il corpo estraneo rimanga libero nel lume e si infigga con minore probabilità nella parete.

Le caratteristiche funzionali del reticolo sono determinanti per permettere al corpo estraneo di forarne le pareti: la sua funzione principale è quella di smistare il materiale ruminale fermentato. Per fare questo ha la capacità di contrarsi in modo bifasico: una prima contrazione non completa fa ritornare nel rumine la porzione di materiale ruminale ancora grossolana che tende a galleggiare e occupare la porzione superiore. A questa prima contrazione segue una seconda, sincrona con una fase di rilassamento dell’omaso e l’apertura dell’ostio reticolo – omasale, molto energica e completa. La contrazione del reticolo e il rilassamento dell’omaso provocano un gradiente pressorio che determina la progressione del liquido ruminale nell’omaso. La seconda, energica, contrazione è responsabile dell’infissione di un corpo estraneo nella parete del reticolo. Talvolta il corpo estraneo non riesce ad attraversare lo spessore del reticolo ed esercita l’azione lesiva sulla mucosa ed al massimo sulla parete dell’organo, ne consegue un processo patologico limitato al reticolo con una sintomatologia scarsamente rilevante.

Molto più spesso la perforazione della parete avviene a tutto spessore e il corpo estraneo può raggiungere le strutture e gli organi circostanti: peritoneo, pericardio, cuore, diaframma, polmone, muscolatura addominale ecc. Il processo patologico che ne consegue è in gran parte sostenuto dalla migrazione dei batteri oltre che dall’irritazione meccanica e determina una serie di segni clinici dipendenti dalla sede della lesione, il tempo intercorso, l’entità del danno provocato e dalla risposta immunitaria del soggetto.

La sintomatologia dipende anche dal comportamento del corpo estraneo che può infiggersi stabilmente nella parete del reticolo, migrare nelle strutture circostanti oppure ritornare nel lume ed eventualmente infiggersi nuovamente in momenti successivi. Come è logico pensare, l’estrema variabilità degli scenari possibili in corso di sindrome da corpo estraneo giustifica ampiamente il pleomorfismo del quadro sintomatologico che ne connota senza ombra di dubbio la natura di “sindrome” e non di patologia ben definita.

Segni clinici

Il quadro clinico tipico dell’insorgenza della sindrome da corpo estraneo è caratterizzato dall’improvviso rifiuto dell’alimento, irruminazione, caduta della produzione di latte, rumine leggermente meteorico e feci scarse. Nei giorni seguenti, se il corpo estraneo ha perforato la parete del reticolo, si instaura una reticolo-peritonite traumatica circoscritta acuta che si manifesta con una posizione del bovino caratterizzata da falsa cifosi, testa e collo estesi, addome teso e talvolta un tremore dei muscoli anconei. La temperatura corporea è normale o aumentata, la motilità ruminale interrotta o fortemente diminuita, mentre le feci sono scarse e spesso contenenti particelle fibrose maldigerite. I movimenti sono lenti e difficoltosi, talvolta accompagnati da lamenti o gemiti afoni che vengono emessi soprattutto quando il bovino si corica o si rimette in stazione.

Questi gemiti, come vedremo nel paragrafo della diagnosi, possono essere evocati con le “prove del dolore”, che rappresentano dei validi ausili diagnostici per l’attività clinica in campo. Se il corpo estraneo rimane infisso per lungo tempo, oppure avanza lentamente nei tessuti, si instaura un quadro di reticolo-peritonite traumatica circoscritta cronica. In questo caso la sintomatologia precedente sarà decisamente più blanda, dei periodi di miglioramento si alternano a periodi di peggioramento e le condizioni generali del bovino diventano progressivamente scadenti con uno stato di malessere aspecifico che porta ad una decisa compromissione delle performances produttive.

I corpi estranei che perforano il reticolo possono ferire gli organi e tessuti circostanti. In questo caso il quadro clinico di base descritto in precedenza si complica per una compromissione dell’organo colpito.

Complicanze

Tra le complicazioni più probabili della sindrome da corpo estraneo vi è la stenosi funzionale tra reticolo e omaso (sindrome di Hoflund), caratterizzata da un’indigestione cronica dovuta alla perdita, o alla notevole compromissione, della capacità di smistamento del reticolo.

Le cause possono essere meccaniche, cioè determinate dalla presenza di ascessi o aderenze che compromettono la meccanica del reticolo oppure di natura nervosa. In quest’ultimo caso il processo infiammatorio e l’effetto irritativo diretto del corpo estraneo sull’innervazione del reticolo (nervo vago) compromettono in maniera più o meno significativa la meccanica reticolare precedentemente illustrata.

Un’altra complicazione della sindrome da corpo estraneo si ha quando il processo infiammatorio settico si diffonde in senso caudale interessando progressivamente l’intero pavimento della cavità addominale. Si instaura quindi una peritonite generalizzata che può essere sierosa, siero-purulenta o siero-icorosa. In questo caso il pavimento del cavo addominale si riempie di essudato di colore giallastro, maleodorante che si organizza in grosse formazioni fibrinose di aspetto spugnoso. Come ricordato in precedenza, il corpo estraneo può penetrare in organi quali il cuore, il pericardio, la milza, il polmone ecc., sia nelle primissime fasi della malattia sia in una fase più avanzata. L’interessamento di questi organi complica notevolmente il quadro patologico con manifestazioni cliniche specifiche dell’organo interessato: reticolopericardite, reticolosplenite, pleuropolmonite traumatica ecc.

Prevenzione

I moderni sistemi di allevamento favoriscono l’ingestione di corpi estranei metallici da parte del bovino. La somministrazione dell’alimento sotto forma di unifeed, e quindi l’utilizzo del carro miscelatore, è un fattore di rischio reale così come la crescente antropizzazione e meccanizzazione delle aree in cui vengono raccolti i fieni. Francamente è molto difficile impedire la contaminazione degli alimenti con corpi estranei di differente natura, anche metallici.

Gli unici due sistemi che hanno una reale possibilità di avere un effetto positivo sulla prevenzione della sindrome da corpo estraneo sono quello di dotare di calamite il carro miscelatore e la somministrazione di un magnete endoruminale agli animali.

Nel primo caso esistono numerose varianti tecniche che prevedono la cattura di CE metallici prima che la miscelata venga offerta in mangiatoia. Nella foto 1 abbiamo l’esempio di una calamita rotante posta sullo scarico dell’unifeed, ma le possibilità sono piuttosto numerose.

Figura 1. Calamita rotante del carro miscelatore

Un altro sistema prevede la somministrazione sistematica di un magnete endoruminale a tutti i soggetti presenti in azienda.

Generalmente si inizia in concomitanza con l’età della prima fecondazione artificiale o addirittura prima (intorno ai 10 mesi di vita). È un’operazione relativamente semplice che, soprattutto se integrata alla calamita sul carro miscelatore, tende a ridurre parecchio l’incidenza della patologia.

Nella foto 2 è raffigurato un magnete raccolto in sede di necroscopia da una bovina di 8 anni morta per una causa diversa dalla reticolo peritonite traumatica. È evidente l’opera di cattura dei corpi estranei che il magnete esercita durante tutta la vita del bovino.

Figura 2. Magnete endoruminale

In questo primo articolo si è affrontata l’eziopatogenesi, la sintomatologia clinica con le eventuali complicazioni e l’importante aspetto della prevenzione di questa temibile patologia. Nella seconda parte concluderemo il discorso prendendo in esame il complesso argomento della diagnosi, ed illustreremo un esempio di iter terapeutico standard qualora ci trovassimo di fronte ad un caso clinico di reticolo-peritonite traumatica da corpo estraneo.