L’indice di selezione italiano per la razza Frisona ha come obiettivo la quantità e qualità del latte ma anche la funzionalità, intesa in termini di arti funzionali, mammelle resistenti alle grandi produzioni nel tempo, longevità, fertilità e cellule.

Gli aspetti funzionali sono importanti se si vuole lavorare per costruire generazione dopo generazione vacche che siano più facili e meno costose da gestire nel tempo.

Sugli aspetti funzionali, che oggi contano tanto quanto gli aspetti produttivi, non mancano gli scettici che sostengono che gli interventi più efficaci su questi aspetti siano solamente gestionali e che attraverso il miglioramento genetico si possa ottenere poco o nulla.

Questa affermazione è vera solo a metà e cioè è vera se il risultato che si vuole ottenere è a breve, brevissimo termine, ma se si guarda ad un orizzonte più lontano la genetica può essere un importante tassello nella costruzione di una mandria che abbia, in partenza, delle caratteristiche funzionali migliorate.

Tra gli aspetti funzionali ce ne è uno che suscita sempre molte discussioni ed è il livello di cellule somatiche come indicatore di una maggiore resistenza alla mastite e ormai anche un importante parametro di qualità del latte.

In Italia, non essendo disponibile un archivio per i trattamenti di mastite clinica l’indice per le cellule, che mira a diminuire il livello medio di cellule lungo la lattazione e nelle prime tre lattazioni, è lo strumento che gli allevatori hanno a disposizione per scegliere i tori miglioratori per questo carattere. Sono numerose le pubblicazioni che dimostrano come nei fatti le figlie dei tori miglioratori, rispetto a quelle dei tori molto inferiori alla media, mostrino differenze di oltre 1 punto sul lineare per le cellule.

Ma se questo non basta a convincere che si può selezionare per la resistenza alla mastite  e che scegliere tori diversi possa fare la differenza, i risultati ottenuti da due esperimenti di selezione effettuati in Norvegia costituiscono un esempio dell’efficacia dei programmi di miglioramento genetico. I dati di questi studi, pubblicati sul Journal of Dairy Science nel 2003 da Heringstad e collaboratori, si riferisc a due popolazioni sperimentali che generazione dopo generazione sono state selezionate:

– la prima per alta (AL) e bassa produzione di latte (BL), attraverso la gestione di due sotto gruppi: uno migliorato con tori ad alto indice per la produzione e l’altro con tori a basso indice per la produzione;

– la seconda per alta proteina (AP) e per bassa incidenza di mastite (BM) attraverso l’uso di tori miglioratori alti a proteina nella primo gruppo e tori con alto indice per la resistenza alla mastite nell gruppo due.

Il risultato dei due esperimenti ha mostrato che i gruppi AL e AP selezionati per una maggiore produzione di latte o di proteina avevano il trend migliore per la produzione mentre i gruppi Bl e BM mostravano trend negativi.

Il trend genetico annuo per l’incidenza di mastite è risultato in aumento per AL e AP, rispettivamente +0,23 e +0,04% e positivo per le linee BL e BM: -0,02 e -0,91% rispettivamente. Dopo quattro generazioni la differenza genetica a livello di incidenza di mastite tra AL e BL è stata del 3,1% in più per la linea selezionata per l’alta produzione, effetto indiretto della correlazione negativa esistente fra latte e resistenza alla mastite.

Nel secondo esperimento la differenza, dovuta alla selezione diretta per la resistenza alla mastite attraverso l’utilizzo di tori con alto indice per la resistenza alla mastite è risultata pari all’8,6% di casi in più nel gruppo selezionato per la proteina (AP) rispetto al gruppo selezionato per la resistenza alla mastite (BM).

In altre parole…il miglioramento genetico per la resistenza alla mastite può fare la differenza, eccome!

Bibliografia utile

Heringstad B, G. Klemetsdal, T. Steine. 2003. J.Dairy Science 86:2990–2999.