Gestire il dolore in ambito veterinario è diventato, da tempo, un imperativo morale ed una necessità terapeutica capace di migliorare con decisione la prognosi clinica e funzionale di numerose patologie. La scienza medica, sia veterinaria che in ambito umano, ha da sempre avuto un rapporto ambiguo con il dolore considerandolo spesso un “male necessario” o addirittura ignorandolo. Negli ultimi anni la ricerca scientifica ha fatto luce su una serie di aspetti utili ad affrontare l’evento dolore con efficacia; la conoscenza di tali meccanismi e di come poterli gestire può finalmente far parte delle abilità del Medico Veterinario portando ad un miglioramento tangibile della sua professionalità ed efficienza.

L’approccio al dolore in buiatria si divide in due gruppi:

  • L’adozione di strategie volte a minimizzare o annullare la formazione e la trasmissione dello stimolo dolorifico (approccio preventivo).
  • L’adozione di strategie volte a contenere l’entità di una condizione dolorifica già in atto (approccio terapeutico).

Approccio preventivo

Un esempio di approccio preventivo è la gestione del dolore da chirurgia. Essendo un dolore indotto è piuttosto semplice da gestire con efficacia ma entrano in gioco alcuni fattori che potremmo definire decisivi: il grado di invasività e il metodo operatorio usato, l’abilità e l’esperienza del chirurgo e le strategie farmacologiche usate durante e dopo l’intervento. I farmaci usati per la gestione del dolore sono numerosi, agiscono su recettori differenti ed essendo integrabili tra loro permettono di ottenere un’ottima analgesia.

I farmaci anestetici locali (lidocaina, procaina ecc.) sono economici, liberamente utilizzabili e molto tollerati (scarsa tossicità). Nel bovino l’unica molecola registrata è la procaina. Questi farmaci sono largamente utilizzati nei più comuni interventi chirurgici nel bovino attraverso un’ampia gamma di tecniche minuziosamente descritte in tutti i libri di anestesiologia veterinaria: infiltrazione locale, L rovesciata, paravertebrale, epidurale, ring block, blocco regionale intravenoso ecc. Il meccanismo d’azione prevede il blocco dei canali del sodio che, impedendo la ripolarizzazione delle fibre nervose, impedisce la conduzione nervosa dello stimolo dolorifico. Alcuni aspetti di importanza pratica da ricordare sono la scarsa efficacia degli anestetici locali nei tessuti infetti, ischemici o danneggiati a causa dell’ambiente acido che li caratterizza e la somministrazione spesso dolorosa di alcuni anestetici, come la lidocaina al 2%, a causa della forte acidità della soluzione. Quest’ultimo aspetto può essere eliminato attraverso l’aggiunta, in 100 ml di anestetico, di 10 ml di soluzione di bicarbonato di sodio all’8,4% che, fungendo da tampone, riduce sensibilmente il dolore associato alla somministrazione.

Gli oppiacei sono scarsamente utilizzati in buiatria a causa soprattutto delle restrizioni che ne caratterizzano l’acquisto e la detenzione (stupefacenti). Il butorfanolo è il principio attivo di uso più comune, si somministra EV o SC alla dose di 0,02-0,25 mg/kg ed assicura un effetto analgesico di circa 4 ore. La morfina è un oppiaceo dotato di scarse proprietà analgesiche nel bovino a causa del ridotto numero di recettori presenti nel sistema nervoso centrale ma interessante per l’utilizzo epidurale (0,1 mg/kg diluita in 20 ml di soluzione fisiologica) in quanto dotato di una notevole durata d’azione (circa 12 ore).

I farmaci Alfa2-agonisti (in Italia, nel bovino sono consentiti solo la xilazina e la detomidina), sebbene utilizzati principalmente come sedativi, hanno delle interessanti proprietà analgesiche soprattutto se somministrati per via epidurale. Essi interagiscono con i recettori α2 dei neuroni spinali inibendo la liberazione di norepinefrina e sostanza P, bloccando quindi la trasmissione dello stimolo nocicettivo. La quantità che si usa è 0.05 mg/kg di xilazina in 5 ml di soluzione fisiologica.

Approccio terapeutico

Il dolore patologico (infiammatorio, traumatico, neoplastico ecc.) ha delle caratteristiche peculiari che, opportunamente conosciute, permettono di gestirlo in maniera efficace. La caratteristica più rilevante è la presenza dei mediatori dell’infiammazione che rappresentano il bersaglio principale dell’approccio terapeutico al dolore. I farmaci antinfiammatori steroidei (cortisone) e non steroidei (FANS) sono particolarmente importanti nel management del dolore sia indotto che patologico. L’obbiettivo terapeutico non è quello di eliminare completamente il dolore ma di mitigarlo in modo da indurre il paziente a ritornare a svolgere le grandi funzioni organiche (alimentarsi, bere, ruminare, muoversi ecc.) e quindi riacquistare la capacità produttiva (produrre latte, incremento ponderale ecc.).

cortisonici inibiscono pesantemente il processo infiammatorio, tuttavia sono scarsamente utilizzati per il controllo del dolore a causa di una serie di effetti collaterali e controindicazioni: immunodepressione per terapie superiori a 3 giorni, abortigeno nella seconda parte della gravidanza, riduzione della produzione di latte. Gli antinfiammatori non steroidei (FANS) sono decisamente più maneggevoli, anche se vanno usati con cautela su particolari categorie di animali a causa degli effetti tossici sul rene, coagulazione del sangue (antiaggregante piastrinico) ed abomaso (ulcerogeno). Per ridurre questi rischi esistono due molecole registrate per il bovino, il meloxicam e il carprofen, capaci di inibire selettivamente l’enzima ciclossigenasi nell’isoforma 2 (COX 2) specifico del processo infiammatorio. L’attività selettiva non è esclusiva, quindi occorre ricordare che l’utilizzo di tali molecole non annulla gli effetti collaterali ma li riduce. Le altre molecole utilizzabili sono chetoprofene, diclofenac ed acido tolfenamico presenti in commercio come prodotti iniettabili, l’acido acetil salicilico in formulazione orale ed il flunixin meglumine in formulazione pour-on e recentemente tornato disponibile nella forma iniettabile. Si raccomanda di leggere attentamente il foglietto illustrativo dei singoli prodotti dal momento che solo alcuni possono essere usati per la gestione del dolore (es. meloxicam per l’analgesia post-decornazione nei vitelli), per le restanti molecole l’utilizzo è off-label.

Una molecola interessante è il metamizolo, un farmaco utilizzato sia in medicina umana sia veterinaria, caratterizzato da una potente attività analgesica, antipiretica e spasmolitica. Il meccanismo d’azione, in parte ancora sconosciuto, si pensa agisca su tre fronti: l’inibizione di una particolare isoforma di ciclossigenasi detta COX-3, l’attivazione del sistema oppioidergico e l’attivazione del sistema endocannabinoide. Queste tre azioni avvengono a livello di sistema nervoso, centrale per cui l’effetto analgesico è dovuto alla parziale desensibilizzazione delle strutture centrali agli stimoli dolorifici provenienti dalla periferia. È un analgesico puro e non è dotato di attività antinfiammatoria pur essendo molto utile in quelle forme di dolore viscerale accompagnate da spasmi della muscolatura liscia. L’utilizzo è generalmente per via parenterale alla dose di 20-50 mg/kg.

Per concludere, un modo molto efficace di intervenire sul dolore è la rimozione chirurgica dell’organo patologico. Quando i tessuti hanno subito danni imponenti e irreversibili la chirurgia permette di eliminare definitivamente la fonte di dolore permettendo un ritorno alla normalità. Esempi di tale approccio sono l’amputazione del dito o della coda con infezioni croniche, l’enucleazione del bulbo oculare e l’exeresi di masse neoplastiche.

Il dolore è una condizione con cui ci si confronta nell’attività clinica buiatrica, numerose sono infatti le patologie accompagnate da questo evento naturale ma spiacevole. Gestirlo farmacologicamente è possibile e auspicabile in virtù della crescente attenzione da parte dei consumatori verso il tema del benessere animale. La diffusione della pratica di gestione del dolore negli animali da reddito sarebbe una giusta risposta alle feroci critiche (spesso false) mosse da più parti al settore zootecnico e amplificate dai social. È recente l’istituzione di un Corso di Perfezionamento in Terapia del Dolore e Cure Palliative negli Animali da Compagnia a Perugia, segno di una crescente attenzione da parte del mondo accademico ma soprattutto indice dell’esistenza di una discreta “conoscenza” scientifica disponibile e che potremmo utilizzare anche in ambito buiatrico. I mezzi ci sono così come il know-how: non riconoscere il dolore o non trattarlo con tempestività non è più tollerabile.