PREMESSA
La fertilità a volte rimane un’alchimia, ma nella maggioranza dei casi può diventare una scienza esatta. Consideriamo che da sempre la fertilità delle bovine da latte ad alta produzione (BLAP) è accompagnata da supposizioni, polverine ed integratori magici, (ci vorrebbe il toro…) e scarsa competenza dell’allevatore di analizzare seriamente i dati aziendali insieme la veterinario ginecologo specializzato, per far diagnosi sul problema fertilità.
DATI AZIENDALI, MATERIALI E METODI
Un veterinario che si appresta in un’ azienda per la prima volta, solitamente valuta i parametri aziendali: HDR, CR, PR, PARTO CONCEPIMENTO, INTERPARTO, GIORNI CHIUSI E QUANT’ALTRO. Il compito dell’allevatore deve essere quello di conoscere questi indicatori e fornire registrazioni precise, non fuorvianti. Se l’allevatore non li conosce è obbligo del tecnico metterli in evidenza per utilizzarli.
– L’ HDR deve essere monitorato costantemente perché solitamente di difficile misurazione senza software, un trucco può essere quello di controllare quanti interventi fecondativi sono da sincronizzazione e quanti sono su ciclo naturale.
– Il CR deve essere misurato sia sulle vacche che sulle manze, ma anche sul seme acquistato.
– Il PR fà vedere la vera fertilità dell’allevamento correlando HDR e il CR, questo parametro deve essere monitorato.
Il fecondatore laico va continuamente formato e controllato sulle procedure, perché spesso da una rilevazione sbagliata del calore si procede con manualità sbagliate di igiene, scongelamento e fecondazione. A volte per controllare la fertilizzazione dell’operatore conviene, durante il giro ginecologico, fecondare direttamente gli animali praticando tutta la procedura di scongelamento, preparazione pistolet e fecondazione, rilevando il proprio dato di fertilizzazione e compiendo in questo modo la formazione.
Pertanto è fondamentale che il veterinario istruisca l’allevatore sulla conoscenza di monitor aziendali e di sistemi in grado di evidenziare e di gestire i dati; può essere una raccolta su agende, quaderni e fogli cartacei, elaborati con calcolatrice o foglio excel; utilizzando i dati estrapolabili dal sintetico consuntivo, negli allevamenti più grandi è obbligatorio un software gestionale in grado di misurare i parametri specificati reperibile facilmente sul mercato.
BENESSERE
Un parametro da cui non si può prescindere è il benessere aziendale, legato a fattori misurabili che comportano sicuramente investimenti piccoli o grandi, ma certamente di impatto economico, come l’acqua sana e sufficiente, luce e ventilazione, confort delle vacche e delle rimonte, alimenti sani disponibili nè scarsi nè eccessivi e soprattutto addestrare il personale presente sul benessere e come trattare gli animali. L’animale è senziente, il rumore, l’approccio irruento e la manipolazione violenta causano stress che si ripercuote anche sulla fertilità.
Fa parte del benessere anche la creazione dei gruppi, che devono essere omogenei, nella movimentazione e nella gestione degli stessi (rinnovo lettiere, spostamenti, trattamenti di gruppo).
MALATTIE POSTPARTUM
Un’attenzione particolare va fatta sulla gestione delle malattie post-partum, quali la chetosi, la febbre da parto, la ritenzione di placenta, la dislocazione dell’abomaso e la metrite. Tutte queste patologie sono correlate da fattori aziendali legati alla fase di asciutta, close-up, parto e prima fase di lattazione e dai livelli nutritivi sia in fase lattea che in fase di asciutta. Tutte queste patologie vanno assolutamente evitate o controllate perché sono direttamente correlate con il problema fertilità.
La chetosi delle bovine da latte è una patologia facilmente riconoscibile nella forma acuta ma abbastanza subdola nella fase subacuta (dato medio dal 5 al 25 %) , il consiglio è di monitorare nei primi 15 gg il BHB per avere l’incidenza della stessa e per poi attuare tutte le precauzioni per gestirla nel migliore dei modi, limitando l’ingrassamento delle bovine nell’ultima fase di lattazione; la prevenzione con scelta della lunghezza media di asciutta in base al BCS, con la gestione del close-up trattando in modo specifico gli animali a rischio è fondamentale.
La febbre da parto come la chetosi va monitorata registrando il dato collasso acuto e sapendo che il dato rilevato è solo la punta dell’iceberg, per cui l’adozione di sistemi di controllo tramite calcio ematico, Ph urinari e controllo del potassio nelle razioni in asciutta, danno buone indicazioni per le correzioni da fare.
La ritenzione di placenta, la metrite puerpuerale, il prolasso uterino, lesioni vaginali e lesioni al canale del parto con a volte l’animale paralizzato, sono patologie dirette sull’apparato riproduttivo ed è inutile dire che devono essere minori possibili se non addirittura nulle. Un buon metodo di controllo, oltre a quelli gestionali/alimentari, sarebbe quello di utilizzare la facilità al parto come prima scelta del toro per l’inseminazione, perché il parto distocico è uno dei primi fattori di rischio sulla involuzione uterina, principalmente nelle primipare.
MALATTIE DELL’APPARATO RIPRODUTTIVO
Non mi soffermerò sulle solite malattie virali, batteriche, protozoari ect. che colpiscono l’apparato riproduttivo, certamente devono essere controllate e diagnosticate, mi soffermerò invece sull’uso della corretta visita veterinaria con l’ecografo, strumento fondamentale per diagnosticare le patologie ovariche e uterine, come le cisti ovariche, salpingiti, ostru, endometriti cliniche o subcliniche. Una corretta assistenza veterinaria, ottimo vantaggio per l’allevatore, è una pressione costante del veterinario nelle visite bisettimanali o settimanali (quando l’allevamento ha più di 100 lattifere) partendo dal post-partum 0-7gg, primo controllo 20-30gg, secondo controllo 50-60gg per monitorare nel modo corretto e curare le patologie sopracitate. In caso di endometrite un tampone uterino o un flushing, per eseguire un batteriologico ed antibiogramma, come l’utilizzo del cytobrush o della biopsia uterina, per identificare cellule infiammatorie, è fondamentale per approcciare terapie mirate ed efficaci. Le cisti ovariche sono sintomo di squilibrio del ciclo estrale legate a stagione e gestione aziendale, vanno monitorate con attenzione, curate con HCG, GNRH PROSTAGLANDINE O IMPIANTI DI PROGESTERONE, ricontrollate e risincronizzate nel più breve tempo possibile.
Un discorso a parte va fatto per le ostruzioni tubariche e le repeat breeders dove si deve valutare sicuramente l’uso del trapianto embrionale, pratica da percorrere a patto di trovare o produrre embrioni di buona qualità, altrimenti l’allevatore dopo qualche impianto embrionale si demoralizza e non consente più la pratica. Anche l’uso del toro in inseminazione naturale (con tutti i limiti sanitari precauzionali del caso) e l’inseminazione con tori di altre razze, specialmente quelle da carne, sono pratiche da percorrere in emergenza bassa fertilità.
PATOLOGIE DI ALLEVAMENTO ED ALIMENTAZIONE
Per avere una buona fertilità bisogna avere poche mastiti cliniche e subcliniche, pochi animali zoppi acuti e cronici, controllo in tutte le fasi della lattazione, una dieta corretta ed anche di una corretta metodologia di preparazione e somministrazione della razione, in grado, di controllare l’acidosi ruminale, l’ingestione di sostanza secca, il livello proteico correlato all’urea del latte, per una produzione di latte quali/quantitativa. Per quanto riguarda le rimonte è importantissimo selezionare animali sani con alto tasso di fertilità, animali che abbiano avuto poche diarree e poche forme respiratorie (dal 15 gg di vita fino al parto della manza), e avere buoni accrescimenti in tutte le fasi con fabbisogni coperti soprattutto in proteine e fibra di ottima qualità.
CONCLUSIONI
La gestione della fertilità negli allevamenti moderni non è un’alchimia ma un lavoro di squadra continuo tra allevatore, veterinario, alimentarista, podologo e genetista e deve essere monitorato insieme nel tempo per intervenire nel modo più rapido. La figura del veterinario che entra nell’allevamento in futuro avrà bisogno di maggiori conoscenze, di tecniche e di sistemi per monitorare tutti questi elementi. La formazione dell’allevatore deve essere sempre di più un nostro punto di forza perché l’allevatore cerca certezze e non alchimie.
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