Quando si parla di analisi del latte si pensa subito ai contenuti di grasso, proteina e cellule somatiche. Sono questi i dati più utilizzati dagli allevatori iscritti ai controlli funzionali per monitorare le performances produttive e funzionali delle singole bovine. Ma le informazioni che un’analisi del latte effettuata in laboratorio oggi può dare sono molte di più. Lattosio, urea, acetone e beta idrossibutirrato (BHB) sono alcuni esempi delle informazioni che oggi è possibile ricavare dall’analisi di un campione di latte, ma il mondo della ricerca sta lavorando attivamente per estrapolare dalla lettura dello spettro ad infrarosso molte più informazioni che possono essere estremamente utili come indicatori del benessere delle bovine allevate e come efficaci strumenti di selezione per nuovi caratteri.

I dati oggi utilizzati

Grasso, proteina e cellule somatiche: questi tre parametri sono oggi utilizzati nelle principali razze da latte per la stima di indici genetici e genomici che aiutino nell’identificazione di tori e vacche portatrici di geni superiori per la qualità del latte e per la resistenza alla mastite.

Nei Paesi Bassi sono calcolati indici genetici anche per il lattosio e l’urea. L’indice per il lattosio viene utilizzato per la stima del valore economico di un litro di latte insieme a grasso e proteina perché gli schemi di pagamento prevedono premi superiori per il contenuto di tutti e tre i componenti. L’indice per l’urea viene invece utilizzato come indicatore indiretto della produzione di nitrati quindi come strumento per assistere gli allevatori nella selezione di mandrie meno “inquinanti”.

Da tre anni inoltre, prima nei Paesi Bassi (2014) poi l’anno scorso anche in Francia ed in Canada, i dati dei livelli di BHB e acetone ricavati dalle analisi del latte vengono utilizzati nel calcolo dell’indice per la resistenza alla chetosi insieme al rapporto grasso/proteina e ai dati di diagnosi e trattamenti ove disponibili.

Gli indici del futuro

La messa a punto di equazioni per la stima di nuovi elementi a partire dagli spettri delle analisi all’infrarosso del latte varia da parametri di caseificabilità del latte a quelli di efficienza energetica e di monitoraggio di fertilità, gravidanze e aborti. Sono già disponibili, come risultato di un progetto di collaborazione fra laboratori e organizzazioni dei controlli funzionali chiamato OPTIMIR, le equazioni di stima dei  contenuti di Calcio, Fosforo, Sodio, Potassio e Magnesio e dei singoli acidi grassi. L’Università di Padova lavora da qualche anno alla messa a punto di curve di calibrazione per caratterizzare la caseificabilità del latte sui campioni dei controlli funzionali stimando a livello di singola bovina i tre parametri del tracciato lattodinamografico: tempo di coagulazione, tempo di rassodamento e consistenza del coagulo. Si lavora per per stimare, a partire dal campione giornaliero, la produzione di metano di una bovina, con le conseguenti potenziali applicazioni per misurare sia l’impatto ambientale di una mandria che per sviluppare indici di selezione che consentano di individuare i tori le cui figlie sono più efficienti e meno inquinanti.

Il valore del dato individuale

Il valore del dato individuale è importante non solo per la selezione ma anche per la gestione di una azienda. E’ importante avere a disposizione degli strumenti che consentano di individuare i soggetti con livelli di cellule preoccupanti anche per il monitoraggio ed il miglioramento della qualità del latte dell’azienda. A volte livelli molto elevati sono legati a singoli animali che apparentemente sembrano non avere problemi. I livelli individuali di BHB nel latte, anche se inferiori a quelli contenuti nel sangue, sono indicatori utili del rischio chetosi nella mandria ma anche sui singoli soggetti, soprattutto nei casi sub clinici.

I contenuti di minerali ed altri metaboliti possono essere di aiuto nella soluzione di problemi legati all’alimentazione o nell’individuazione di fonti di stress metabolico.

Considerazioni conclusive

Per le aziende iscritte l’invito è quello di valutare, insieme ai tecnici che seguono l’azienda, le diverse possibilità offerte dalle analisi del latte del proprio laboratorio di riferimento per monitorare l’efficacia della gestione ed individuare potenziali aree di miglioramento. Sono a basso costo e possono essere facilmente aggiunte (anche solo per brevi periodi) alle analisi fatte di routine per il controllo.

Per le aziende non iscritte l’indicazione è quella di valutare l’opportunità, di tanto in tanto, di effettuare analisi individuali sulle singole bovine: per le ragioni sopra descritte ma anche per individuare eventuali soggetti da riformare o da valorizzare nelle scelte riproduttive.

In Tabella 1, un quadro riassuntivo di alcune delle analisi che oggi possono essere fatte sul latte (previa verifica presso il proprio laboratorio)