Valutare l’atteggiamento degli allevatori verso i tori genomici è piuttosto complesso. L’andamento del mercato del seme dei tori in tutto il mondo, e anche in Italia, mostra un graduale spostamento dal toro provato al toro genomico, anche se ancora molti preferiscono andare sul sicuro scegliendo solo tori provati con figlie e un’attendibilità molto elevata.

Meglio un toro provato o uno genomico dunque?

Premesso che i tori da utilizzare nella propria azienda dovrebbero essere scelti in base ad un obiettivo di selezione aziendale, combinando cioè i diversi indici genetici secondo le proprie priorità di miglioramento, facendo oggi una classifica in base a qualsiasi indice i tori genomici sarebbero ai vertici.

Questo succede perchè gli strumenti che la genomica mette a disposizione dei centri di FA consentono di scegliere con maggiore accuratezza padri e madri che davvero trasmettano valori genetici superiori per i caratteri di interesse. Inoltre, nella fase successiva i test genomici effettuati sui numerosi figli nati dall’accoppiamento di questi padri e madri, anche sfruttando le più moderne tecnologie riproduttive (Embryo Transfer, Fertilizzazione In Vitro e Ovum Pick Up), è possibile scegliere con una accuratezza piuttosto elevata quelli che hanno effettivamente ereditato i geni identificati come superiori dai genitori. Tutto questo fa sì che il livello genetico dei tori selezionati sia molto più elevato di quello dei genitori rispetto al passato. Guardando alla classifica italiana, i migliori 10 tori genomici per PFT sono 1250 punti più alti dei migliori 10 tori provati italiani ordinati per lo stesso criterio.

Se si fanno confronti sul reddito atteso in carriera delle figlie, i migliori 10 tori genomici danno un valore di +539 euro in più rispetto ai 10 migliori tori italiani provati per Indice economico salute (IES). Le figlie dei migliori 10 genomici per IES hanno un reddito medio in carriera atteso, infatti, di +1415 euro mentre i migliori 10 provati per lo stesso indice arrivano a 876 euro.

Il confronto sembra decisamente impari. Fra i tori genomici, molto numerosi e diversi, c’è più possibilità di scelta: di linee genetiche, di prezzo, di livello genetico.

La differenza sostanziale fra le due tipologie di tori è l’accuratezza: è in media del 94% per i tori provati e del 74% per i genomici. L’utilizzo di un toro genomico, quindi, comporta un rischio maggiore rispetto all’uso di un toro provato. Utilizzando un gruppo di 5 tori genomici, l’attendibilità media del valore medio del gruppo arriva al 95% e quindi utilizzando buone strategie di scelta si può riportare il rischio sul risultato genetico atteso vicino a quello legato all’uso di un toro provato.

Per valutare meglio il rischio associato agli indici dei tori genomici, la Tabella 1 riporta l’attendibilità media dei tori genomici ed il numero di figlie a cui equivale, e l’entità della variazione attesa più probabile in funzione dell’arrivo delle informazioni sulle figlie. Se la variazione più probabile attesa sullo IES di un toro genomico è di circa 100 euro, per fare in modo che l’investimento sui tori genomici sia superiore al rischio associato alla ridotta attendibilità si deve avere una differenza fra il toro genomico e provato superiore a questo valore.

Tabella 1 – Il numero di figlie a cui equivale il livello di accuratezza dell’indice genomico di un toro per i principali caratteri.