Il periodo di transizione è il lasso di tempo che va da tre settimane prima a tre settimane dopo il parto. È unanimemente accettato che questi 40 giorni abbiano un ruolo centrale nel bilancio sanitario, produttivo e riproduttivo della bovina da latte, dal momento che almeno tre patologie su quattro si manifestano, o affondano le radici, in questo periodo. Nel periparto tutte le bovine da latte ad alta produzione sperimentano, più o meno pesantemente:

  • Un periodo di insulinoresistenza.
  • Una ridotta ingestione di alimenti con conseguente equilibrio energetico negativo (BEN), perdita di peso, lipolisi e aumento della concentrazione ematica degli acidi grassi non esterificati (NEFA), talvolta perdita di proteine strutturali (dai muscoli).
  • Modificazione della microfauna ruminale per passaggio dalla razione d’asciutta a quella di lattazione.
  • Contaminazione batterica dell’utero.
  • Imponenti modificazioni dell’assetto ormonale (progesterone, estrogeni, cortisolo). (Le Blanc S., 2010)

I principali problemi del periparto sono riconducibili a modificazioni patologiche del:

  • Metabolismo energetico: steatosi epatica, chetosi, acidosi ruminale acuta e subacuta.
  • Metabolismo minerale: ipocalcemia clinica e subclinica, edema mammario patologico.
  • Sistema immunitario: ritenzione di placenta, metrite, mastite, zoppia.

È chiaro che la distinzione precedente è puramente “didattica”. La realtà empirica ci dimostra costantemente che esiste un filo conduttore tra le varie malattie del periparto che le rende intimamente interconnesse dal punto di vista patogenetico.

Come veterinario capisco che la naturale inclinazione della professione è l’approccio clinico-terapeutico, tuttavia non posso ignorare il fatto che per consentire un reddito adeguato agli allevatori e venire incontro alle esigenze dei consumatori la nostra attenzione debba concentrarsi sull’aspetto preventivo in modo da ridurre al minimo le necessità terapeutiche.

Per organizzare una strategia di prevenzione e controllo efficace è necessario conoscere e misurare. Il monitoraggio è quindi fondamentale e va applicato a livello di mandria e individuale:

  1. Mandria: per monitorare il successo o meno delle strategie manageriali e per una precoce individuazione dei problemi sanitari.
  2. Individuale: per identificare le bovine a rischio in modo da prevenire o mitigare gli effetti della malattia.

Analizziamo adesso i vari punti di un sistema di monitoraggio piuttosto agevole da mettere in pratica:

  • Registrazione di tutti gli eventi di malattia. È il primo passo per un sistema di monitoraggio efficace in quanto ci permette di verificare che l’incidenza degli eventi morbosi sia nei limiti. Talvolta qualcosa che ci sembra drammatico si ridimensiona parecchio (e viceversa!) se analizzato correttamente. Vanno registrati tutti gli eventi morbosi e non solo quelli seguiti da terapia.
  • Misurazione giornaliera dell’ingestione nel gruppo di preparazione al parto e post-partum. La quantità di alimento consumato è correlata positivamente con il benessere sanitario della bovina, ad es. è stato dimostrato che le bovine con una metrite grave nel post parto mangiano dai 2 kg/die ai 6 kg/die in meno di alimento durante la preparazione al parto. L’ingestione corretta in questi periodi dipende da vari fattori (razza, taglia degli animali, stagione ecc.) quindi è necessario che sia verificata di concerto tra alimentarista, veterinario e allevatore.
  • Produzione di latte post-partum. È un dato semplice da ottenere e di straordinaria importanza; la crescita della montata lattea deve essere rapida, costante e continua. La maggior parte delle malattie comporta una modifica della normale curva di produzione del latte.
  • Body Condition Score (BCS). Semplice e rapido da valutare ci offre preziose informazioni sulla gestione, non solo alimentare, della bovina. Un BCS troppo alto (≥ 4) o troppo basso (≤ 2,50) nel periparto, o una variazione significativa dalla messa in asciutta al parto, sono un chiaro segnale di rischio metabolico.

La registrazione costante e disciplinata di questi quattro punti offre già la possibilità di prendere decisioni consapevoli ma non è sufficiente per ottimizzare una strategia preventiva più ampia e va quindi integrata.

Di seguito illustrerò alcuni sistemi pratici di monitoraggio volti a verificare le strategie preventive inerenti il metabolismo energetico lipidico, quello minerale ed il sistema immunitario.

Misurazione della concentrazione ematica dei NEFA e del BHB

La bovina da latte presenta nel periparto un equilibrio energetico negativo (BEN) che esita in un dimagrimento più o meno accentuato caratterizzato da una significativa lipolisi. La misurazione dei NEFA e del BHB ci fornisce preziose informazioni sul “successo” dell’adattamento al BEN. In particolare, la concentrazione dei NEFA riflette l’entità della lipolisi mentre il BHB la capacità di ossidazione dei grassi nel fegato. Il periodo migliore per indagare la concentrazione ematica dei NEFA va dai 10 ai 4 giorni prima della data presunta del parto. Indipendentemente dalle dimensioni della mandria, per ottenere un’informazione statisticamente rappresentativa, si considera sufficiente campionare 10-12 soggetti, o comunque mai meno di 5. Si considerano a rischio valori di NEFA > 0,3 mmoli/litro. I NEFA possono essere indagati anche dopo il parto (puerperio). In questo periodo si considera a rischio un valore superiore a 0,6 mmoli/litro.

Le prime due settimane post-partum sono il periodo migliore per misurare il BHB e monitorare l’incidenza della chetosi subclinica e clinica. Si possono analizzare sangue, urina e latte, e l’esistenza di test rapidi rende l’esame semplice ed economico. Si considera chetosi subclinica un valore di BHB compreso tra 1,2 e 3 mmoli/litro, chetosi clinica se è invece maggiore di 3 mmoli/litro.

Monitoraggio del metabolismo minerale

L’ipocalcemia subclinica è una condizione patologica spesso subdola ma frequentissima negli allevamenti di bovine da latte ad alta produzione, anche in assenza di collassi puerperali. Il bilanciamento ionico della razione in preparazione al parto è uno strumento preventivo efficace a patto che riesca realmente a svolgere una funzione acidogena; la misurazione del pH urinario è un metodo di verifica semplice e affidabile. Normalmente il pH urinario delle bovine è basico (circa 8) e il bilanciamento ionico della razione risulta efficace se il pH dell’urina si porta tra 6 e 6,9. È importante sottolineare che il calo del pH si verifica dopo circa 48 ore dal cambio di razione. A completamento di ciò è utile indagare la concentrazione ematica dei macroelementi essenziali (calcio, fosforo, magnesio, sodio, potassio, cloro) attraverso un profilo biochimico clinico. La misurazione della concentrazione ematica di tali elementi è preferibile al dosaggio sugli alimenti a causa della estrema variabilità di quest’ultimi (soprattutto fieni).

Monitoraggio giornaliero della temperatura rettale

La prima risposta ad un processo infettivo importante è l’aumento della temperatura corporea. Dal punto di vista manageriale possiamo sfruttare quest’evento a nostro favore in modo da individuare tempestivamente  una metrite clinica o qualsiasi altro evento patologico che comporti una ipertermia. La misurazione giornaliera della temperatura rettale per i primi 7-10 giorni post partum non permette di fare diagnosi di malattia ma è semplicemente un campanello d’allarme per selezionare le bovine da sottoporre a visita veterinaria ed eventualmente a trattamento antibiotico.

Il periodo di transizione è, senza dubbio, il cuore di un allevamento efficiente. Dà forza propulsiva a tutta la mandria preparando ed avviando ogni bovina ad una nuova lattazione. La sua importanza è strategica e la gestione pretende impegno e disciplina, per cui non può essere improvvisata né delegata a personale poco professionale.